Il buen retiro in Maremma tra amici, pizze e sigari

Il buen retiro in Maremma tra amici, pizze e sigari
di Gigi Di Fiore (inviato)
Mercoledì 7 Gennaio 2015, 23:36 - Ultimo agg. 23:54
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Inviato. Pino Daniele maremmano, ha titolato qualche giorno fa il quotidiano «Tirreno» di Livorno. Napoli sempre nel cuore, ma con la voglia di raccogliersi in un luogo protetto. La vita in Maremma del nero a metà, dell'ex scugnizzo che si fa anche toscano e parla un linguaggio universale oltre i luoghi, comincia nel 2008. Allora, era ancora con la seconda moglie Fabiola. Dopo aver visionato decine e decine di cascinali e case di campagne, si infiammano per uno che si trova davvero in cima al mondo. Si deve superare Orbetello, svoltare per l'Amiatina verso Magliano in Toscana che si trova in alto ad una decina di chilometri. A sinistra, verso San Donato, bisogna destreggiarsi tra strade poderali intrecciate per arrivare alla casa che Pino esibiva con orgoglio, per aver affiancato un architetto milanese di grido nel progetto di ristrutturazione.

Luca Agostini, amico e vicino di casa, è titolare della «Mates piante» che è agli inizi dell'Amiatina. È stata la location delle riprese del documentario di Sky sui 30 anni di «Yes i know my way». Dice: «L'ultima volta che l'ho visto, mi ha detto che aveva lavorato molto e che era stanco e per questo aveva deciso di fare dei controlli al Sant'Eugenio di Roma, dove voleva ricoverarsi». Domenica sera, c'era Michele Agostini, fratello di Luca, in casa con Pino e Amanda, compagna da un anno del cantante. Proprio Michele prenotava il solito tavolo al «Movie», il ristorante-pizzeria-bar proprio di fronte il castello di Magliano. Era l'ex cinema del paese e Luciano, l'imprenditore che lo ha comprato, nel 1995 ne fece un ristorante che è tappezzato di locandine di film degli anni Sessanta e del vecchio proiettore nero, compresi nel prezzo. Indica il tavolo preferito da Pino Daniele, defilato dietro una parete. Sopra c'è appesa una grande foto di Totò in costume da pazzariello nel film «L'oro di Napoli». Dice Luciano: «Amava mangiare lì, con la famiglia. Era una persona riservata, che aveva apprezzato questo posto perché si sentiva in pace». La pizza preferita di Pino era bianca con il fior di latte. Per dolce, la pizza con la Nutella. E poi acqua. Dice Daniela, responsabile di sala e nuora di Luciano: «L'ultima volta, di ritorno dal concerto di Capodanno, mi ha detto che aveva sentito tanto freddo». Quella sera fatale, Amanda aveva chiamato per prenotare il tavolo della foto di Totò. Poi, dieci minuti dopo, una seconda telefonata: «Ci sentiamo un po' stanchi, veniamo a prendere noi le pizze». D'estate, con un cappello a falde larghe, si sedeva all'esterno. E si godeva il fresco del paese.

In giro, però, Pino si vedeva poco. Per anni Legambiente, che organizza qui una manifestazione con ospiti cantanti famosi, lo aveva rincorso. Lui aveva detto sempre no, poi finalmente lo scorso anno aveva accettato. Ed era stata festa. Il buen retiro era il cascinale, che Fabiola aveva arredato. Poi, le puntatine ad Ansedonia, dall'amico Paolo Fantoni. Da queste parti, è una specie di istituzione della ristorazione: è suo il ristorante e lido sul mare «Il cartello». Quello frequentato da sempre da Renato Zero, come da Antonello Venditti o dai politici proprietari delle case del paese. Ricorda Fantoni: «Pino venne da me, dopo Fabiola che, con il figlio ancora piccolo, frequentava la spiaggia. Poi, a poco a poco, siamo diventati amici. E gli ho proposto di partecipare insieme ad un bando del comune di Orbetello». Camminando sull'arenile della Giannella ad Orbetello, Paolo e Pino si fermavano spesso dinanzi una struttura abbandonata che il comune aveva messo in vendita. La presero, per creare un locale per musica dal vivo: il «Tuscany». Tre anni ci sono voluti per inaugurarlo nel 2013. Ricorda Paolo Fantoni: «Hanno suonato quest'estate gruppi di giovani, proposti in gran parte da Alessandro, il figlio manager di Pino. Sono stato dinanzi al locale, che in questi mesi è chiuso, per ricordare Pino. Al funerale non sono voluto andare, troppa gente».

Da Magliano a Orbetello, Ansedonia e poi Grosseto. Qualche volta, Pino andava a trovare l'amico Giancarlo Ciarpi, direttore generale della Banca della Maremma, credito cooperativo di Grosseto. Li presentò proprio Luca Fantoni. Sono diventati amici, tanto che Pino è anche socio della banca che ha sei filiali a Grosseto, una a Magliano. Ricorda il direttore Ciarpi: «Aveva bisogno di trovare un istituto di credito anche qui e ha aperto un conto a Grosseto. Poi si meravigliò vedendo la partecipazione ad un'assemblea di soci e prese piccole quote. Veniva a cena da me, più spesso andavamo in qualche ristorante cittadino». Ma, a Grosseto, Pino coltivava un pallino: comprare i sigari in un negozio che ne ha davvero tanti e di tutte le marche. Era passato dal sigaro Mario Soldati, all'Antico toscanello fino al Toscanello. «Ne fumava ancora, anche se di meno», dice Giancarlo Ciarpi. La Toscana di Pino Daniele, condivisa prima con Fabiola e poi da un anno con Amanda. Ma soprattutto con i figli, che erano piccoli quando misero piede qui. E lui ha sempre ripetuto agli amici: «Hanno trovato spazio e tanta libertà».

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