Liberato al Plebiscito, festa grande per il fantasma del palcoscenico

Trionfo in piazza per il cantante senza volto: da «Nove maggio» a «Tu t’è scurdato ‘e me» passando per «Cicerenella»

Il concerto di Liberato al Plebiscito
Il concerto di Liberato al Plebiscito
di Federico Vacalebre
Sabato 16 Settembre 2023, 23:01 - Ultimo agg. 18 Settembre, 10:18
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Plebiscito Liberato, anzi blindato. Perché il cantante misterioso non ha nessuna voglia di svelare la sua identità, anche se ormai i più propendono per l’ipotesi Gennaro Nocerino, e anche dietro il palco di piazza del Plebiscito la security è degna dei raduni dei potenti del mondo. I giovanissimi e promettentissimi Thru Collected ed il dj set retromodernista dei Napoli Segreta aprono la serata, due gocce di pioggia non scoraggiano i ragazzi, che sono arrivati dalla mattinata, per conquistare i primi posti del pit, l’ambita area sotto il palco. Ventiduemila e cinquecento presenti dichiarati, ogni canzone diventa un karaoke verace, i suoni rimbalzano sul palazzo reale, girano verso Santa Lucia e verso il San Carlo, conquistano le vie dei canti, mentre gli occhi sono serviti dal light show (firmato dal guru bresciano Martino Cerati) che taglia il buio della notte e lo colora e dai visual studiati con il duo del Quiet Ensemble. I maxischermi sono fondamentali in uno spettacolo in cui il protagonista c’è, ma non si vede, è un punto interrogativo misterioso, il volto celato da cappuccio e visiera.

Band (un trio di tastiere e percussioni) e ballerini riempiono lo spazio lasciato vuoto dal nostro fantasma del palcoscenico: allo stadio Diego Armando Maradona aveva recitato l’intera formazione del Napoli del terzo scudetto, stavolta il concerto è diventato un derby, il Napoli gioca a Marassi contro il Genoa, ci sarebbe una falsa partenza di campionato da rimediare. I tifosi - le magliette del D10s si sprecano - controllano il risultato mentre si godono il concerto, in un’altalena di emozioni, anche se in piazza non manca chi è venuto da altre regioni, magari tifa per altre squadre, ma non è proprio il momento di dichiararlo: chi non salta non azzurro è... Sempre e comunque, pure con un brutto pareggio.

 

È nell’assenza-presenza l’assoluta originalità di un concerto che declina in una volta sola tutte le sfaccettature del suono newpolitano: è urban, è neomelodico, è trap, è postmelodico, è nu-soul, è techno, è nufolk (potentissima «Cicerenella», così figlia della versione della Nccp, così lontana dalla versione della Nccp), è reggaton, è pop, è rap, è trap, è nu neapolitan power, è post-tammurriante. Il suffisso nuovista non serve a nascondere vuoti a perdere, ma a certificare il primato di questo ragazzo scognomato e senza volto, che si nasconde per farsi vedere meglio, di questa Elena Ferrante del canto libero (e liberato), di questo Banksy della contaminazione digitale. Se tutto è iniziato con Renato Carosone e proseguito con Pino Daniele, Liberato è, con Geolier, ‘o jammone dei giorni nostri, il caposcuola, il rinnovatore, il riformatore, l’incantautore, lo spacciatore di melodie e ritmi di tendenza.

Il repertorio è quello permesso dai due album finora incisi, arricchito dall’omaggio di «’O surdato nnammurato». «Guagliò» è il saluto inevitabile («Napule, simme turnate») : così ci salutava Pino Daniele quando entrava nella «sua» piazza.

Il karaoke e la danza si alternano sul basolato in questo sogno di una notte di fine estate: «Nunneover», «Oi Marì», «Gaiola portafortuna», «E te vengo a piglià», «Niente», «Anna», l’apoteosi di «Nove maggio» (con seconda voce: Calcutta), il brano con cui tutto cominciò, «Me staje appennenn’ amò», «Nun ce penzà», «We come from Napoli», «Partenope», quante volte le radici sono ribadite, quante volte sono piegate per mostrare le ali, per andare oltre lo scoglio avito. «Cirenella» la ballano tutti, come l’attesa «Tu t’è scurdato ‘e me». 

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Si chiude, o quasi, con «’O core nun tene padrone», che guarda al remix realizzato con 3D, che poi, a proposito di artisti misteriosi, per qualcuno potrebbe essere Banksy in persona.

Si chiude alle 23.30, ma si continua stasera e domani, e poi martedì mattina con uno show più intimo a Poggioreale, dedicato agli ultimi, nel giorno del patrono San Gennaro, che poi se Liberato fosse davvero Nocerino, sarebbe anche il suo onomastico. Una festa nella festa, un’appendice alla Piedigrotta liberata, l’ennesimo modo di mostrarsi e celarsi, di giocare a nascondino col mistero, di far parlare di sé negandosi: all’entrata del carcere, nessuno gli chiederà il documento di identità. Poi, passate le sue quattro giornate a Napoli, l’Uomo Mascherato tornerà a casa, qualcuno dice abbia scelto Barcellona come buen retiro. E si porrà un dubbio amletico: e dopo piazza del Plebiscito, l’anno prossimo dove me ne vado? Al Diego Armando Maradona?
 

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