Maricica, scontro nel Pdl su Burtone
Giro: no al carcere. Alemanno: sbagli

Lo striscione sotto casa Burtone (foto Claudio Peri - Ansa)
Lo striscione sotto casa Burtone (foto Claudio Peri - Ansa)
Domenica 17 Ottobre 2010, 11:21 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 00:58
6 Minuti di Lettura
ROMA (16 ottobre) - Non ci sono solo gli amici di Cinecitt a difendere Alessio Burtone, il ventenne romano che ha colpito con un pugno dopo una banale lite alla stazione della metropolitana Anagnina Maricica Hahaianu, l'infermiera romena di 32 anni morta venerdì in ospedale dopo una settimana di agonia. In favore di Burtone scende in campo il sottosegretario Francesco Giro, prontamente rimbeccato dal sindaco Alemanno.



«Alessio Burtone non deve andare in carcere - dice il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro (Pdl) - Non c'è pericolo né di fuga né tantomeno di inquinamento delle prove visto che tutto è stato registrato dalle videocamere e ora serve una precisa lettura dei fatti. Il ragazzo è responsabile di un atto gravissimo e dovrà pagare per quello che ha fatto. Ma il carcere non mi sembra in questo caso la soluzione migliore anche per la dinamica dell'episodio».



Alemanno: Burtone socialmente pericoloso. «Con tutto il rispetto per l'amico Giro credo che le sue premure siano del tutto infondate. Alessio Burtone con il gravissimo gesto che ha commesso si è dimostrato un soggetto socialmente pericoloso che non merita di rimanere agli arresti domiciliari. Un atteggiamento di questo genere sarebbe visto da tutta la città di Roma come una pericolosa indulgenza, un atto di ingiustizia ed un esempio assolutamente negativo», risponde il sindaco di Roma.



«Al sindaco rispondo che al carcere deve poter esistere una alternativa - la controreplica - In seguito all'impennata dei suicidi nelle carceri di Roma e del Lazio denunciata a più riprese dal garante Angiolo Marroni e avendo ascoltato gli appelli dei familiari assai preoccupati per lo stato di prostrazione del ragazzo che ha confessato la sua paura del carcere, credo che debba esistere per ora una alternativa. Ho verso il sindaco Alemanno grande rispetto e anche ammirazione per lo straordinario impegno profuso in questi due anni sul versante della lotta per la sicurezza. Se torno con la memoria ai tempi del sindaco Veltroni rabbrividisco perché in quegli anni a Roma l'emergenza della sicurezza era taciuta, censurata e nascosta. Ribadisco che non credo che sia la soluzione migliore gettare in galera un giovane di 20 anni coinvolto in un episodio seppur gravissimo e dagli effetti devastanti, anche perché in questo caso vi sono forti elementi di preterintenzionalità, talmente prevalenti che a mio avviso occorre valutare bene la possibilità di conservare la misura degli arresti domiciliari. Resta certamente severo e inflessibile il mio giudizio sulla condotta criminale del giovane, ma il carcere non è l'unica soluzione».



«Questa ondata domenicale di garantismo mi lascia francamente perplesso. È evidente che nessuno si vuole sostituire ai giudici, né tantomeno fare processi di piazza che non appartengono alla nostra cultura - replica di nuovo Alemanno -Comprendo il dolore della madre che difende il figlio con tutta la pietà e la passione di una madre, ma l'omicidio dell'Anagnina ha delle caratteristiche di gravità che non possono essere sottovalutate. Innanzitutto si tratta della violenza contro una donna con un colpo tremendo a cui è seguita una totale mancanza di soccorso. Se almeno Alessio Burtone, dopo aver colpito Maricica si fosse fermato a soccorrerla, già tutta la vicenda avrebbe assunto un altro sapore. Questo non vuol dire che in futuro un giovane di 20 anni non si possa redimere e riabilitare totalmente e su questo faccio i miei più sinceri auguri a tutta la famiglia di Alessio Burtone. La premessa per una riabilitazione futura, però, è un presente di rigore e di serietà. Chi sbaglia deve pagare perché solo così potrà saldare il suo debito con la società, senza pietismi e facili indulgenze».



