Napoli. Il primario Zappalà ai domiciliari. L'accusa: dirottava pazienti nel suo studio

Napoli. Il primario Zappalà ai domiciliari. L'accusa: dirottava pazienti nel suo studio
di Pino Neri
Sabato 20 Febbraio 2016, 11:56
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È accusato di aver estorto del danaro a una paziente ammalata di cancro producendo certificati falsi. Per questo motivo l'anno scorso il tribunale lo ha interdetto dalla professione. Ma secondo gli inquirenti il medico Rosario Zappalà avrebbe violato l'interdizione continuando a visitare i pazienti nella sua casa di via Santa Caterina a Chiaia, a due passi da piazza dei Martiri. Quindi, ieri, è scattato l'arresto per il professionista ed ex primario dell'ospedale evangelico Villa Betania, struttura convenzionata ed equiparata al sistema sanitario pubblico. Ieri i carabinieri nel Nas, il nucleo anti sofisticazioni, hanno notificato al medico, un ecografista di fama, l'ordine di arresto spiccato dal gip Federica Colucci. Adesso Zappalà è ai domiciliari. Con lui sono indagati i vertici e gli ex vertici di Villa Betania.

È una brutta storia. Che inizia il 13 settembre del 2014, quando Zappalà, all'epoca primario della chirurgia generale della Betania e responsabile del pronto soccorso, effettua un'ecografia al seno di una paziente, nella clinica di Ponticelli. Subito dopo l'esame il camice bianco spiega alla donna di aver rilevato un'area sospetta, un nodulo nella mammella sinistra ma che nell'ospedale i tempi di attesa per l'ago aspirato sono lunghi (cosa risultata nelle indagini non veritiera ) per cui le consiglia di andare a fare l'esame in tempi stretti nel suo studio, in via Riviera di Chiaia. La donna ha paura. Qualche mese prima le era stato diagnosticato un tumore all'utero, per cui decide di fare come le viene sollecitato. Il 15 settembre successivo Zappalà effettua l'ago aspirato nel suo studio e si fa pagare: 200 euro. È qui che inizia il calvario per la paziente. Si perchè alla fine la signora non saprà più nulla di quella diagnosi. Nel frattempo Zappalà non fa esaminare dal patologo della clinica il siero asportato dall' ago aspirato. Anzi, fa una cosa che ha dell'incredibile. Il 22 settembre produce nella clinica un referto in cui attesta falsamente «l'assenza nella paziente di cellule tumorali e un quadro citologico che mostra alcuni elementi come da fibrolipomatosi» . Nel certificato c'è una firma illeggibile, non riconducibile a nessuno dei patologi della Betania. E la signora ammalata resta in un limbo. Non sa più nulla di quella diagnosi. Passano i giorni. Quindi la donna grazie alla sua insistenza si reca dalla responsabile dei patologi della Betania.

È qui che sia lei che la dottoressa che tenta di aiutarla entrano in possesso di quel certificato fasullo e capiscono tutto.
La dirigente del laboratorio di patologia allora riferisce ai vertici della clinica. Si riunisce la commissione, formata da tutti i massimi dirigenti del presidio sanitario: Zappalà viene licenziato. «Un licenziamento solo formale», secondo il pubblico ministero della procura di Napoli Giuseppina Loreto. Pm che contesta ai vertici della Betania di aver riassunto Zappalà come consulente ecografista e di aver assunto anche la figlia del medico di origine calabrese, proprio per fare in modo che qualcuno di famiglia lo potesse sostituire proficuamente, stando almeno a ciò che contesta il pm. Poi, nel febbraio del 2015, la paziente ammalata sporge denuncia. Si attivano i carabinieri del Nas. Il 28 maggio il tribunale emana per Zappalà l'interdizione di un anno. E il 26 gennaio del 2016 la procura trasmette l'avviso di conclusione delle indagini a Zappalà, accusato di concussione e di falso ideologico e materiale, e ai vertici della Betania, sotto inchiesta per omissione di denuncia in concorso. Si tratta di Sergio Nitti, ex presidente pro tempore della Fondazione Evangelica Ospedale Villa Betania, e dei vertici attuali: Pasquale Accardo, direttore generale, Antonio Sciambra, direttore sanitario, e Paolo Morra, direttore amministrativo.
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