Chiude la figlia di 3 anni nel B&b e va al ristorante: la bimba arrampicata sul davanzale per chiedere aiuto

Una 27enne è a processo con l’accusa di abbandono di minore

Chiude la figlia nel B&b e se ne va al ristorante: la bimba di 3 anni si è arrampicata sul davanzale per chiedere aiuto
Chiude la figlia nel B&b e se ne va al ristorante: la bimba di 3 anni si è arrampicata sul davanzale per chiedere aiuto
di Federica Pozzi
Domenica 11 Giugno 2023, 23:30 - Ultimo agg. 13 Giugno, 09:08
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Era andata al ristorante lasciando la figlia di 3 anni sola nella stanza di un bed & breakfast. Non è stata una dimenticanza, in questo caso, ma piuttosto una grave imprudenza. La piccola, infatti, ha rischiato di precipitare dalla finestra, mentre cercava la mamma. Ora Ma Nadia Suzuki, originaria delle Filippine, è imputata davanti al tribunale di Roma con l’accusa di abbandono di minore, «con l’aggravante di aver commesso il fatto nei confronti della propria figlia». L’episodio risale al 21 gennaio 2017. La giovane madre - all’epoca dei fatti aveva 27 anni - avrebbe chiuso a chiave la figlia nella stanza dell’affittacamere “Eldorado” di via Fabio Massimo, in zona Prati, «lasciandola sola e senza un’adeguata e pronta custodia», si legge nel capo di imputazione.

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RISCHIAVA DI CADERE

La piccola, spaventata e «incapace di valutare situazioni di pericolo», per attirare l’attenzione «si posizionava in piedi su un davanzale interno, antistante la finestra che dava sulla strada, piangendo in maniera disperata, mentre la madre - spiega il pubblico ministero che ha chiesto e ottenuto di mandarla a processo - si intratteneva presso un vicino esercizio commerciale per mangiare». Non si sa se fosse in compagnia di qualcuno, ma sicuramente la giovane donna voleva stare senza sua figlia in quel momento, tanto da non portarla con sé. Probabilmente l’ha lasciata addormentata, prima che uscisse dal b&b, chiudendo a chiave la porta dietro di sé. Una mossa che ha messo a repentaglio la vita della bambina che, preoccupata dell’assenza della madre, ha tentato in ogni modo di farsi notare dall’esterno. Un passante fortunatamente si è accorto di quanto stava accadendo prima che la piccola potesse aprire la finestra, sporgendosi pericolosamente, e ha chiamato la polizia: sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Trevi Campo Marzio.

Un’imprudenza che sarebbe potuta finire in tragedia, come è successo lo scorso 28 maggio a Sako, un bambino di 3 anni caduto nella piscina di un circolo sportivo romano e morto annegato, a causa della prolungata distrazione di sua madre, ora indagata per omicidio colposo insieme al direttore e al presidente dell’Us Centocelle. La chiamata al 118 è partita quando qualcuno ha visto galleggiare il corpicino in acqua, ossia dopo 40 minuti che il piccolo, figlio di una coppia ivoriana, si era allontanato dalla famiglia. Sempre per una distrazione, mercoledì scorso ha perso la vita una bimba di poco più di un anno, dimenticata in macchina dal padre. L’uomo, un carabiniere di 44 anni, era convinto di averla lasciata all’asilo prima di essere andato al lavoro. La piccola era invece rimasta in auto per 6 ore, sotto al sole, nel parcheggio a pochi metri dal nido del ministero della Difesa.

Inizialmente indagato per abbandono di minore, ora gli viene contestato il reato di omicidio colposo: è emerso infatti che il seggiolino dove sedeva la figlia non era dotato del dispositivo anti-abbandono, obbligatorio dal 2018 per i bambini di età inferiore ai 4 anni. Dai primi accertamenti del medico legale, sembra che la piccola abbia avuto un collasso a causa del caldo e della disidratazione. Secondo gli esperti questo fenomeno ha proprio un nome: “la sindrome del bambino dimenticato. Si tratta di un vuoto di memoria transitorio da parte del genitore che è convinto di aver accompagnato il proprio figlio da un’altra parte. Come era accaduto a Catania nel 2019 quando un bimbo di 2 anni era morto, dopo che il padre lo aveva lasciato per 5 ore in auto ed era andato al lavoro, convinto di averlo portato all’asilo. Ed è sempre a Catania che si registrò nel 1998 il primo caso di un minore deceduto in macchina dopo essere stato dimenticato. Da allora sono state 11 le vittime in Italia.

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