L'Emeroteca-Biblioteca Tucci a rischio chiusura, Ciarambino: «La Regione si attivi per non perdere un patrimonio inestimabile»

L'appello del presidente Maffei: legge regionale non rifinanziata, Scabec morosa e Ordine giornalisti inadempiente

L'Emeroteca-Biblioteca Tucci a rischio chiusura
L'Emeroteca-Biblioteca Tucci a rischio chiusura
di Donatella Trotta
Giovedì 19 Ottobre 2023, 09:05
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È il tempio laico della memoria storica dei giornalisti, e non solo: per le sue collezioni di testate quotidiane e periodiche di diversi secoli (undicimila giornali italiani e stranieri dal 1648, tremila dei quali mancanti alle altre Biblioteche della Campania) custodite spesso in esclusiva. Ma l’Emeroteca-Biblioteca Tucci, fondata nel 1907 e dal 1936 accolta nel monumentale Palazzo delle Poste centrali di Napoli, in piazza Matteotti, rischia ora la chiusura: un pericolo da scongiurare, per una struttura culturale che il mondo ci invidia, meta ambìta di ricercatori e studiosi di quattro continenti che qui, nel cuore storico della città, trovano le fonti per le loro pubblicazioni grazie a un patrimonio bibliografico e documentario accumulato in oltre un secolo di vita e non a caso dichiarato dal Ministero per i Beni culturali, dal 24 giugno 1999, «di notevole interesse storico»: accanto a riviste e periodici contenuti, infatti, in  non posseduto da altre biblioteche italiane300mila volumi e 50mila libri (a partire dall’incunabolo del 1479 «De divinis institutionibus adversis gentes» di Firmiano Lactanzio) e ancora cinquecentine, secentine, bolle, decreti,  documenti rari, centinaia di lettere inedite di artisti, scrittori, drammaturghi, manoscritti, xilografie, stampe, illustrazioni e disegni, cartografie antiche, foto di guerra e cartoline oltre a una raccolta unica in Italia di manifesti e libri sul Futurismo e tanto, tanto altro.

Un paradosso: mentre con la consueta assistenza di pochi generosi e competenti operatori rimasti come sentinelle a proteggere la struttura (il presidente Salvatore Maffei e i suoi assistenti Stefania De Bonis e Umberto Mazza), la prestigiosa sede dell’Emeroteca è stata ancora una volta, proprio oggi, accogliente set cinematografico per un film su Matilde Serao, il cui busto troneggia tra bacheche in palissandro, scaffalature in legno massello e una cospicua pinacoteca con diverse importanti opere d’arte, il grido d’allarme echeggia ora inquietando la minoranza eticamente determinata del mondo della cultura che crede nel valore civile di una memoria attiva coltivata proprio in spazi come questo: perennemente e ciclicamente in affanno, peraltro, proprio per la complessa gestione che un simile patrimonio comporta.  

Più di una volta, negli anni, gli appelli di docenti, scrittori ed editori hanno sensibilizzato l’opinione pubblica e qualche illuminato amministratore, consentendo alla storica istituzione di continuare a svolgere il proprio lavoro di servizio culturale per la comunità scientifica italiana e straniera: dal 1996 al 2001, ad esempio, una legge regionale garantì un finanziamento annuale che permise l’incremento del patrimonio, l’assunzione di personale, il varo di un’attività culturale con ricerche, mostre documentarie, pubblicazioni di cataloghi, libri, brochure delle mostre allestite in Italia, Francia e Germania nello stand della Regione Campania.

Ma ora, l’Emeroteca-Biblioteca Tucci − che ad agosto ha compiuto centosedici anni di vita, dei quali i primi sedici trascorsi negli edifici postali di via Monteoliveto, in quel Palazzo Gravina che vide proprio una giovanissima Matilde Serao come telegrafista a inizio carriera, e altri ottantasette nel monumentale palazzo del Vaccaro in piazza Matteotti − è allo stremo delle forze.

