Lucrezia Lante della Rovere: «Sono single da sette anni. Non riesco più a immaginare una presenza maschile in casa mia»

Il racconto dell'attrice, ora al cinema con "Flaminia" e tra pochi giorni con "Ennio Doris - C'è anche domani"

Lucrezia Lante della Rovere: «Sono single da sette anni. Non riesco più a immaginare una presenza maschile in casa mia»
Lucrezia Lante della Rovere: «Sono single da sette anni. Non riesco più a immaginare una presenza maschile in casa mia»
di Luca Uccello
Giovedì 4 Aprile 2024, 12:11 - Ultimo agg. 12:57
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Due botte di fortuna. Le descrive così al settimanale Oggi Lucrezia Lante Della Rovere. Due film al cinema in uscita, uno dietro l'altro. Il primo è "Flaminia" diretto da Michela Giraud dove la figlia di Marina Ripa di Meana interpreta «una madre intollerante di Roma Nord, che pretende di decidere ogni dettaglio relativo alle esistenze delle figlie». Quasi la sua storia come ha raccontato anche nel suo libro "Apnea". E descrive la mia relazione con una donna narcisista, a volte insopportabile, e però tanto affascinante. I miei genitori si sono separati quando avevo un anno. Crescere con un padre, nobile decaduto depresso, e con una mamma egoriferita non è stata una passeggiata».

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Il racconto

Ma Lucrezia racconta, ancora al settimanale Oggi diretto da Carlo Verdelli che «non ho rancori né rimpianti.

La vita e il cognome che porto mi hanno dato parecchie occasioni. Alcune le ho sfruttate, altre no. In ogni caso sono una splendida cinquantasettenne. Ho due figlie gemelle bellissime, cinque nipoti che mi chiamano nonna Lu e mi fanno squagliare. Cosa posso desiderare di più?».

Non le serve nemmeno un uomo, «Su quel fronte ho già dato. Ho avuto amori lunghi e appassionati, non quelli eterni. Sono felicemente single da sette anni. Non riesco a immaginare una presenza maschile in casa mia. Secondo me, la coppia è sopravvalutata». In compenso ha mantenuto rapporti molto buoni con tutti i suoi ex: «Certo. Giovanni Malagò è il padre delle mie figlie. Un uomo solido, troppo solido. Luca Barbareschi è stato il mio pigmalione, gli devo molto. Ero una modella, mi ha trasformato in un’attrice di teatro. Mamma lo chiamava “Il ceffo”. Fra loro erano empatiche scintille quotidiane».

Nella sua vita non si è fatta mancare nulla, racconta con un po' di ironia, anche un lutto: «La storia con Emiliano Liuzzi era agli albori. Non so che cosa sarebbe potuta divenire. La sua morte mi ha tramortita, in principio. Mi ha salvata il lavoro». L’altra botta di fortuna esce il prossimo 11 aprile, Ennio Doris – C’è anche domani. «Interpreto la moglie di questo banchiere, che ricorda il grande Adriano Olivetti, per la visione sociale dell’impresa».

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