Banco di Napoli, sì all'indennizzo
no al risarcimento

Banco di Napoli, sì all'indennizzo no al risarcimento
di Sergio Governale
Martedì 25 Ottobre 2016, 08:33
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Il decreto SalvaBanco risalente al 1996 è tuttora vigente e, quindi, la Fondazione Banco di Napoli, nella sua veste di ex socia dell'omonimo istituto di credito partenopeo, ha il diritto/dovere di chiedere un indennizzo al ministero dell'Economia e delle Finanze per un eventuale recupero della sua partecipazione pari al 70% delle azioni. È il parere del consulente dell'ente morale Francesco Barachini, ordinario di Diritto commerciale presso l'Università Pisa, incaricato dal presidente della Fondazione di valutare margini di azione per recuperare soldi derivanti dalla vendita del Banco e dai crediti deteriorati che la Sga, Società per la Gestione delle Attività (l'ex bad-bank dell'istituto), ha effettuato fino a oggi. Il parere è contenuto in un documento di trentacinque pagine consegnato ai vertici della Fondazione ieri pomeriggio e che oggi arriverà sulle scrivanie dei consiglieri generali, i quali ne discuteranno in una riunione plenaria convocata per dopodomani.


Il parere dell'accademico suggerisce quindi alla Fondazione di far valere una precisa pretesa d'indennizzo al Tesoro in relazione a quello che stabilisce il decreto legge 497/96, il cosiddetto SalvaBanco e cioè che, quando la Sga avrà terminato la sua attività di recupero dei quasi 13mila miliardi delle vecchie lire (pari a oltre 6,7 miliardi di euro), si dovrà fare un'operazione di compensazione.
Vediamo in che cosa consiste. Innanzitutto bisognerà valutare quanto è stato incassato dalla vendita in asta competitiva, pari a circa 61 miliardi di lire (circa 30 milioni di euro), aggiudicata dalla cordata composta da Ina e Bnl. Questa cifra dovrà poi essere maggiorata con gli utili prodotti nel tempo dalla Sga. Si tratta finora di un importo pari a 600 milioni di euro, ma alla fine saranno di più, perché una parte delle sofferenze, pari all'8%, potrebbe ancora essere recuperata. A questa posta attiva, pari alla somma degli utili più l'incasso della vendita, vanno scorporate le risorse che lo Stato ha impiegato nella Sga in tutti gli anni in cui non ha prodotto utili.
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