Il brand «R.A.P.» per il nuovo Real Albergo. Fabbrica del lavoro a piazza Carlo III
E Confimpresa offre il suo contributo

Il brand «R.A.P.» per il nuovo Real Albergo. Fabbrica del lavoro a piazza Carlo III E Confimpresa offre il suo contributo
Lunedì 18 Aprile 2016, 23:56 - Ultimo agg. 20 Aprile, 22:10
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Più che il lavoro di un architetto, il lavoro di un sociologo. Il giudizio sul pamphlet di Gianni Vigilante «Real Albergo de' Poveri, il passato prossimo venturo» (editore mediterraneo)  è di un sociologo, Vincenzo Moretti che il lavoro lo racconta per passione sul web e nei suoi libri. Vigilante, invece, è architetto ed è il padre della prima isola pedonale della città, quella dell'Accademia delle belle arti.
Nel suo manifesto per il Real Albergo, presentato al polo dello shipping di via Depretis, affronta un tema così grande da essere più sfuggito che raccontato: come riutilizzare il palazzo-città (centomila metri quadrati, nove chilometri di corridoi larghi come strade a due corsie) voluto da Carlo di borbone per ospitere, potenzialmente, tutti i poveri del Regno di Napoli: capienza della struttura - che non fu grande come previsto dal re - diecimila persone fra ospiti ed addetti.  Due lotti, infatti, sono ristrutturati ed agibili dal 2006 e sono anche particolarmente belli e funzionali per la didattica, per  la quale sono stati attrezzati. Ma non ne stiamo facendo nulla. Mentre altri due lotti da recuperare restano alla devastazione per mancanza di denaro.
Il nonno di Vigilante, Nunziello, fu uno dei «naufraghi scugnizzi» fra le migliaia che trovarono riparo al Rap. I racconti del lavoro, dell'apprendistato, dei pasti «parchi» ma aggrediti come un'abbuffata, hanno fatto parte della sua infanzia. Oggi, anche per Nunziello, Vigilante lancia una proposta di riutilizzo e la dimostra praticabile, se sostenuta da volontà. Una proposta per spezzare il circolo vizioso dell'attesa e dell'indecisione, raccolto dall'associazione Futura di Ezio Aliperti che ha invitato attorno ad un tavolo - e non sarà l'ultima volta - esperti, architetti, amministratori ed ex amministratori, rappresentanti di categoria, giuristi e cittadini, solecitati dalla giornalista de Il Mattino Chiara Graziani. Il Rap dovrebbe tornare completamente alla vocazione di «fabbrica del lavoro» per giovani. Gli spazi sono più che adeguati per diventare luogo di formazione ad arti e mestieri nonchè luogo di produzione ed esposizione: Un polo tecnologico, poi, in grado di venire in aiuto anche alle piccole imprese esterne. I ragazzi che ne fruirebbero resterebbero legati da un patto al Rap: insegnare a chi verrà dopo di loro, e sarebbe l'unica moneta da pagare. Per i finanziamenti, sarebbero soprattutto due i canali: il tesoro dei capitali confiscati alla mafia e la creazione di un 
«brand» del Rap, magari in rete con gli altri Real Alberghi d'Italia. Una sorta di marchio di qualità, legalità e lavoro ben fatto. 
Al dibattito, che promette di proseguire per riuscire ad ottenere un risultato concreto, ha visto il coinvolgimento dell'architetto Emma Buondonno (che  tra l'altro si è occupata dell'altra grandissima questione urbanistica che è la rinascita del rione Terra di Pozzuoli) della professoressa Maria Antonia Ciocia (ordinaria di diritto privato e già consulente del Comune per il riutilizzo del Rap) Vittorio Terracciano (di Confimpresa, confederazione piccole e medie imprese ed artigianato)  Vincenzo Moretti (sociologo e storyteller del lavoro con la sua web inziativa "La notte del lavoro narrato")  Nicola Pezzullo (giovane avvocato penalista che si occupa di minori e usa le armi dei social in una battaglia per la legalità) Mario Di Costanzo (avvocato, ex assessore al bilancio del comune di Napoli, responsabile della scuola di formazione dei laici sulla dottrina sociale della Chiesa. La passione per l'argomento ha pprtato a darsi altri appuntamenti, per iniziare un cammino di dialogo e di proposta. Terracciano, in particolare, ha anche offerto di sostenere le spese della formazione alla sicurezza dell'eventuale nuova fabbrica del lavoro. 
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