Elezioni a Roma, Fassina escluso dalla liste fa ricorso al Tar: «Errori materiali»

Elezioni a Roma, Fassina escluso dalla liste fa ricorso al Tar: «Errori materiali»
Lunedì 9 Maggio 2016, 16:47 - Ultimo agg. 10 Maggio, 22:31
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Gli errori formali che hanno portato all'esclusione delle liste a sostegno della candidatura di Stefano Fassina possono essere, secondo il candidato sindaco di Sinistra italiana, superabili perché sostanzialmente materiali.

I ricorsi con i quali Fassina e le liste a lui collegate (Lista civica per Fassina sindaco e Sinistra per Roma) impugneranno al Tar del Lazio l'esclusione dalla competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale
capitolino saranno depositati martedì o al massimo mercoledì. La nuova procedura prevede che entro tre giorni dall'esclusione delle liste (disposta domenica) il provvedimento possa essere impugnato. I giudici avranno poi tre giorni di tempo per fissare l'udienza in camera di consiglio. Nella stessa giornata di discussione dei ricorsi è prevista la pubblicazione della sentenza.

È al lavoro il pool di legali incaricati di redigere i ricorsi, gli avvocati Pietro Adami, Arturo Salerni, Paolo Pittori e Carlo Contaldi la Grotteria. Secondo quanto si è appreso numerosi i ricorsi che saranno proposti, in quanto le liste collegate a Fassina sono state escluse anche da tutti i municipi che ovviamente rinnoveranno gli organi istituzionali. 

Due le motivazioni per le quali la Commissione elettorale circondariale ha escluso la Lista civica per Fassina sindaco e la lista Sinistra per Roma: in alcuni casi è stata verificata l'assenza della data nei moduli di presentazione; in altri (solo per alcuni municipi) è stato invece usato un modulo vecchio che non prevede l'indicazione delle direttive previste dalla Legge Severino in merito alle cause d'incompatibilità.

«Le firme c'erano - ha sostenuto Fassina - sia sulla civica che sulla politica: il numero massimo di firme che si possono presentare è di 1.500. Sulla civica ce ne erano 1.472, e 1.469 sulla politica. C'era il timbro di certificazione, la firma della certificatrice, ma in alcuni di questi moduli la data non è stata apposta. A nostro avviso è un errore materiale, formale perché la data serve a certificare che le firme non siano state raccolte prima dei 180 giorni previsti dalla legge. Gli elementi per sostituire il valore certificativo della firma sono la nomina a vicepresidente del Municipio di chi ha certificato, che è avvenuta il 28 dicembre dell'anno scorso, e il decreto del governo dell'8 aprile: due elementi oggettivi per poter essere molto positivi rispetto l'esito del nostro ricorso». E a chi gli chiede se vedesse del dolo in quanto successo Fassina ha replicato: «Non faccio ipotesi in questa fase, siamo tutti uniti per cercare di superare la situazione».



 

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