Parigi oggi si è fermata per ricordare il quinto anniversario degli attentati del 13 novembre 2015 che causarono 130 morti tra lo Stade de France, i locali del centro di Parigi e il Bataclan: fra le vittime anche la 28enne veneziana Valeria Solesin.
«Fluctuat nec mergitur», È sbattuta dalle onde ma non affonda, ha scritto il premier Jean Castex, riprendendo in un tweet lo storico motto latino di Parigi, che in questi ultimi anni è stato spesse volte usato in risposta al terrore. Nel mare di tweet pubblicati da questa mattina in omaggio alle vittime, anche quello della sindaca, Anne Hidalgo. «13 novembre 2015-13 novembre 2020. Oggi, cinque anni dopo, Parigi ricorda».
In memoria di Valeria Solesin
La mémoire d’un événement qui a tué des innocents et changé nos vies. La folie du terrorisme islamiste nous attaque tous, hier et, hélas, encore aujourd’hui. Il faut jurer qu’elle ne gagnera pas. Il faut réagir, hier et, unis, encore plus aujourd’hui. #Bataclan pic.twitter.com/jeetvTBrx2
— Enrico Letta (@EnricoLetta) November 13, 2020
La prima cittadina ha inoltre annunciato che alle 20 di questa sera la Tour Eiffel si spegnerà per poi scintillare a tutte le ore in ricordo delle persone uccise.
Valeria Solesin
«Parigi, 13 novembre 2015 - 13 novembre 2020 Non dimentichiamo Valeria Solesin, vittima dell'odio cieco, folle e sanguinario del terrorismo islamico». Così il presidente del Veneto Luca Zaia su fb ricorda la studentessa veneziana morta cinque anni fa nell'attentato dei terroristi islamici al Bataclan di Parigi.
Ventottenne, volontaria di Emergency, era impegnata nel mondo del volontariato e aiutava i clochard. Si era laureata in Sociologia e faceva ricerca alla Sorbona sul ruolo della donna. Venezia, la sua città, le ha dedicato un ponte.
Colpito dalle pallottole dei terroristi anche Aristide Barraud, all'epoca 26 anni, parigino e giocatore del Mogliano Veneto che stava per entrare nella nazionale azzurra: con il proprio corpo, dopo le prime raffiche di mitra, salvò la vita alla sorella minore Alice. Barraud, dopo aver lottato a lungo fra la vita e la morte, si salvò ma fu poi costretto a lasciare il rugby. Un'esperienza durissima raccontata nel libro "Mais ne sombre pas", ovvero la versione in francese del motto di Parigi citato anche oggi dal premier Jean Castex.
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