Reggia di Caserta, «le uscite di sicurezza chiuse a chiave»

Reggia di Caserta, «le uscite di sicurezza chiuse a chiave»
di Mary Liguori
Venerdì 22 Dicembre 2017, 08:31 - Ultimo agg. 13:21
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La via di fuga c’è, ma non si vede. Le uscite di sicurezza, pure. Una non si apre. Un’altra è nascosta da una pesante tenda di velluto, in pendant con le sale del Settecento, e sbarrata con catena e lucchetto. Interdetta da un cancello di ferro chiuso a chiave.
La Reggia di Caserta è sorvegliata speciale dopo il crollo degli intonaci dal soffitto della Sale delle Dame di Compagnia della Regina, il sequestro della stanza teatro del disastro e di altri quattro locali, le due ispezioni dei vigili del fuoco e l’acquisizione di atti ordinata dalla Procura. I pm hanno messo sotto accusa proprio i percorsi di fuga. Gli accertamenti sono ancora in corso. I sigilli non sono stati rimossi.



A Palazzo, ieri, nonostante il freddo e l’atmosfera prefestiva, il via vai di visitatori era solito per gli standard di un giorno feriale. Scolaresche naso insù estasiate dalle volte suggestive della dimora dei Borboni. Custodi, annoiati e infreddoliti, a nugoli lungo il percorso degli Appartamenti storici, il cui fascino il tempo non fa che accrescere. Il sequestro di buona parte dell’ala settecentesca ha scosso anche loro. Ma non sembrano preoccupati, benché ammettano «un nostro collega solo per caso non si è fatto male quando è caduto il soffitto». Poi rifletto e uno di loro aggiunge che la via di fuga che costeggia le stanze è «proprio questa - indicando il corridoio tra gli Appartamenti - ma bisogna trovarla perché non ci sono le indicazioni». «Speriamo che non succeda nulla, in tal caso - aggiunge sorridente uno di loro - i turisti alla via di fuga ce li accompagniamo noi». Tanta buona volontà, ma è chiaro che potrebbe non bastare. Attraversare gli spazi enormi di sale che si succedono l’una dopo l’altra, per fuggire in caso di pericolo in direzione delle scale, potrebbe rivelarsi impresa assai ardua. I custodi fanno gli scongiuri, ma quando invano provano ad aprire l’uscita di sicurezza che si trova tra le stanze e il salone della mostra «Terrae Motus», anche loro iniziano a preoccuparsi. Il maniglione antipanico si abbassa a vuoto. L’uscita di sicurezza è chiusa a chiave. «Gli addetti dovrebbero aprirla la mattina e chiuderla la sera, ma non sempre accade», spiega un anziano custode. Ma è dalla sala in cui è allestito il presepe che si accede a una stanza dove ci si imbatte in una situazione ai limiti del credibile. Perché si fa davvero tanta fatica a credere che quella celata da una tenda e interdetta da un cancello sia veramente un’uscita di sicurezza. Una uscita di sicurezza che dovrebbe servire sia ai dipendenti «che lavorano negli uffici della Sovrintendenza al piano superiore e ai visitatori», spiegano i custodi. Il portellone da loro indicato come un’uscita di emergenza si trova dietro un cancello di ferro chiuso a chiave. E il maniglione è bloccato da catena e catenaccio. Sembra fuori uso e inutile. Forse lo è. Ma se non sono quelle le uscite di sicurezza vien da chiedersi quali siano. E in che modo i visitatori e i dipendenti, in caso di pericolo e con le migliaia di presenze che il Monumento attira ogni fine settimana, raggiungerebbero le scale di emergenza che, invece, sono regolarmente segnalate. Il problema sarebbe arrivarci, alle rampe d’uscita. Magari al buio e con la ressa. 
E la Reggia, impassibile, sta a guardare, tra lifting costati milioni di euro che certo non possono cancellare del tutto le tracce del tempo che passa. Anche per la casa del re. Dove, per esempio, la sala del presepe è solcata da profonde crepe che corrono dal pavimento fin su al soffitto. E qualche estintore non revisionato è usato quasi come fermaporta.  
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