In Cilento nasce Flormeat: la rivoluzionaria carne di fiori che sfida i sapori tradizionali

Il creatore Emanuele Cavaiolo: «Anche i mangiatori seriali di salumi mi confermano che il sapore sia molto simile»

La Capra Selvatica e Flormeat
La Capra Selvatica e Flormeat
di Chiara Valva
Lunedì 15 Aprile 2024, 17:36
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Flormeat è il nome della prima carne di fiori, completamente vegetale originaria del Cilento, prodotta con i fiori dell'albero di Giuda (Cercis siliquastrum), noti per la loro commestibilità e che danno vita ad un prodotto unico. Il prodotto nasce a Paestum e da circa un anno è tutelato da proprietà intellettuale. È legato molto al territorio, siccome l’albero di Giuda è una delle piante più rappresentative di Paestum.

Emanuele Cavaiolo, in arte La Capra Selvatica, è nato nel 1994 ed ha conseguito una laurea triennale in Scienze Biologiche presso l'Università degli Studi di Salerno, seguita da una laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie all'Università degli Studi di Napoli Federico II.

La Capra Selvatica è un esperto botanico, agronomo e insegnante di foraging, impegnato in progetti che promuovono l'importanza del mondo vegetale, dal seme al piatto. Organizza corsi di riconoscimento e fornisce consulenze in tutta Italia.

L'innovativo prodotto Flormeat nasce da un errore e dalla passione per il veganismo ed il crudismo di un botanico appassionato. Tutto ha avuto inizio a Paestum, tra le piante che hanno visto crescere Emanuele, che racconta «le vedevo sempre e sapendo che i fiori fossero commestibili volevo realizzarci dei capperi sotto sale, i fiori erano ancora sotto forma di boccioli e non essendo ancora molto esperto di fermentazioni, pensavo stessero andando a male e così li ho frullati» e continua «frullandoli si otteneva una pasta rosa abbastanza acida che aveva un retrogusto di salame ed a quel punto pensai di provare a realizzare una fake meat, una carne vegetale».

Il processo di sviluppo del prodotto si è articolato in anni di ricerca e sperimentazione, Emanuele Cavaiolo afferma «ero appassionato al crudismo ed al veganesimo ed iniziando a produrre i primi burger nell’essicatore, mi resi conto ci fosse potenziale per lavorarci, considerando avessero una struttura abbastanza carnosa».

Ci sono voluti circa 4 anni di sperimentazione per affinare il prodotto, che si è evoluto in burger, arrosticini e hot dog, mantenendo sempre un approccio crudista e utilizzando fiori, spezie e addensanti segreti. La Capra Selvatica sostiene «ho affinato il prodotto, ho rimosso la parte acida ed anche i mangiatori seriali di salumi mi confermano che il sapore sia molto simile». L’idea non era quella di arrivare alla carne, difatti il creatore afferma «io la chiamo carne perché ho ripercorso il procedimento di produzione dei salumi a partire dalla carne animale, risulta essere il medesimo procedimento seppur traslato sul mondo vegetale» e spiega «il processo ripercorre i metodi di conservazione che si utilizzavano per la carne di maiale, il maiale si ammazzava a natale e la carne fresca si doveva preservare sotto forma di salume. Allo stesso modo raccolgo i fiori freschi tra marzo e aprile, unico periodo di fioritura dell’albero di Giuda, lo processo subito per poterlo rendere conservabile altrimenti il fiore deperirebbe subito». Il botanico conclude «ho utilizzato un budello vegetale di cellulosa, dove inserisco l’impasto che poi, dopo 20 giorni di stagionatura, diventa il salume finito, con una struttura molto carnosa, perciò la si può chiamare a tutti gli effetti carne».

Flormeat può essere assaporata ai corsi degustazione della Capra Selvatica, tra cui i prossimi previsti per il 25 aprile a Serramezzana e il 27 aprile a Paestum.

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