«Potevamo cambiare i commissari un anno fa, non appena il governo si è insediato: se non l'abbiamo fatto è perché ci interessava cambiare la strategia complessiva delle Zone economiche speciali. E con la Zes unica per tutto il Mezzogiorno abbiamo lanciato una sfida di portata enorme che rafforzerà il ruolo del Sud e dunque del Paese in chiave mediterranea». Raffaele Fitto non si scompone di fronte al fuoco di fila delle richieste di chiarimento avanzate ieri dai rappresentanti delle opposizioni durante la sua attesa audizione in Commissione Bilancio alla Camera sul Decreto Sud. Il confronto è vivace ma sempre civile, quasi un assaggio della prevedibile battaglia parlamentare in sede di conversione del decreto (il Pd annuncia emendamenti a raffica).
Le distanze in materia di Zes unica e di stretta sulla spesa del Fondo sviluppo e coesione, i punti chiave del provvedimento, appaiono molto ampie e dubbi erano stati sollevati il giorno prima anche da Confindustria con il vicepresidente Vito Grassi («Cosa succederà se non si trova l'intesa tra governo e Regione sulla spesa delle risorse? Non si rischiano colli di bottiglia accentrando tutte le pratiche relative agli investimenti nella Zes unica?»).
Di sicuro, insiste il ministro replicando a uno dei dubbi emersi nell'audizione, «Non è vero che la Zes unica andrà in direzione opposta rispetto alla riforma dell'autonomia rafforzata delle Regioni: il Decreto Sud al contrario rafforzerà la responsabilità dei presidenti delle Regioni sui progetti relativi ai loro territori. Finisce la stagione degli assegni rilasciati in bianco senza verifica puntuale di cosa alla fine è stato realizzato».
La puntualizzazione si riferisce soprattutto al Fondo sviluppo e Coesione e al mutato rapporto tra governo centrale e Regioni, fonte di polemiche vivaci soprattutto con la Campania: Fitto annuncia che il primo Accordo di Coesione con una Regione è stato firmato dalla Liguria ma che altri sono in arrivo. «Il Cipess ha già ripartito i fondi per ogni Regione della programmazione 2021-27 nel rispetto dell'80% al Sud. Si procederà prima con la verifica della spesa del ciclo precedente e quindi alla definizione dei progetti che si intende realizzare e in quali tempi. Non mi pare che in Conferenza Stato-Regioni siano emerse osservazioni critiche in proposito da parte dei governatori».
E le risorse per la Zes unica, a partire dalla copertura del credito d'imposta, su cui un po' tutti i parlamentari intervengono ritenendo a dir poco insufficienti quelle (1,5-2 miliardi) comparse finora? Fitto continua a non dare cifre, ribadisce che la misura è a sportello e che comunque si dovrà aspettare il suo Decreto per sapere quanto sarà disponibile a partire dal 2024, tenendo conto ovviamente dei nodi di bilancio del Paese.
Sul futuro della Decontribuzione Sud che taglia il costo del lavoro per le imprese del Mezzogiorno tutto dipenderà dall'Ue: «Se verrà prorogata anche al 2024 la sospensione delle norme europee in considerazione degli effetti economici della guerra in Ucraina, potremo chiedere un'ulteriore conferma della misura che il governo vuole rendere strutturale. In caso contrario avvieremo una nuova trattativa con Bruxelles». Nessun dubbio invece sul sospetto, emerso anche ieri, di profili di incostituzionalità del decreto. «Anche di questo non si è mai parlato finora» taglia corto il ministro. Che non si avventura in scadenze certe per l'avvio vero e proprio della Zes unica: «Dobbiamo pensare a sistemi automatici di spesa, coordinati e credibili. I localismi e la territorialità vanno rivisti» dice.