Comunali, Alfano: urne aperte anche il lunedì. Roma, Fassina fuori: la conferma del Tar

Stefano Fassina
Stefano Fassina
di Nino Bertoloni Meli
Sabato 14 Maggio 2016, 09:29 - Ultimo agg. 12:56
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E se si votasse anche di lunedì? L'idea è venuta al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha annunciato di volerla presentare al prossimo Cdm, che però non è dato sapere se la farà propria o meno. L'intento del responsabile del Viminale è di incrementare l'affluenza ai seggi senza essere condizionati dal week end, ma l'ipotesi, ove mai passasse, incrementerebbe anche i costi.

Si tratterebbe, in pratica, di potersi recare ai seggi alle amministrative sia domenica 5 che lunedì 6, e anche il lunedì 20 oltre che domenica 19 per i ballottaggi. Un «ok, d'accordo» viene ad Alfano da Giorgia Meloni, candidata della destra a Roma, e dal leader della Legga Matteo Salvini. Un no viene invece da Giuseppe Sala, candidato del Pd a Milano, che si appella proprio alle spese in più che si dovrebbero sostenere e aggiunge: «Votare non è un giochino, se si torna dal week-end due ore prima non mi sembra un grosso problema».
Il Tar del Lazio, intanto, ha bocciato il ricorso presentato da Stefano Fassina, dopo che le liste collegate al candidato di Sinistra Italiana (già Sel) erano state bocciate per mancanza della data nei fogli con le firme. Un errore grossolano, riguardante centinaia di firme, tanto che sono girati sussurri e grida di ”fuoco amico” per sabotare la presentazione di Fassina al Campidoglio. Come che sia, molto probabilmente si aprirà un dibattito interno dentro Sel-Sinistra italiana, specialmente a Roma dove il gruppo storico dei vendoliani è tuttora al governo in Regione con Zingaretti, e ha governato con il Pd al Comune fino al penultimo Marino. «Dobbiamo voltare pagina, porre fine all'individualismo esasperato, alla frammentazione», ha scritto su Huffington il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, che ha posto il tema. Anche perché, con le sue scelte di non favorire accordi con il Pd alle amministrative, Sel rischia di trovarsi alla fine con un assai magro bottino politico.

LA CACCIA
L'esclusione di Fassina (che ricorrerà al Consiglio di Stato) ha ovviamente aperto la caccia al voto a sinistra da parte del Pd. Fino alla sentenza, la consegna è stata di silenzio e attesa, attesa e silenzio. «Noi speriamo che il Tar riammetta le liste», era il leit motiv dei dem capitolini. Anche perché, visti e analizzati i sindaggi, si scopriva che l'assenza della lista di SI finiva per favorire il M5S e la Raggi per la più parte, e in misura molto più ridotta il Pd o l'astensionismo. Caccia al voto a sinistra del Pd, dunque. Come? Non certo inserendo nella giunta che Giachetti presenterà il 21 nomi di esponenti di Sel, ma affidandosi a esponenti ”di area” o ben visti a sinistra o con un passato e un presente di sinistra, in grado di interloquire con quel mondo. Sono circolati i nomi di Flavia Barca, ex assessora alla Cultura con Marino poi dimessasi; di Massimo Bray, ex ministro della Cultura; di Walter Tocci, attuale senatore Pd ed ex assessore capitolino, che starebbe anche scrivendo pezzi di programma per Giachetti. «Tocci al programma? Mi pare ”Vent'anni dopo”, la saga di Dumas sui Tre moschettieri», la rasoiata di Roberto Morassut, il competitor di Giachetti alle primarie.