Benino e comunque meglio delle attese l’economia, segnali contrastanti ma con qualche spunto positivo dal mercato del lavoro. I dati diffusi ieri dall’Istat fotografano una fase recente ma un po’ diversa da quella attuale: a marzo-aprile la pressione dell’epidemia era più forte e le attività economiche erano condizionate da vincoli più stringenti in tema di chiusure. I numeri più recenti sono quelli dell’occupazione che si riferiscono al mese di aprile: è proseguito il graduale incremento del numero degli occupati, cresciuti di 20 mila unità rispetto al mese di marzo. Un andamento che però risulta molto diversificato tra uomini e donne (per i primi c’è un calo di 35 mila, per le seconde un aumento di 55 mila) e caratterizzato sostanzialmente da un forte recupero dei contratti a termine ai danni di quelli a tempo indeterminato. Per i lavoratori autonomi prosegue invece la tendenza negativa, con un’ulteriore perdita di 30 mila unità. Contemporaneamente è aumentato il numero dei disoccupati, in corrispondenza di un calo di quello degli inattivi, ovvero sostanzialmente le persone che non cercano lavoro. Tutti fattori che sembrano descrivere una transizione ancora molto faticosa dopo l’emorragia di posti indotta dal Covid. Rimane comunque difficile la situazione dei giovani, insieme alle donne tradizionale punto di debolezza del mercato del lavoro italiano.
Se si guarda al livello di aprile rispetto a quello di tre mesi prima, l’incremento complessivo è di circa 120 mila unità.
E tuttavia, l’economia italiana è in movimento già dai primi mesi dell’anno. Ieri l’istituto di statistica ha sensibilmente rivisto il dato preliminare relativo al prodotto interno lordo del periodo gennaio-marzo. La stima provvisoria rilasciata a fine aprile parlava di una contrazione dello 0,4 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,4 rispetto ad un anno prima. Ora invece i dati consolidati indicano addirittura una lieve crescita congiunturale (+0,1%) e una caduta tendenziale più contenuta (-0,8%). Mentre i consumi fanno segnare ancora una tendenza negativa, la spinta arriva dagli investimenti fissi lordi cresciuti del 3,7 per cento. Il dinamismo delle imprese sul fronte degli investimenti era stato segnalato lunedì anche dal governatore della Banca d’Italia Visco nelle sue Considerazioni finali. Quanto ai macrosettori, è ancora stagnante quello dei servizi mentre evidenziano una buona crescita sia l’agricoltura che l’industria. L’Istat segnala che la variazione acquisita per quest’anno è pari al 2,6 per cento. Vuol dire che questo sarebbe il risultato finale se nei successivi tre trimestri l’incremento fosse pari a zero. Un’ipotesi chiaramente poco realistica visto che al contrario è attesa per il periodo tuttora in corso e per quelli successivi un’accelerazione dell’economia, spinta dal graduale rientro dei vincoli alle aperture delle attività e alla circolazione in generale. Per l’intero 2021 l’aumento medio del Pil dovrebbe essere superiore al 4 per cento: una valutazione condivisa dal governo e dalle principali organizzazioni italiane e internazionali, compresa la Banca d’Italia che fra una decina di giorni farà conoscere la propria stima puntuale.