Le spine del campo largo: a Bari Conte blinda Laforgia, a Firenze Pd diviso su M5S

Giovedì il leader grillino in Puglia: nessun passo indietro sul candidato sindaco. In Toscana un pezzo dei dem contro l'accordo coi Cinquestelle: "Così spingiamo Renzi verso Schmidt"

Le spine del campo largo: a Bari Conte blinda Laforgia, a Firenze Pd diviso su M5S
Le spine del campo largo: a Bari Conte blinda Laforgia, a Firenze Pd diviso su M5S
di Andrea Bulleri
Giovedì 11 Aprile 2024, 00:37 - Ultimo agg. 12:55
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Sono le due partite che valgono il campionato, per il centrosinistra. Le città che il Pd di Elly Schlein non può permettersi di perdere, alle amministrative di giugno. Firenze e Bari, i due fortini rossi del Centro e del Sud. Il cui mito dell’incrollabilità ora, però, non pare più così scontato. Un po’ per via di quel vento nazionale che, a guardare i sondaggi, ancora soffia nelle vele del centrodestra. Un po’ per le vicende locali come le inchieste in Puglia, che hanno squassato il campo largo rosso-giallo ben al di sopra dei confini del Mezzogiorno. Ecco perché gli strateghi del Nazareno puntano al percorso netto: vincere al primo turno, è l’obiettivo. Riconfermare le due roccaforti al primo colpo, come cinque anni fa. Cavandosi dall’impiccio di un eventuale ballottaggio. 

La strategia

Una strategia che però passa dal mettere in campo l’alleanza più larga possibile in entrambe le città.

Che inevitabilmente passa dai Cinquestelle. Operazione più facile a dirsi a Firenze, anche se entrambe le basi di dem e grillini locali sono spaccate. Decisamente meno a Bari. Dove Giuseppe Conte insiste: il nostro candidato è Michele Laforgia. Con buona pace di Vito Leccese, l’ex capo di gabinetto del sindaco Decaro, e pure dei democrat pugliesi, che da giorni chiedono all’avvocato di ripensarci e trovare un nome in comune. Intanto però c’è attesa per la mossa che Conte ha in serbo da giorni e che svelerà questa mattina in una conferenza stampa convocata nel palazzo della Regione. «Annunceremo la necessità di una svolta», anticipa l’ex premier. Non il ritiro degli assessori dalla giunta di Emiliano come si pensava, ma più probabilmente un impegno a fare di più nella lotta al malaffare. «Siamo nati per combattere illegalità, corruzione e privilegi», ribadisce lui, «e intendiamo continuare a farlo». Lo show, in ogni caso, è garantito. E di certo non piacerà ai dem. «Forse pretenderà che ci frustiamo nella pubblica piazza», ironizza qualcuno tra gli sponsor di Leccese. Tutti concordano: l’ex premier vuole cavalcare la battaglia pugliese per lucrare voti alle Europee. Nel mirino però potrebbe esserci un boccone più goloso e più a lungo termine. La voce circola: Conte vuol prendersi la Puglia nel 2026. Candidando uno dei suoi come frontman del campo largo. Si fa il nome del vicepresidente stellato Mario Turco, di Taranto. O quello dello stesso Laforgia. Che Conte, suggerisce qualcuno, all’ultimo minuto potrebbe anche decidere di far ritirare dalla corsa barese: un beau geste per garantirsi il via libera per il dopo-Emiliano. Chissà. Quel che è certo è che per ora l’ex premier blinda il suo candidato a Bari. E dunque lo scenario più probabile è quello di un campo largo diviso. 

Intesa a un passo, invece a Firenze, sul profilo dell’assessora uscente della giunta Nardella Sara Funaro. Con la benedizione dei quartier generali romani dem e 5S, che lavorano per favorire la quadra. Nel capoluogo toscano, però, gli umori sono un po’ meno ottimisti. Il Pd fiorentino è spaccato: da una parte gli schleiniani e i nardelliani «duri e puri», che puntano all’accordo. Dall’altra, ex renziani e riformisti, che invece preferirebbero l’asse con Italia viva (che a Firenze con Stefania Saccardi balla da sola). Alleanza impossibile, se il formato a sostegno di Funaro sarà quello Pd-5S. E c’è chi teme che a quel punto Renzi potrebbe piuttosto sostenere Eike Schmidt, l’ex direttore degli Uffizi appoggiato dal centrodestra, che tra l’altro fu nominato alla guida delle Gallerie proprio dal governo dell’ex rottamatore. Anche a Roma, in ogni caso, c’è chi ha dubbi sull’operazione: «Come si fa a stringere un patto in Toscana, mentre a Bari ci prendono a schiaffi?», è il ragionamento.

Le spaccature

Spaccature non troppo diverse da quelle che si registrano tra i grillini fiorentini. Da una parte, chi scommette su una futura giunta di centrosinistra (e punta a incassare almeno un assessore) Dall’altra, chi segnala che le differenze sono insormontabili, a cominciare dal nodo dell’ampliamento dell’aeroporto. E preferirebbe piuttosto puntare sul rettore dell’Università di Siena Tomaso Montanari. Un rebus che dovrebbe essere sciolto entro la prossima settimana. 

Intanto però a livello locale qualche tensione si registra anche nel centrodestra. In Abruzzo, dove il riconfermato governatore di FdI Marco Marsilio ieri ha annunciato la nuova giunta. Che arriva dopo giorni di tira e molla e la minaccia evocata da Forza Italia e Lega di restarne fuori. Alla fine, su sei assessori (numero che Marsilio avrebbe voluto aumentare) le conferme sono quattro. Tre i nomi in quota meloniana, uno al Carroccio (il vicepresidente di giunta), uno per la lista del presidente e uno per il partito di Antonio Tajani, che però incassa anche la presidenza del Consiglio regionale. Ma i leghisti – che puntavano a un assessore in più – ora rivendicano per loro il candidato sindaco a Pescara, chiedendo discontinuità sul nome dell’uscente Carlo Masci (di FI). 

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