Cile, a 50 anni dal golpe avanza la democrazia

Nel 1973 il golpe più celebre della storia del continente con il generale Augusto Pinochet

Cile, a 50 anni dal golpe avanza la democrazia
Cile, a 50 anni dal golpe avanza la democrazia
di Carmine Pinto
Lunedì 11 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:40
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Il Cile è un paese forte. A differenza di altri stati del mondo latino, ha saputo superare prove difficili e spesso drammatiche. Come la grande crisi del 1973. L'11 settembre di quell'anno si svolse il golpe più celebre della storia del continente. Il generale Augusto Pinochet, insieme a una giunta composta dai vertici militari, ordinò l'assalto del palazzo presidenziale. Al governo del Cile c'era un leader socialista, Salvador Allende, eletto con una coalizione di sinistra. Dopo poche ore, la Moneda, era il nome dell'edificio, fu presa dagli insorti. Il presidente, almeno secondo le ricostruzioni più recenti e l'autopsia eseguita nel 2011, si suicidò prima dell'arrivo dei militari ribelli.

Su questa vicenda analisi e dibattiti si sono susseguiti intensamente. Consentono uno sguardo di prospettiva su questo straordinario paese. Il golpe si svolse in una fase della Guerra fredda in cui l'Urss sembrava inarrestabile. Di converso, per gli Usa, erano gli anni più difficili, dopo il Vietnam. Le società occidentali erano sottoposte a un processo di rinnovamento sociale e di politicizzazione della società di dimensione mai viste.

La questione cilena diventò paradigmatica del confronto sul sistema bipolare o, come avvenne in Italia, della giustificazione o ricerca di nuovi equilibri politici.

Anche in Cile il golpe si era collocato in un processo di crescente radicalizzazione politica e sociale. Era un paese letteralmente inventato durante le guerre di indipendenza dall'impero ispanico, all'inizio dell'Ottocento. Largamente spopolato, aveva raggiunto una certa dimensione demografica solo con una massiccia emigrazione europea. Nel XIX e nel XX secolo si era consolidato un sistema istituzionale relativamente stabile, con una alternanza quasi permanente tra liberali e conservatori. Il paese aveva assunto anche dei caratteri di solidità economica, preminenza militare regionale. Soprattutto, mostrava una solidità delle istituzioni liberali rara nel continente.

Nel Novecento, pur vincolato ai meccanismi e alle dinamiche proprie delle diverse fasi politiche, il Cile aveva conservato queste caratteristiche e superò rapidamente anche tensioni e un governo militare, confermando ancora una volta la sua forza democratica. Fu a partire dagli anni Cinquanta e soprattutto nel decennio successivo che la radicalizzazione del conflitto politico e sociale fecero del paese un terreno di sperimentazione delle idee e delle tensioni dell'epoca della Guerra fredda. Un presidente democristiano, Eduardo Frei Montalva, fu protagonista di una fase di intenso interventismo sociale, ma perse con Allende, che conquistò il potere nel 1970. 

Gli anni successivi intrecciarono proprio le paure di una nuova storia dell'America latina, accelerate dalla fondazione del regime di Fidel Castro a Cuba, con la polarizzazione tra forze estreme e nemiche. Si fondarono guerriglie e si mobilitarono militari. Le vicende successive sono note. A fine agosto, dopo mesi di scontro politico, il parlamento a maggioranza delegittimò il presidente e chiese un intervento. Anche gli Usa erano fortemente ostili al governo socialista.

Nei giorni successivi Allende formò un nuovo governo e si mobilitarono i suoi avversari. Pinochet, appena giunto al comando dell'esercito, gestì operativamente il golpe. Conquistato il potere, iniziò la spietata repressione di avversari e militati politici. Un'azione brutale entrata anche nell'immaginario europeo, soprattutto grazie a celebri artisti e scrittori. La sua dittatura, segnata da fasi diverse sia nella gestione della violenza che nell'organizzazione dello Stato, durò sostanzialmente fino al 1988. Fu in quest'anno che emerse definitivamente la vera forza del Cile e della sua anima. 

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Dopo mobilitazioni e trattative, Pinochet dovette sottoporsi ad un plebiscito che vincolava l'eventuale prosecuzione del suo regime. Lo perse. Questo portò alle elezioni libere del 14 dicembre 1989, seguite dall'uscita di scena del generale pochi mesi dopo. Fu la grande prova di forza del Cile, forse uno dei pochi paesi a gestire una transizione e liberarsi di un regime autoritario con un passaggio efficace. Da quel momento ha registrato ben otto cambi presidenziali, con diverse coalizioni, nel pieno rispetto delle regole. Per non parlare dei dati macroeconomici, che ne fanno il paese con il reddito pro capite più alto del continente latino, numeri confermati in ogni settore, dall'industrializzazione alla formazione scolastica.

Anche l'attuale presidente Gabriel Boric, quando ha cercato di cambiare la costituzione, giusto un anno fa, ha dovuto rispettare il voto contrario di oltre il 60 per cento dei cileni. Insomma, cinquant'anni dopo, ricordando i giorni e le tragedie del golpe, si può registrare una prospettiva opposta, quella del successo delle istituzioni liberali. Sono queste, frutto di una profonda storia del paese, che fanno del Cile una delle maggiori democrazie del continente, lasciando definitivamente l'11 settembre 1973 nel passato lontano e distante. 

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