Lo spiega, con malcelato dolore, il presidente Maffei: «Dal 2002, la legge regionale immotivatamente non fu più finanziata, ma è rimasta vigente, tanto che nel 2016 fu rifinanziata, ma soltanto per una volta. La “Tucci” sopravvisse con le quote di Socio Sostenitore della Fondazione Banco di Napoli e della Camera di Commercio e con i contributi del Ministero della cultura e del Comune di Napoli, cui dal 2008 si aggiunse una convenzione con l’Ordine dei Giornalisti della Campania». E adesso? Che cosa è successo per paventare il pericolo chiusura, dopo il già problematico assottigliamento per turn over mai rimpiazzato dei pochi dipendenti ex postali? «Proprio con il Commissariamento dell’Ordine è cominciata la profonda crisi – aggiunge Maffei − perché il Commissario, confondendo “convenzione”, che ha valore di contratto, con “liberalità” (che in linguaggio giuridico significa donazione, regalia,  mancia), ha abrogato il versamento annuale. E ancora non bastasse, è arrivata pure la morosità della Scabec spa, società in house della Regione Campania che aveva contrattualmente condiviso la partecipazione della “Tucci” alla Fiera del Libro del 2021 con una  mostra-convegno con pubblicazione di un volume di oltre duecento pagine illustrato in quadricomia». Non solo: il Ministero della Cultura (Mic), per un cambio di procedura online, non ha ricevuto la richiesta annuale di contributo  previsto dall’art.8 della legge 534 del 1996. E Napoli rischia di perdere un patrimonio prezioso quanto incommensurabile. 

Ma perché perderlo? «Perché per Statuto (articolo 20) è previsto, in caso di scioglimento del sodalizio, la donazione del patrimonio bibliografico della “Tucci” ad “altra istituzione culturale avente carattere nazionale e pubblico”», spiega ancora desolato Maffei. Uno scacco: dopo la Biblioteca Galasso, e altri precedenti illustri, un’altra istituzione culturale si trasferirebbe altrove, per sempre, depauperando la città. Un vulnus da scongiurare, con una auspicabile mobilitazione che tuteli il diritto della “Tucci” a continuare la sua encomiabile opera di custodia della memoria e incubatore di ricerche. Basti solo pensare all’ultimo grande evento ospitato, dal 28 giugno scorso, nelle sale dell’Emeroteca-Biblioteca: la mostra-convegno con catalogo, dal titolo «Le verità ignorate su Matilde Serao», che ha esposto ben 201 giornali e riviste contenenti articoli, saggi e racconti di Matilde Serao, acquisiti a distanza di sette anni dalla prima mostra di settanta testate rare o in esclusiva, esposte in occasione della prima presentazione del volume collettaneo edito dal Cnr «Visibili, invisibili. Matilde Serao e le donne dell’Italia post-unitaria»). 

 

Intanto, continuano a giungere richieste su richieste di notizie da laureandi e dottorandi italiani su questa ennesima scoperta rivoluzionaria, legata alla madre cofondatrice del «Mattino»: giornalista, scrittrice, poligrafa infraseculare e donna di primati nella Napoli della Belle Époque dove la vivacità delle oltre mille testate pubblicate in città tra il 1860 e il 1899 andava di pari passo con la volontà in/formativa di cronisti multitasking (poeti, drammaturghi, scrittori, avvocati….) capaci di attrarre il loro pubblico di lettori (solo 120mila alfabetizzati, a fronte di mezzo milione di abitanti) con passione contagiosa. Richieste che rischiano seriamente di restare deluse, se non si scongiura il pericolo chiusura e trasferimento del patrimonio della “Tucci”. Un’emergenza, tra tante emergenze, a cui prestare ascolto e attenzione.

Appena diffusa la notizia, già arriva in serata una prima reazione dal mondo politico: e Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e componente del Gruppo Misto, interviene a favore della “Tucci”: «La Regione si attivi – afferma − per difendere l’Emeroteca Tucci, patrimonio storico, culturale e bibliografico di immenso valore, da salvare». Speriamo bene.

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