«Si chiamava Lia, così mi ha detto. Il suo nome cinese non lo so. Era a via Augusto Riboty da almeno 10 anni. Era una veterana in quella casa. Metteva a proprio agio i clienti». Racconta così chi in quell’appartamento ci andava spesso e chi quella donna la conosceva bene. «A gennaio sarebbe tornata in Cina. Aveva comprato un biglietto per tornare dal figlio Liman. Aveva dovuto rinviare due volte il viaggio e ora stava per tornare a casa». Avrebbe finalmente un’identità una delle due cinesi uccise barbaramente dalla furia omicida di Giandavide De Pau giovedì mattina. Foto e nome sarebbero già in mano agli investigatori che stanno incrociando i dati per la conferma. Scandagliando i siti d’incontri il nome di Lia compare spesso tra i clienti che recensivano le prestazioni delle ragazze. Una presenza fissa a cui tanti uomini si erano affezionati tanto che in molti si domandavano che fine avesse fatto quando per un periodo era mancata. Era a Milano, si scoprirà successivamente. E già perché spesso le ragazze venivano cambiate. Un modo per evadere i controlli e per allentare le pressioni che potevano derivarne. Lia poi era tornata. D’altronde i clienti la cercavano spesso. Un alto indice di gradimento stando alle recensioni.
LA FIDUCIA
«Aveva conquistato anche la fiducia di chi gestiva quella casa.
L’AFFITTO
I poliziotti della Mobile sono sulle tracce anche di chi quella casa l’affittava. L’intestataria sarebbe già stata ascoltata. A quanto pare l’affitto che veniva chiesto era di 1700 euro al mese. Due anni fa i condomini di via Riboty 28 avevano già chiamato la polizia stanchi di quel continuo via vai di uomini a tutte le ore del giorno e della notte.