Autonomia differenziata, Manfredi si smarca da De Luca e riunisce Pd e M5S

L’iniziativa all’Istituto studi filosofici dopo la protesta del governatore a Roma

Autonomia, Manfredi si smarca da De Luca e riunisce Pd e M5S
Autonomia, Manfredi si smarca da De Luca e riunisce Pd e M5S
di Luigi Roano
Lunedì 19 Febbraio 2024, 23:50 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 16:26
5 Minuti di Lettura

Non poteva restare in silenzio dopo la manifestazione del governatore Vincenzo De Luca a Roma pur avendo spiegato la sua assenza sotto Palazzo Chigi al fianco del governatore in maniera chiara: «Sono il sindaco del dialogo e quello che deve prevalere è sempre il dialogo istituzionale solo così si ottengono risultati».

In verità il sindaco Gaetano Manfredi in silenzio non lo è mai stato sull’Autonomia differenziata, ha sempre avversato questa riforma ma lo ha fatto senza mai perdere di vista il fatto che lui rappresenta una Istituzione. E infatti anche con il suo via libera il Consiglio comunale ha votato una mozione che ha bocciato la legge Calderoli già qualche mese fa. A uscire dall’aula del Consiglio comunale quel giorno furono solo gli esponenti del centrodestra. 

«La vera battaglia - spiegò l’ex rettore - è quella di essere tutti cittadini di serie A e non cittadini di serie A e serie B, ecco perché sono contrario alla legge sull’autonomia differenziata». Questo il suo pensiero ma soprattutto la sua posizione politica e in questa chiave Manfredi sabato - all’istituto degli studi filosofici - ha organizzato il suo convegno dal titolo emblematico: «Il nostro no all’Autonomia differenziata». E quel pronome - oltre che la location - nel titolo della manifestazione segna un confine, una lontananza da De Luca come mai si era vista in questi primi due anni di mandato. Insomma la risposta dell’ex rettore a De Luca va in direzione opposta e contraria alla pratica politica del Governatore. 

Con Manfredi a spiegare le ragioni del no alla legge Calderoli ci sarà Roberto Fico - ex presidente della Camera e big del M5S - e Marco Sarracino parlamentare del Pd componente della segreteria nazionale e fedelissimo di Elly Schlein che ha delegato lui per tutte le vicende che riguardano le politiche del partito al sud. Sarracino in piazza Roma c’era, ma sui modi del governatore ha preso le distanze pur condividendone la battaglia esattamente come Manfredi. Ci sarà il professor Massimo Villone costituzionalista che si sta prodigando molto contro questa «legge spacca Italia». E poi altri due parlamentari come Peppe De Cristofaro e Francesco Emilio Borrelli entrambi della sinistra alleata del Pd. Nella sostanza Manfredi riunisce attorno a sé il campo largo che a De Luca proprio non va a genio. Poi Luca Bianchi direttore generale dello Svimez che studia il sud e ne disegna, numeri alla mano sofferenze e pregi ma soprattutto la crescita che pure c’è ma non basta a sanare il gap con il nord. Insomma alla vigilia delle Europee e in prospettiva delle regionali dell’anno prossimo Manfredi lancia un segnale politica alla sua parte politica che resta il centrosinistra, l’area riformista che però deve guardare e tenere dentro i moderati. 

Manfredi si sta giocando anche lui una partita tosta: la successione ad Antonio Decaro che è a fine mandato quale la presidenza dell’Anci. E Manfredi punta molto a diventare presidente di tutti i sindaci d’Italia, lo vede come un trampolino di lancio per fare politica dentro le Istituzioni e avere un peso nel suo campo politico. Il ragionamento che fa è questo: «Questa legge - le sue parole - rappresenta una frammentazione di competenze, alcune di tipo strategico che indebolisce fortemente il Paese. Secondo me oggi noi discutiamo di problemi continentali, di Europa e invece con questa legge noi ci dividiamo in tante piccole realtà che sicuramente è un indebolimento e si corre il rischio di un nuovo centralismo regionale».

E all’Anci e ai suoi colleghi con la fascia tricolore dal palco di Genova nell’ultima Assemblea ha fatto un discorso con il quale apre una nuova strada e un futuro diverso è per gli enti locali, una sorta di manifesto elettorale. Fu lui a fronteggiarsi con il ministro per il Sud Raffaele Fitto su questo tema nel capoluogo ligure. «La seconda ragione di contrarietà all’Autonomia differenziata sta nel fatto che noi da tempo come sindaci abbiamo chiesto una riforma complessiva degli enti locali». Una riforma con la quale «I sindaci chiedono anche più poteri operativi e di questo non se ne parla mai perché poi le risposte al territorio la danno i sindaci, sia dal punto di vista dell’erogazione dei servizi che della gestione delle infrastrutture: non vorrei che si creasse un nuovo centralismo regionale che può fare ancora più danni del centralismo nazionale».

Video

Manfredi nella sostanza non va alla guerra ma cerca di dare soluzione a problemi politici e di sopravvivenza per gli enti locali. Non tira fuori la baionetta e non fa barricate ma si confronta su come trovare soluzioni istituzionalmente valide e corrette. A Napoli - parole sue - con il governo ha fatto patti sulla cultura, sulla sicurezza e sulle infrastrutture «che stanno dando risultati». Napoli come modello per scalare la presidenza Anci e tirare fuori chi indossa la fascia tricolore dalle beghe dei partiti è il suo progetto politico. Molto ambizioso e non è detto che gli vada bene però ci sta provando. Il più grosso sforzo che sta facendo è quello di sfilare Napoli dallo scontro con il governo che al sud pensa molto poco e da quelle politiche del governatore. Di qui la necessità vitale di marcare ogni giorno la differenza con De Luca pur stando dalla stessa parte politica.