Voragine al Vomero, gli sfollati tornano a casa: «E ora la battaglia legale»

L’emozione e la rabbia dei residenti: «Chi ha causato il disastro dovrà pagare»

Il rientro degli sfollati a casa
Il rientro degli sfollati a casa
di Paolo Barbuto
Sabato 6 Aprile 2024, 23:30 - Ultimo agg. 8 Aprile, 07:15
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Arrivano alla spicciolata, alcune donne hanno il vestito buono, certi uomini si presentano in tuta, in realtà nessuno fa caso all’abbigliamento perché il momento è da celebrare: dopo 45 giorni gli abitanti di via Morghen 63 possono rientrare in casa. Una perizia ha definitivamente accertato che il loro palazzo non ha subito danni dalla voragine del 21 febbraio, la vita può tornare sui binari della normalità.

Settanta persone vennero sgomberate d’urgenza all’alba pochi minuti dopo che una gigantesca voragine aveva inghiottito l’asfalto davanti al palazzo e s’era trascinata dentro pure due automobili. In una delle auto c’erano due ragazzi, salvati con immediatezza da una pattuglia dell’Esercito di passaggio. Gli stessi militari, dopo aver messo al sicuro gli occupanti dell’auto, si fiondarono nel palazzo, andarono a bussare ad ogni porta «infilate le scarpe e un giaccone sopra al pigiama e uscite di corsa, potreste essere in pericolo».

Erano le cinque del mattino del 21 febbraio.

Da quel giorno i settanta abitanti di via Morghen 63 non hanno più dormito nel loro letto. Alcuni sono stati ospitati da parenti e amici, altri si sono svenati pagandosi camere nei b&b del Vomero. Da ieri, però, i disagi appartengono al passato.

Mettere di nuovo piede nell’androne del palazzo fa salire i battiti per l’emozione. Tutti corrono ad aprire la porta di casa, poi spalancano le finestre e iniziano a fare pulizie, ché 45 giorni di abbandono e di lavori in corso hanno portato dentro le case un tappeto di polvere che ha seppellito ogni cosa.

La normalità prevede che vengano ripristinate acqua, corrente elettrica e gas. L’Abc si presenta alle 11 per riaprire le chiavi d’arresto; l’Enel non c’è perché nessuno l’aveva avvisata: «Dal condominio era stata inviata una pec al Comune e pensavano che bastasse quella per attivare anche noi - spiegano dagli uffici dell’Enel - comunque è bastato un contatto telefonico per mettere immediatamente in moto il meccanismo». Alle 13 anche la corrente elettrica è stata restituita al palazzo, l’ultimo simbolo di normalità restituito alle persone.

 

Dopo l’emozione tornano tensione e rabbia. Tutti i condomini attendono con ansia una riunione con l’avvocato che si terrà mercoledì prossimo: «Chi ci ha causato disagi e difficoltà deve pagare», dicono praticamente tutte le persone che rientrano in casa.

In realtà quella riunione servirà solo a certificare un accordo con Abc che ha accettato di accollarsi una parte delle spese fino ad ora sostenute per rimuovere fango e detriti: il versamento sarà di 50mila euro rispetto ai 150mila messi sul tavolo per le operazioni di rimozione. Quando l’indagine della Procura sarà conclusa e verranno accertate le responsabilità si riparlerà della questione economica: «Finché non ci sarà chiarezza sulle responsabilità non possiamo agire per le vie legali - chiarisce l’avvocato del condominio, Francesco Spina - comprendo la voglia dei condomini di ottenere risarcimenti e scoprire i responsabili del danno, ma per questo bisogna avere pazienza».

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La pazienza l’ha finita da tempo Gianmaria Allevato, proprietario dell’appartamento e della casa vacanze che affacciano su via Solimena e che sono state travolte, a più riprese, dalle colate di fango e detriti provenienti dalla voragine di via Morghen: «Mi hanno dato l’agibilità per la casa, per la struttura turistica e anche per l’abitazione di mio padre, travolta dalla colata del 9 marzo. Però in quelle stanze ci sono ancora cumuli di fango e macerie e, tra l’altro, non posso rientrare perché la fornitura idrica non è possibile, visto che la tubature sono state tranciate dai crolli. Io continuo a sentirmi abbandonato alle mie difficoltà per un danno enorme che qualcuno ha causato e per il quale dovrò essere risarcito. Nel frattempo io e i miei familiari restiamo ancora fuori casa». 

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