Torre Annunziata: legalità e sfida ai clan, il procuratore Gratteri visita Palazzo Fienga

Lo storico edificio sarà abbattuto parzialmente

Palazzo Fienga
Palazzo Fienga
di Dario Sautto
Venerdì 5 Gennaio 2024, 22:53 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 11:15
4 Minuti di Lettura

Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri in visita a Palazzo Fienga. Anche il capo della Procura più grande d’Italia ha deciso di visitare, in via riservata, l’ex roccaforte strappata al clan Gionta e oggi confiscata. Un edificio che sarà oggetto di un profondo restyling, che prevede la demolizione di due terzi del corpo di fabbrica di inizio ‘900 che non vedrà più la realizzazione della cittadella della legalità prevista inizialmente dal progetto del ministero dell’Interno. Alla visita della «fabbrica di morte» sgomberata nel 2015 hanno partecipato anche il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, che firmò quel provvedimento quando era ancora alla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, il comandante provinciale del carabinieri Enrico Scandone e i vertici del Gruppo di Torre Annunziata. 

Gratteri ha voluto effettuare un sopralluogo all’interno dell’immobile che i commissari prefettizi di Torre Annunziata hanno annunciato sarà demolito, anche se solo in parte, come confermato dal prefetto di Napoli Michele di Bari nel corso della conferenza di fine anno in Prefettura.

Il 29 dicembre, infatti, la Prefettura ha convocato un vertice tra istituzioni per discutere del futuro di Palazzo Fienga ed è emersa la presenza del doppio vincolo della Soprintendenza di Napoli – quello paesaggistico e quello storico-artistico – per il nucleo originale dell’edificio che risale al 1700 e che sorge attorno ad una scala storica. 

Quella è l’area che, tra l’altro, viene considerata ad alto rischio crollo e aveva portato ad un altro provvedimento di sgombero, quello firmato dall’allora procuratore di Torre Annunziata Sandro Pennasilico. Dopo la visita a Palazzo Fienga, Gratteri e Filippelli si sono spostati al palazzo di giustizia oplontino, dove hanno incontrato il procuratore Nunzio Fragliasso. Una visita istituzionale che è servita a ribadire l’impegno di tutte le parti per il buon esito del piano per Palazzo Fienga. L’idea è che serva «un’azione di legalità forte e simbolica», qualcosa che cancelli definitivamente quello che è stato la roccaforte del clan creato a fine anni ‘70 da Valentino Gionta, dando allo stesso tempo alla cittadinanza un importante messaggio da parte dello Stato.

La città tra qualche mese tornerà alle urne, dopo lo scioglimento dell’ultima amministrazione comunale per presunte infiltrazioni del clan Gionta tra gli uffici e nella politica oplontina. Un provvedimento che era arrivato anche negli Anni 90, nell’ambito delle indagini sull’omicidio del cronista del Mattino Giancarlo Siani, che aveva visto tra gli imputati – poi assolto in Cassazione – proprio il capoclan Valentino Gionta. La prima tangentopoli di Torre Annunziata spazzò via un’intera classe politica che aveva amministrato la città tra gli anni ‘80 e inizio anni ‘90, di cui aveva raccontato nei suoi articoli lo stesso giovane cronista. 

Video

Trent’anni dopo, la storia si è in parte ripetuta e a processo per fatti di corruzione ci sono l’ex capo dell’ufficio tecnico Nunzio Ariano e l’ex vicesindaco Luigi Ammendola, entrambi indagati anche dalla Dda di Napoli per i rapporti con il nipote di un killer di camorra. Inchiesta che ha portato a una clamorosa perquisizione dell’ufficio dell’ex sindaco Vincenzo Ascione, ma che al momento non ha avuto ulteriori sviluppi. In questo contesto a dir poco opaco, si inserisce anche la questione Palazzo Fienga, ora più che mai tornata d’attualità, visto che sono tornati liberi – dopo aver scontato per intera la pena – la moglie del capoclan Gemma Donnarumma e il nipote omonimo Valentino Gionta junior. Il progetto ora al vaglio del Viminale prevede la demolizione parziale dell’edificio e la realizzazione di un parco, con piazza, giostrine e parcheggio. Lì dove il clan Gionta decideva gli omicidi e convocava le vittime di estorsione e usura per i pagamenti e le minacce, lo Stato potrebbe finalmente realizzare spazi che a Torre Annunziata mancano, dando un forte segnale di presenza. L’opera dovrebbe costare 15 milioni, a fronte dei 40 previsti per il progetto iniziale che prevedeva la creazione di alloggi per le forze dell’ordine e uffici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA