Molinari contestato a Napoli, gli studenti: «Ci hanno impedito di spiegare le motivazioni del nostro dissenso»

I ragazzi della Rete studentesca per la Palestina hanno voluto spiegare le loro motivazioni

Protesta alla Federico II
Protesta alla Federico II
Sabato 16 Marzo 2024, 18:52
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«Oggi abbiamo raccontato la nostra verità ai giornalisti e alle giornaliste che hanno voluto ascoltarci. Una verità scomoda, perché da ieri le accuse sono state a senso unico: noi saremmo gli antidemocratici, noi saremmo i fascisti e gli antisemiti», Così gli studenti che hanno preso parte alla protesta avvenuta alla Federico II - ieri, venerdì 15 marzo - nell'ambito di un convegno che, il direttore di la Repubblica Maurizio Molinari, avrebbe dovuto svolgere con il rettore dell'Università Matteo Lorito

La risposta della Rete studentesca per la Palestina arriva, in particolare, dopo una lunga serie di critiche provenienti soprattutto dal mondo politico. I ragazzi, infatti, sono stati accusati di intolleranza.

censura, antisemitismo e del cosiddetto «fascismo degli antifascisti».

«Crediamo invece fermamente di non avere tolto a nessuno il diritto di parola: Maurizio Molinari è il direttore di la Repubblica, che tutti i giorni trova ampio spazio per omettere, tagliare e ricucire le informazioni e persino diffondere fake news sul genocidio in Palestina - spiegano gli studenti - L’indisposizione all’ascolto e al dialogo sono state dimostrate da Molinari e Lorito, rettore della Federico II, che ,hanno deciso di non presentarsi all’iniziativa, nè di mostrarsi a noi per ascoltare le motivazioni del nostro dissenso», aggiungndo di aver espressamente chiesto chiarimenti rispetto ad alcune vicende recenti che hanno coinvolto il quotidiano di Molinari, tra cui il caso del giornalista Raffaele Oriani o la censura a Ghali

In pratica, quello che chiedevano e, chiedono, a gran voce gli studenti è «un sapere libero, fuori dalle dinamiche di propaganda bellica e di cooperazione col progetto sionista». 

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«Quelli a cui è tolto spazio siamo noi, ricevendo al posto del dialogo democratico - tanto evocato dal direttore, al quale ci sarebbe da chiedere come mai sul suo giornale vieti sistematicamente la presa di parola a favore del popolo palestinese - schiaffi, calci, spintoni da parte della Digos, nei nostri luoghi di formazione». 

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