Manfredi non si candida alla Regione Campania: nel suo futuro Anci e ruoli nazionali

Il sindaco di Napoli punta a un posto in prima fila nella costruzione del campo largo

Il sindaco Gaetano Manfredi con Giuseppe Conte
Il sindaco Gaetano Manfredi con Giuseppe Conte
di Luigi Roano
Martedì 19 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20 Marzo, 08:06
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Testa alla città e alla fascia tricolore che onorerà fino a fine mandato, ma nella testa del sindaco Gaetano Manfredi ci sono anche altre prospettive: da Napoli - e non dalla Regione - è convinto di conquistarsi uno spazio importante a livello nazionale come amministratore e come personalità politica. Le mosse che sta preparando sono due: la caccia alla presidenza dell'Anci e un posto in prima fila nella costruzione del campo largo o polo progressista e riformista, nella sostanza un soggetto politico nazionale inclusivo e nuovo capace poi di affacciarsi alle politiche per vincere. Sempre avendo le mani saldamente sul manubrio di Palazzo San Giacomo consapevole del fatto che amministrare bene Napoli non è semplice ma se funziona è un passaporto per tutte le mete desiderate. Sarà una estate calda per Manfredi perché tutto si consumerà dopo le Europee di giugno. Che avranno un grosso peso sia se la sua parte politica dovesse uscirne vincitrice sia che no. 

La roadmap

La settimana appena finita e il chiarimento con i vertici del Pd e del M5S, dopo gli attacchi del governatore Vincenzo De Luca è stata fondamentale per farlo riflettere sul futuro. Soprattutto l'evento di sabato scorso a Santa Maria la Nova con il leder del M5S Giuseppe Conte che ha confermato il massimo appoggio all'ex rettore dopo un lungo silenzio. Il sindaco quel giorno ha avuto l'occasione di chiarire che lui farà il sindaco per l'intero mandato, mentre il bis a oggi non è all'ordine del giorno e che non ha intenzione di candidarsi alla Regione. In Comune - questo il ragionamento - sono convinti che l'attacco del governatore è arrivato perché c'era convinzione che Manfredi aspirasse a guidare l'ente di Santa Lucia. Questo il reale motivo degli attacchi Per Palazzo San Giacomo, che in Comune e nella squadra di Manfredi hanno generato incertezze: qualcuno era convinto che potesse lasciare davvero da un momento all'altro il Municipio. Gli incontri con Marco Sarracino parlamentare del Pd vicinissimo a Elly Schlein e Conte gli hanno consentito di chiarire queste cose uscire e di confermare che la sua mission è in Comune.

Facendo tornare il sereno in quei due partiti - a livello locale - dove chi ambisce alla successione di De Luca non manca. E di lanciare un messaggio allo stesso De Luca che suona più o meno così: ho altri progetti per il mio futuro non la candidatura alle regionali. 

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La strategia 

La certezza è che Manfredi vuole un ruolo nazionale e la corsa per la presidenza Anci ha questo profilo: può continuare a fare il sindaco - a ottobre farà il bilancio dei primi tre anni di governo cittadino e annuncerà il rimpasto di giunta alla quale manca un assessore che spetta al Pd - ma in una dimensione che va oltre i confini di Napoli. Per l'Anci si vota dopo le Europee e i competitor sono due: il sindaco di Torino Stefano Lorusso del Pd - area Guerini. E c'è Beppe Sala, sindaco di Milano, di area Pd pure lui, personalità di spessore al suo secondo mandato che scade nel 2026. Manfredi è consapevole di avere parecchie frecce al suo arco: il suo trasversalismo che gli consentirebbe di ambire anche a voti di sindaci di altre parti politiche. E può contare su Antonio Decaro sindaco di Bari uscente e presidente dell'Anci uscente nonché candidato in pectore alle Europee al quale Manfredi ha promesso di dare una mano per arrivare a Bruxelles. Scenario complesso ma abbordabile, non l'unico. Grazie alla proroga per il Covid a Napoli si voterà per le comunali nella primavera del 2027 e in estate di quell'anno ci saranno le elezioni politiche. Anche per questo non è all'ordine del giorno il secondo mandato. Manfredi ha davanti a se ancora più di tre anni con la fascia tricolore. Tempo che gli consentirebbe di dire la sua sul nuovo campo largo che per lui deve contenere imprescindibilmente la componente moderata e riformista. Il sindaco non sta lavorando - a oggi - per fare il salto in Parlamento o ad altri ruoli più importanti, del resto ha fatto già pure il ministro, però nella sua testa è una opzione. Non ha un partito politico e nemmeno un movimento alle sue spalle ma c'è tempo pure per questo. La sostanza politica è che Manfredi non vuole che su di lui ci sia l'effetto Bassolino, brillante sindaco e presidente della Regione e politico di razza - citato come esempio da Manfredi rispetto al dialogo istituzionale - schiacciato però dal suo partito e dal centrosinistra di allora che a livello nazionale ne condizionarono una carriera che poteva essere ancora più luminosa. 

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