Paul Lynch, se «Il canto del profeta» prevede una dittatura

Libro straziante e catartico, vincitore del Booker Prize nel 2023

Paul Lynch
Paul Lynch
di Santa Di Salvo
Venerdì 22 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 23 Marzo, 10:05
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Se la democrazia è in declino e le nuove generazioni sembrano alquanto restie a battersi per mantenerla, bene, forse è il momento di dedicare a questa forma declinante di governo del popolo una serata celebrativa, una elegia, una canzone. Massì, magari anche un libro. Diamogli un titolo che giustamente appartiene a un'epoca passata, Il canto del profeta, per chi ricorda i Queen che nel lontano '75 così avvertivano la gente del mondo («ascoltate il profeta, attenti alla tempesta che si accumula qui, ascoltatelo questo canto, perché presto cadrà il freddo della notte»). Forse bisogna avere il coraggio di essere anacronistici per ritrovare un briciolo di obiettività. Lo ha pensato così il suo romanzo Paul Lynch, tra i migliori scrittori irlandesi della sua generazione. Il canto del profeta, libro straziante e catartico, vincitore del Booker Prize nel 2023, tradotto da Riccardo Duranti per le edizioni 66Thand2nd (pagine 276, euro 18).

Lo consigliamo a chi si perde in inutili sofismi, ipotizzando distopie prossime venture senza capire che ci siamo già.

Che la «terza guerra mondiale a pezzi» di cui parla papa Francesco sta anche nella testa della gente che non sa lottare più per i valori che ingenuamente pensiamo universali. Mentre il mondo ogni giorno ci sfugge di mano, continuiamo a dare per scontati diritti che forse domani non avremo più. La libertà di azione, di pensiero, di movimento. Siamo sicuri che continueremo a goderne per sempre?

La trama

Parte dalla storia di una famiglia qualunque il racconto di Lynch. Un racconto serrato, avvolgente, che fa a meno dei capitoli per meglio stringere il lettore nei lacci di una narrazione intensa e claustrofobica. Siamo a Dublino, oggi, in una serata umida in cui Eilish Stack, esperta di biotecnologia molecolare, aspetta il ritorno a casa del marito Larry, professore e vicesegretario del sindacato insegnanti. Quattro figli, il neonato in braccio, una villetta, una vita felice da classe media occidentale, e all'improvviso colpi insistenti alla porta. È la polizia speciale istituita dal governo di destra National Alliance, che ha approvato nuove leggi che le attribuiscono poteri di emergenza. Cercano Larry, considerato un mezzo sovversivo, perciò gli chiedono di recarsi in ufficio per rendere conto delle sue azioni. Niente di preoccupante, la coppia vuole credere a un banale controllo, diamine, siamo pure sempre ancora uno stato di diritto. Come tutti noi, non è preparata al peggio. Invece Larry scompare, inghiottito nel nulla. E il caos che ne deriva assomiglia anche troppo alle cronache dei nostri giorni, che ci raccontano della crisi delle democrazie occidentali come fossero cose lontane, e di governi autoritari che ci ritroviamo nostri compagni di banco nel consesso europeo.

L'Irlanda è una allegoria, un modello plausibile ma abbastanza casuale nel racconto di Lynch. Il vero obiettivo dello scrittore è la nuova indulgenza verso forme striscianti di fascismo che sembra permeare il lassismo di alcuni governi e i comportamenti delle nuove generazioni senza storia e senza memoria.

Quando meno te lo aspetti, dice Lynch, la fine del mondo bussa anche alla porta di casa tua. Eilish perde il lavoro, arriva il coprifuoco e la censura, i supermercati si svuotano, l'esercito si schiera nelle strade e spara, il Paese scivola nell'autocrazia e precipita nella guerra civile. Agli irlandesi ribelli non resta che scappare come profughi. È una storia che avete già sentito al tg prima di cena? Già troppe volte, con una cadenza implacabile che ci sfinisce e spesso ci spinge di cambiare canale. Le precarie barriere dell'autodifesa servono a proteggerci dalla disgregazione che ci circonda. Ma con il libro di Lynch sarà difficile farlo, perché questo incubo distopico, magnificamente raccontato, ci coinvolge e ci lascia letteralmente senza fiato. Lasciandoci per fortuna uno spiraglio per riprendere a respirare. Dobbiamo ritrovare energia sufficiente per riuscire a plasmare la realtà. Come dice Eilish alla fine di un lungo cammino, stringendosi attorno a quel che resta della sua famiglia: in mare, dobbiamo andare in mare, il mare è la vita. 

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