In aumento la povertà, i nuovi senzatetto sono napoletani: "Apriamo le 200 chiese abbandonate"

In aumento la povertà, i nuovi senzatetto sono napoletani: "Apriamo le 200 chiese abbandonate"
di Francesca Cicatelli
Mercoledì 27 Gennaio 2016, 17:26 - Ultimo agg. 18:34
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Napoli -  Centottanta pasti al giorno, 11mila distribuiti solo nel 2015, insieme con tonnellate di indumenti. L'associazione "Volontari Napoli Insieme", 100 membri in tutto, si autotassa e i suoi sostenitori ogni martedì e giovedì cucinano, confezionano e distribuiscono viveri e beni di prima necessità ai clochard che orbitano nelle gallerie Umberto I e Principe di Napoli nonché in piazza Cavour. La loro perseveranza sta mobilitando anche il Comune e la comunità cattolica di Napoli. Il sindaco Luigi de Magistris "ha promesso  - annunciano - la destinazione di un locale occupato all'accoglienza dei poveri". Il presidente dell'associazione Salvatore D'Amico, dopo due anni di volontariato in Francia, ha importato, al suo rientro in Italia, la voglia di combattere e aiutare il prossimo.

Una nuova coscienza laica collettiva si sta diffondendo in città. Tra i membri del collettivo solidale anche molti giovani, quasi infastiditi dalla domanda "perché lo fai?", rispondono: "Perché non farlo?", quasi fosse un gesto automatico. Sono le 20 quando inizia il loro viaggio, si assiepano a Montesanto e si spostano con poche auto di fortuna che ciascuno mette a disposizione, cariche di ogni bene. Lungo il percorso si fermano a parlare con i senzatetto. Martina, una ventenne dallo sguardo fiero, accompagnata in queste ronde di solidarietà dal suo cane, si intrattiene a scambiare due chiacchiere con alcuni giovani napoletani che vivono sotto le impalcature della galleria Umberto. "Il rammarico - ammonisce D'Amico - viene constatando che ci sono tante strutture che potrebbero essere adibite a case di accoglienza dei clochard ma sono abbandonate o destinate a scopo di lucro, anche dalla Chiesa, che spesso decide di installare dissuasori dinanzi le parrocchie come a Santa Maria di Costantinopoli o alla chiesa dello Spirito Santo. Abbiamo scritto una lettera al Papa, siamo stati ricevuti dalla Curia napoletana e siamo in attesa di ricevere notizie. Abbiamo parlato con il vicedirettore della Caritas, che ci aveva promesso di intercedere con il cardinale Sepe salvo chiarire che i beni della Chiesa devono essere messi a reddito".  

A Napoli  sono circa 200 le chiese chiuse e abbandonate "ma non si riesce ad aprirle nonostante l'appello di Bergoglio a dare un tetto e un inizio di dignità a queste persone che sono costrette a stare in strada". Nonostante le difficoltà crescono a Napoli le organizzazioni dal basso che aiutano i poveri come all'interno del Santa Fede Liberata che distribuisce vestiario il sabato e dell'ex Opg, che lo fa il mercoledì. Inoltre molti bar e pasticcerie donano a fine giornata l'invenduto "così - spiega D'Amico - possiamo garantire anche un dolce ai senzatetto". Al vissuto si intrecciano racconti incredibili come quello di Luca, tornato dalla Germania per stare accanto ai suoi figli, che riceve un aiuto dall'associazione e ricambia dando una mano a distribuire i pasti. E poi storie di clochard a cui si insegna a mangiare, "perché non riuscivano neppure ad imboccarsi". Una guerra tra poveri, d'altronde, se molti napoletani non abbienti rimasti senza lavoro sono costretti a vivere in strada e si lamentano "dei pasti offerti ai clochard stranieri che li barattano con l'alcol". Una lotta contro il tempo tra i senzatetto e i gestori dei bar che allagano le vie e i lastricati di ammoniaca "per pulire ma soprattutto - spiegano alcuni - per scoraggiare l'occupazione, anche momentanea, del suolo da parte nostra". E vedi uomini e donne annaspare e pattinare su strati di cartone nel disperato tentativo di tamponare l'acqua e di trovare un angolo di strada dove riposare.

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