I bimbi dell'ex Asilo Comunale crollato hanno 50 anni... e rivogliono i loro quaderni | Video

L'ex asilo Principe di Napoli e i quaderni dei bimbi
L'ex asilo Principe di Napoli e i quaderni dei bimbi
di Oscar De Simone
Martedì 5 Aprile 2016, 20:03
4 Minuti di Lettura

Puoi mettere in fila mille parole su un foglio per provare a raccontare il degrado; puoi usare cento aggettivi per far capire la disperazione di una scuola mezza crollata nella quale, tra polvere e macerie, recuperi i quaderni dei bimbi di quarta elementare dell'anno scolastico 76/77, ma non sei certo d'essere riuscito a spiegare ciò che hai visto. Poi ti ritrovi di fronte a uno quei "bambini" di quarant'anni fa che s'emoziona e sussulta "Il mio quaderno... quello è il mio quaderno", vengono gli occhi lucidi a lui, e anche a te, e comprendi che mille parole non potranno mai spiegare cos'è l'emozione vera.

L'altro giorno la nostra inchiesta sui palazzi che il Comune di Napoli non è capace di gestire, ci ha portati nelle rovine della ex scuola di via Rega, abbandonata da decenni. Duemila metri quadrati di devastazione e degrado ineguagliabili, giusto nel cuore della città. Lì dentro, fra soffitti crollati e carcasse di animali, abbiamo anche scovato i quaderni dei bambini: con pazienza abbiamo ricopiato i nomi, poi abbiamo provato a cercarli. Volevamo sapere com'era quella scuola quando era "viva"; pensavamo, aridi giornalisti, di chiedere solo un commento: invece la risposta è stata un fiume di emozioni, ricordi, parole e lacrime.


 



Giuseppe Medici oggi ha quasi cinquant'anni ed è un uomo ruvido al quale la vita ha insegnato tanto; accetta la sfida di guardare il video, lo scempio lo indigna, parla con rabbia all'inizio. Poi quando scorrono le immagini del quaderno a righe sul quale con mano tremante aveva scritto "i nomi di cinquanta città", come chiedeva la maestra, Giuseppe torna bambino "il mio quaderno", vorrebbe strapparlo dal video, si dispera: "perché non lo avete salvato da quel disastro, perché non me lo avete portato?".

Diciamoci subito che Giuseppe ha anche sfogato rabbia e dispiacere per lo stato in cui il Comune ha ridotto quella scuola: "Chi ha consentito che accadesse questo?". Diciamo pure che l'ex alunno ha lanciato una sfida paradossale: "Visto che un artista s'è appropriato di una porzione di quel posto, perché non gli chiediamo di invaderlo tutto? Così magari lo rimette a posto e può anche insegnare ai bambini della zona come si dipinge...". Però questa porzione dell'incontro è quella meno coinvolgente. 

Il bambino Giuseppe, infatti, in quella scuola non ha trovato solo maestre e compiti: "Lì ho incontrato anche l'amore". E così scopri, tra una risata e un lacrimone, che in quei corridoi che ora stanno venendo giù, una volta... "incontrai una bella bambina. Con quella bella bambina quest'anno festeggiano il venticinquesimo anniversario di matrimonio, e lo faremo assieme ai nostri tre meravigliosi figli. Io e lei siamo sempre stati vicini di casa e quelli erano gli anni in cui andavamo a scuola insieme. Oggi rivedendo il filmato mi tornano alla mente tutte sensazioni di uno dei periodi più belli della mia vita. Ma sono anche triste nel vedere com’è adesso la mia scuola. Non avrei mai pensato che fosse ridotta in questo stato. Tutti i ragazzi del mio quartiere sono andati in quell’istituto. Tutti ricordiamo con piacere il “principe di Napoli”. Adesso invece, vedo solo degrado, che tristezza”.

Non stacca un secondo lo sguardo dallo schermo, Giuseppe; e più i ricordi riaffiorano, più gli occhi diventano lucidi. A volte dopo aver indicato una parte del video, stringe il cellulare tra le mani, quasi a voler fermare lo scorrere delle immagini, per “tuffarsi” in un mondo che non c'è più perché sta crollando. Ha aspettato quarant’anni quel quaderno, per essere sfogliato ancora una volta. Hanno atteso oltre l’oblio del tempo quei fogli, per essere letti di nuovo e per restituire a Giuseppe, una parte della sua infanzia. Di quella vita così distante nel tempo eppure così vicina. 

Una smorfia di commozione, alla fine del filmato, riporta tutto al presente. Ad una realtà di cui rimane solo l’amarezza per gli anni trascorsi e per il degrado che sembra essere inarrestabile. Saluta con un sorriso Giuseppe e con un desiderio: “vorrei tanto poter riavere il mio quaderno. Non voglio che sia distrutto dalla polvere e della dimenticanza”.
 

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