«Quel ragazzo deve andare in carcere, ma il nostro dolore è immenso ed è per Maricica che non c'è più - ha detto il marito della donna, Adrian - Ci amavamo tantissimo, tantissimo... e adesso non c'è più». «In questi giorni - ha scandito il legale della famiglia Alessandro Di Giovanni - Adrian è stato concentrato solo sulle sorti della compagna. È troppo presto per pensare al perdono in questo momento. Ed è troppo comodo chiedere scusa adesso. Sappiamo che il ragazzo ha scritto anche una lettera, ma di fronte all’esito tragico di questa vicenda e alle immagini del video così chiare, i familiari non possono accettare alcuna scusa in questo momento».



Burtone intanto ha paura di andare in carcere. La Procura di Roma ha chiesto infatti al gip il trasferimento in carcere del giovane aggressore, attualmente agli arresti domiciliari. Il gip dovrebbe pronunciarsi domani. «Ho paura di andare in carcere. Non volevo fare del male e provocare la morte di nessuno: sono profondamente pentito di quello che ho fatto», ha detto Burtone al suo avvocato quando gli ha comunicato che andrà in galera e che rischia fino a 18 anni.



«Alessio Burtone potrebbe essere arrestato non prima di domani mattina - spiega Fabrizio Gallo, legale del ventenne - Se il pm avesse voluto avrebbe potuto arrestarlo anche ieri. Mi auguro che abbia la stessa mia idea, ovvero attendere l'esito dell'autopsia che verrà eseguita domani alle 14». Il legale ha sentito stamani Burtone: «Mi ha detto che affronterà con serenità qualsiasi decisione del giudice, anche se ha molta paura di andare in carcere».



Lunedì sarà effettuata l'autopsia sul corpo di Maricica. L'esame punterà non solo a stabilire le cause della morte, ma anche a rintracciare il motivo dell'improvviso peggioramento delle condizioni della donna fino a causarne la morte. I funerali dell'infermiera, invece, si svolgeranno in Romania. Il Comune di Roma, ha annunciato Alemanno, si costituirà parte civile e sosterrà le spese dei funerali e del trasporto della salma in Romania.



Il padre del giovane aggressore, attraverso le parole del suo avvocato ha chiesto scusa per il gesto del figlio e ha manifestato la volontà di incontrare i parenti di Maricica «per condividere insieme il dolore». «I famigliari del ragazzo sono distrutti. Il padre - spiega il difensore di Burtone - è disposto a vendersi la casa per risarcire il danno». E gli amici del giovane lo difendono tanto da esporre sotto casa uno striscione «Alessio libero».



Gli amici appendono striscione shock sotto casa Burtone. C'è ancora incredulità nel quartiere di Cinecittà, alla periferia della Capitale, dove abita Burtone. Alcuni amici del ragazzo si sono radunati sotto l'abitazione del giovane in segno di solidarietà e poi alcuni hanno appeso uno striscione shock con scritto: ''Alessio libero''. Tutti parlano di un ragazzo «tranquillo, generoso, molto attaccato alla famiglia». E Maurizio, 19 anni, quasi giustifica l'amico: «Se ha fatto quello che ha fatto è perché ci ha visto nero e non voleva. Forse anch'io avrei reagito cosi...».



«Mio figlio ha fatto un gesto imperdonabile ma si è sentito minacciato, mi ha raccontato che questa donna era troppo sicura di sè - ha detto a Domenica In-L'Arena, la madre di Alessio Burtone - Mio figlio si è trovato in una situazione più grande di lui, probabilmente non si è reso conto di quello che ha fatto. Le sue colpe le pagherà, nessuno chiede sconti, ma ricordiamoci che è un ragazzo di vent'anni e non il mostro che tutti hanno descritto. I giornali ci stanno massacrando: mio figlio non è un pregiudicato e non ha mai fatto pugilato. Mi rendo conto che c'è un bambino che non ha più la madre e noi siamo disposti a risarcire il dolore di questa famiglia: abbiamo una piccola casa e siamo disposti a venderla. Alessio mi ha spiegato quello che è successo prima del video: tornando da lavoro è entrato in un bar tabacchi e si è messo in fila, dietro di lui una donna non voleva rispettare la coda. Mio figlio quindi le ha detto 'Ma al paese tuo non la rispetti al fila?'. È stato a quel punto che la signora lo ha aspettato fuori dal tabacchi, lo ha insultato ed aggredito fino a dirgli 'Ti faccio uscire il sangue dagli occhi'».
© RIPRODUZIONE RISERVATA