Favori ai detenuti, arrestata l'ex direttrice del carcere

Il caso choc a Catanzaro, in una struttura che ospita oltre seicento detenuti

Il carcere di Catanzaro
Il carcere di Catanzaro
Giovedì 15 Febbraio 2024, 18:48 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 07:03
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Iniziava dal vertice il marcio che per alcuni anni, secondo quanto é emerso da un'inchiesta della Procura della Repubblica, si era infiltrato nel carcere di Catanzaro. Una struttura che ospita oltre seicento detenuti, il più alto tra le carceri della Calabria, tra cui molti affiliati alla 'ndrangheta. Ci sono anche l'ex direttrice del carcere, Angela Paravati, di 59 anni, e l'ex comandante della polizia penitenziaria, Simona Poli, di 46, tra le 26 persone arrestate nell'ambito dell'operazione Open gates eseguita dai carabinieri e dalla stessa polizia penitenziaria. Gli indagati nell'inchiesta sono, complessivamente, 76. Tra i 14 dipendenti della polizia penitenziaria coinvolti nell'indagine, tre sono finiti in carcere.

Si tratta, oltre a Simona Poli, di Maurizio Corasaniti, di 54 anni, e Domenico Sacco, di 58.

Il Gip distrettuale di Catanzaro, Gabriella Pede, oltre alle 26 ordinanze di custodia cautelare, 16 in carcere e dieci ai domiciliari, ha emesso anche cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e sette sospensioni dall'esercizio delle funzioni. Un quadro inquietante, come lo ha definito, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla. La posizione più grave é quella di Angela Paravati, che aveva lasciato la direzione del carcere nel settembre del 2022 dopo 12 anni.

Le vengono contestati, infatti, vari reati, che vanno dal concorso esterno in associazione per delinquere e dal falso alla falsità ideologica e alla corruzione. Quest'ultimo reato deriva dal fatto che l'ex direttrice avrebbe agevolato il trasferimento di Emanuela Elia, assistente capo del corpo di polizia penitenziaria, che nell'inchiesta è solo indagata, al Tribunale di sorveglianza di Catanzaro. In cambio Paravati avrebbe ottenuto un soggiorno per sé e la sua famiglia in un albergo di Pizzo, tra le più rinomate località turistiche calabresi. L'inchiesta ha portato alla scoperta che nel carcere si erano costituiti, senza che né l'ex direttrice e né la polizia penitenziaria intervenissero, anzi con la loro complicità, due gruppi criminali, uno dedito al traffico di stupefacenti e l'altro allo smercio di sim card e telefoni cellulari. Tra l'altro, una perquisizione effettuata all'interno del carcere nel corso dell'inchiesta aveva portato al ritrovamento di due carte di credito prepagate sulle quali, in quattro mesi, sono risultate operazioni per 35 mila euro su una e per 15 mila euro sull'altra.

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Un caso particolare riguarda un detenuto, Vincenzo Trimarchi, già ammesso al lavoro esterno, che avrebbe avuto la possibilità nel 2022, grazie ai buoni uffici della direttrice Paravati e di Simona Poli, di visionare un appartamento di suo interesse, in vista della scarcerazione, prevista per il 2025, senza alcuna autorizzazione da parte del giudice di sorveglianza. Trimarchi, comunque, dopo avere visitato l'appartamento, fece rientro in carcere ed é tuttora detenuto. Una vicenda analoga a quella di Catanzaro ha riguardato il carcere di Carinola, nel casertano. Anche in questo caso sono stati scoperti, all'interno della struttura, un'attività di spaccio di droga e l'introduzione di cellulari e schede telefoniche, con l'arresto da parte dei carabinieri di 13 persone. 

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