Papa Francesco a Sangiuliano: «Napoli è nel mio cuore»

«Difendetevi da ciò che di tossico, malsano e violento si può annidare nel mondo dei social e delle conoscenze tecnologiche»

Gennaro Sangiuliano da Papa Francesco
Gennaro Sangiuliano da Papa Francesco
Maria Chiara Aulisiodi Maria Chiara Aulisio
Martedì 14 Maggio 2024, 12:00
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Un incontro nella sala Clementina. Un'udienza con i docenti e gli alunni della Scuola Vaticana paleografica, diplomatica e archivistica e, insieme, della Scuola di biblioteconomia. Un appuntamento organizzato in occasione dei 140 anni dalla fondazione della prima e dei novanta della seconda. A tutti, studenti e professori, Jorge Bergoglio rivolge un solo accorato appello: «Difendetevi da ciò che di tossico, malsano e violento si può annidare nel mondo dei social e delle conoscenze tecnologiche».

L'incontro

All'udienza ha preso parte anche il ministro della Cultura che aveva già avuto modo di incontrare Papa Francesco al Colosseo all'inizio del suo mandato. «Ho apprezzato il discorso del Santo Padre, per me sempre illuminante, in particolar modo - spiega meglio Gennaro Sangiuliano - il suo appello a rifuggire dall'autoreferenzialità, il chiaro riferimento a una società libera e il monito a difendere tutti da ciò che - ha sottolineato con forza il Pontefice - di tossico, malsano e violento si può annidare nel mondo dei social». E poi subito aggiunge: «È sempre una grande emozione poterlo rincontrare, la sua guida trasmette straordinari valori di fede, compassione e amore universale». Non solo. «Una parte dell'ingente patrimonio artistico di cui ci prendiamo cura - conclude il ministro - fa parte del grande patrimonio religioso, un tesoro di quasi duemila anni di storia del Cristianesimo che ha contribuito a forgiare la nostra nazione». Poi, una piccola parentesi personale. Sangiuliano racconta al Pontefice di essere nato a Napoli, e di essere cresciuto nel cuore del centro storico. Immediata la sua risposta: «Napoli è molto bella, ci sono stato e in qualche modo mi ricorda Buenos Aires. Perché mi parla del Sud e io sono un uomo del Sud».

Il ricordo

È proprio così, «Napoli come Buenos Aires», Papa Francesco non ha mai fatto mistero della sua passione per questa città dove è stato ben due volte. La prima il 21 marzo del 2015: visitò il santuario di Pompei per un omaggio alla Madonna e poi fece tappa qui per un bagno di folla che lo accompagnò dal lungomare a Scampia fino all'abbraccio dei 60mila in piazza del Plebiscito.

Infine un'emozionante Ave Maria per chiudere in preghiera una giornata che fu anche caratterizzata da un mezzo miracolo di San Gennaro, nel senso che il sangue non si sciolse del tutto nonostante le preghiere dei fedeli. La seconda visita il 21 giugno del 2019 per prendere parte a un convegno organizzato alla Facoltà teologica dell'Italia meridionale in via Petrarca. 

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Il Mediterraneo

Un confronto dal titolo “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo”. Ovvero Napoli capitale del Mediterraneo e città di accoglienza, quindi, al centro di un progetto fondato sul dialogo di culture e popoli diversi. «Se penso a Napoli, alle sue difficoltà, penso anche alla straordinaria capacità creativa dei napoletani - disse il Pontefice in quell'occasione - E penso a come la si possa usare per tirare fuori il bene dal male. Il tempo non è mai scaduto, c'è sempre per cambiare rotta».

I giovani

Erano circa duecento i docenti e gli alunni che ieri mattina hanno partecipato all'udienza nella sala Clementina, tanti i giovani campani che hanno ascoltato il discorso del Santo Padre: «Ci ha accolto con le parole che l'evangelista Luca scrive nel prologo del suo Vangelo, riferendosi alle persone che decidono di fare ricerche accurate in ogni circostanza per giungere alla verità», raccontano al termine dell'incontro: «Ci ha spinto anche a guardare sempre avanti senza fermarsi a compiacersi dei risultati ottenuti, ma pronti a raccogliere le sfide culturali decisive che la nostra epoca ci pone di fronte, citandone alcune». Quali? «I grandi temi legati alla globalizzazione, al rischio dell'appiattimento e della svalutazione delle conoscenze; il rapporto sempre più complesso con le tecnologie; le riflessioni sulle tradizioni culturali che devono essere coltivate e proposte senza imposizioni reciproche; il bisogno di includere e non escludere mai nessuno dalle fonti della conoscenza». 

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