Misure anti-smog. Passo di lumaca a Napoli: insulti, sorpassi e pericoli

Misure anti-smog. Passo di lumaca a Napoli: insulti, sorpassi e pericoli
di Paolo Barbuto
Giovedì 31 Dicembre 2015, 10:31 - Ultimo agg. 11:40
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Perfino il bestione arancione alle mie spalle mostra segni di nervosismo e rabbia: prima del semaforo di via Mergellina il bus della linea C16 sgasa e mi supera con nervosismo. Il fatto è che, a Napoli, nessuno pensa che sia possibile muoversi a trenta all'ora: chi lo fa è incapace, pazzo, neopatentato e, comunque, va mandato a qual paese utilizzando ogni sfumatura consentita dall'idioma nazionale e, soprattutto, napoletano.

Questo articolo deve necessariamente partire con un ventaglio di scuse, rivolte a tutti gli automobilisti che ieri hanno trovato sulla loro strada un'utilitaria che andava talmente piano da sembrare ferma: chi scrive era alla guida di quell'auto e stava sperimentando, sul campo, come funzionerà la circolazione quando le direttive antismog del ministero dell'Ambiente entreranno in vigore. Velocità massima consentita nelle aree urbane: trenta chilometri all'ora. Sappiate che, alla luce dell'esperienza sul campo maturata ieri pomeriggio, qui a Napoli è impossibile perché esistono solo due opzioni: o le auto sono paralizzate nel traffico oppure sfrecciano veloci. Non esiste via di mezzo.
Partenza da via Chiatamone. Innanzitutto è necessario tarare il peso del piede sull'acceleratore, ché è davvero difficile restare entro i 30 all'ora. Dopo soli cinquanta metri, in via Vannella Gaetani, già intuisci che pomeriggio ti aspetta: dietro c'è una Bmw blu scuro che ha fretta. Clacson, poi lampeggìo di abbaglianti, poi clacson e abbaglianti fissi: «Ti vuoi togliere davanti?». Il signore in giacca e cravatta va via sdegnato.

Va meglio sulla riviera di Chiaia, ma solo perché c'è spazio per il sorpasso. Da piazza Vittoria a piazza della Repubblica tutte (credeteci, davvero tutte) le auto e i ciclomotori che si ritrovano alle spalle di quella lentissima utilitaria bianca, effettuano il sorpasso.

Direzione Posillipo, ma prima della svolta c'è l'umiliazione del bus che sorpassa irritato, di cui avete già letto. Via Orazio in salita, difficilissimo gestire le marce per rimanere nel limite dei 30. Pare che la strada sia sgombra ma d'improvviso, alle spalle, si materializza una Fiat Stilo scura con un giovane uomo alla guida e una ragazza sorridente di fianco. Lui per un po' accetta la velocità da marcia funebre, chiacchiera con la ragazza ma è insofferente. D'un tratto inizia a lampeggiare, si fa sotto facendo sentire il rombo del motore, chiede strada. Appena può supera e guarda con aria schifata. Ma almeno non impreca, ed è già qualcosa.

Via Petrarca, percorsa a velocità da lumaca, ha un fascino indicibile: puoi guardare il tramonto, il Vesuvio nascosto dalla coltre di smog, le coppiette che si baciano e i turisti che fotografano. E mentre ti perdi nel tuo viaggio al ralenty, dietro di te si crea una coda infinita di automobilisti impazienti. Una Toyota Corolla si affianca prima del sorpasso, dietro al finestrino chiuso si legge chiaramente il labiale del più classico dei «vaff...», subito dopo sorpassa una Lancia, stavolta ci sono tre ragazzi che si sfogano «Ma all'anema e chi t'è...».
Mi tengo sulla destra per consentire al fiume di auto di passare, mi sento un po' in colpa. L'ultima delle ventiquattro auto che erano alle mie spalle è una Smart di colore bianco. Alla guida una ragazza giovanissima con un colbacco di capelli biondi sulla testa. Resta alle spalle della mia lentissima auto, penso che è la prima persona paziente che ho incontrato. Devo ricredermi dieci secondi dopo: accelera, mi affianca e ride ironica: «Ma la patente te l'hanno data stamattina?». Almeno non è stata volgare, penso mentre si allontana.
Via Manzoni, tratto finale, in discesa verso Posillipo. Un bus della linea C27 mi salva. Va piano, come me, mi accodo e con me altre decine di auto. Il problema è che arriva la fermata e sono costretto a passare avanti, ma continuo ad andare pianissimo così un suv nero, cattivissimo, mi si incolla a tre centimetri dagli stop con gli abbaglianti sparati fissi. Anche in questo caso al momento del sorpasso scatta un poderoso «Ma vafa...». Però ci ho fatto l'abitudine, non mi offendo più.

Scivolo su via Posillipo. Poche auto, meno male. Però dietro di me c'è una Volkswagen, decisamente vecchiotta, guidata da un signore avanti con gli anni che ha la moglie al fianco. Forse non sa usare gli abbaglianti, il clacson invece sì. Prima una strombazzata, poi un'altra, infine il palmo della mano pigiato fisso al centro del volante. Decide di sorpassarmi all'altezza di piazza Salvatore di Giacomo ma non si accorge che in senso opposto proviene un'altra automobile. Mi faccio il più a destra possibile, il frontale viene evitato per un soffio. Il signore anziano accosta e si ferma spaventato mentre la moglie lo rimprovera vivacemente.

Forse è meglio smetterla, andare a trenta all'ora a Napoli non solo è impossibile ma anche pericoloso.
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