Meno viaggi della speranza. «Ma serve la rete oncologica»

Meno viaggi della speranza. «Ma serve la rete oncologica»
di Marisa La Penna
Venerdì 11 Luglio 2014, 08:53 - Ultimo agg. 08:57
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Migrazione sanitaria, il fenomeno è in calo. In quattro anni si sono ridotti del 13 per cento il cosiddetti viaggi della speranza, vale a dire i viaggi dei cittadini campani verso altre regioni per farsi curare. In cifre: si è passati dagli 88.575 ricoveri in mobilità del 2008 ai 77.238 del 2012. Non solo.



Una riduzione si registra anche per quanto riguarda le malattie neoplastiche: nel 2012 i ricoveri in mobilità sono stati 14.633 pari al 12,4 per cento di tutti i ricoveri per tumore.

In ogni caso i numeri sono sempre allarmanti: nel 2012 sono stati oltre 770 mila gli italiani ricoverati in una regione diversa da quella di appartenenza. E il ”saldo della migrazione” è stato di circa 2 miliardi di euro. Un fenomeno che, oltre a produrre disagi ai pazienti comporta grosse implicazioni finanziarie rispetto alla compensazione della mobilità.

Sulla questione interviene Sergio Lodato, direttore sanitario del Pascale di Napoli. Secondo Lodato «le cause delle migrazioni sanitarie sono molteplici, alcune di carattere strettamente sanitario, altre riconducibili a fattori logistici come la posizione geografica o l'esistenza di collegamenti stradali o ferroviari e, inoltre, non vanno sottovalutati i fattori sociali». Ma secondo Lodato la migrazione da Sud a Nord è «fondamentalmente sintomo di una inadeguatezza della reputazione, reale o percepita, dell'offerta sanitaria meridionale».





«Molte regioni del Sud e sicuramente la Campania – continua Lodato - presentano un’organizzazione del sistema di offerta per la prevenzione, diagnosi e cura delle patologie oncologiche ancora largamente inadeguato. Scarsa adesione ai programmi di screening, enorme frazionamento dei percorsi sanitari, mancanza di standard di riferimento sia di tipo diagnostico che terapeutico, difficoltà di accesso alle strutture sanitarie per le fasce di popolazione più deboli, sono solo alcune delle criticità. C’è una evidente difficoltà nella presa in carico dell’utente e della famiglia, e scarsa corrispondenza tra i bisogni degli utenti e i servizi offerti. La frammentazione dell’offerta penalizza la qualità dei percorsi assistenziali e la qualità e gli esiti delle cure. In Campania purtroppo non è stata realizzata ancora una Rete oncologica regionale capace di superare le criticità segnalate e realizzare una forte integrazione il coordinamento multidisciplinare tra territorio e ospedali».





Negli ultimi 15 anni è aumentato il divario tra le regioni del nord e quelle del sud in termini di capacità di attrarre pazienti da altre regioni. Tra il 1997 e il 2011 la Lombardia ha incrementato il tasso di attrazione, ovvero la percentuale dei pazienti provenienti da altre Regioni rispetto al totale dei ricoverati, dal 6,4% al 9%. In Piemonte si è passati dall’1,6% al 5,8%, in Veneto dal 2,3% al 7,8%, in Toscana dal 5,2 % al 10,7% e Emilia Romagna dal 9,4% al 13,8%. Disastroso il saldo delle regioni meridionali.





E anche per questo, a Roma, è stato presentano il Manifesto per i diritti dei pazienti oncologici. «Abbiamo deciso di mobilitarci perché continuiamo a riscontrare troppe, inaccettabili differenze nella qualità dell’assistenza sanitaria da Regione a Regione – ha detto infatti Anna Maria Mancuso, presidente di Salute Donna onlus, promotrice dell’iniziativa insieme ad altre 9 Associazioni – in alcune realtà bisogna scegliere se accontentarsi di un’assistenza sanitaria non adeguata e non tempestiva, mettendo a rischio le chance di sopravvivenza, o se affrontare spese ingenti o addirittura indebitarsi per andarsi a curare altrove. Tutto questo è ingiusto e inaccettabile ed è in palese contrasto con gli articoli 3 e 32 della Costituzione che sanciscono l’uguaglianza dei cittadini e la salute come diritto. Per aderire al Manifesto si può visitare il sito salutebenedadifendere.it».

Nel Manifesto le Associazioni chiedono che venga sancito a livello costituzionale il ruolo dello Stato come garante dell’uniformità sul territorio nazionale delle prestazioni sanitarie e sollecitano inoltre un’Authority nazionale di controllo della qualità delle prestazioni in Oncologia e l’istituzione di un Centro oncologico specialistico di riferimento per ogni Regione.






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