Gentiloni, il valzer dei ministri:
Alfano verso Esteri, Minniti-Interni

Gentiloni, il valzer dei ministri: Alfano verso Esteri, Minniti-Interni
di Marco Conti
Lunedì 12 Dicembre 2016, 08:25 - Ultimo agg. 10:34
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Roma. Nel tunnel delle consultazioni Paolo Gentiloni si è infilato per dare il senso della necessità di un cambio di clima che archivi le fratture della campagna elettorale sia nel Pd che con gli altri partiti. Incontri che hanno coinvolto, ieri e oggi, tutte le forze politiche. Lega e M5S si sono sfilate ma la mano tesa resta e riprende gli auspici del presidente della Repubblica. La crisi di governo è stata archiviata in tempo di record malgrado il Parlamento abbia offerto al Paese un'immagine oltremodo frammentata con ventitrè delegazioni salite al Quirinale.

Una polverizzazione che spetterebbe alla nuova legge elettorale cercare di correggere, ammesso che ci si riesca. Il compito di Sergio Mattarella si è concluso ieri, anche se ora attende la lista dei ministri che probabilmente nel pomeriggio di oggi gli porterà il premier incaricato. Il profilo di politico di lungo corso, lo standing internazionale acquisito nei due anni alla Farnesina e la forte disponibilità al dialogo e alla mediazione - caratteristiche peculiari di Gentiloni - hanno convinto il Quirinale sulla scelta. Mattarella, così come pubblicamente ha fatto lo stesso premier incaricato, ha apprezzato «il senso di responsabilità mostrato dal Pd e soprattutto da Renzi» nel volersi assumere il compito di sostenere un governo malgrado avessero chiesto una maggioranza più ampia della precedente. In realtà, numeri alla mano, la maggioranza si amplia con l'ingresso a pieno titolo del gruppo di Denis Verdini, anche se Gentiloni resiste e non vorrebbe mutare gli equilibri nel governo facendo peraltro entrare in Consiglio dei ministri l'esponente di un partito che la minoranza del Pd ha sempre contestato. Qualche problema per il premier incaricato potrebbe arrivare proprio da lì visto che Ala anche ieri, durante l'incontro con Gentiloni, ha chiesto un riconoscimento formale e un posto di ministro. Non c'è però solo da accontentare il gruppo verdiniano, ma anche la necessità di dare il segno di un cambio di rotta, seppure nella continuità, con il precedente esecutivo. È probabile quindi che oggi pomeriggio, quando Gentiloni salirà al Quirinale, molte delle caselle verranno spostate e che il futuro esecutivo risulti solo in parte fotocopia dell'attuale.

La prima novità arriverà al ministero degli Esteri che Gentiloni lascia libero e che potrebbe finire nelle mani dell'attuale ministro dell'Interno Angelino Alfano. La spinosa vicenda dei migranti, con il problema dello smistamento non ancora risolto nei Comuni, verrebbe così gestito non più da un segretario di partito, ma da un esponente del Pd come Marco Minniti la cui attuale delega ai servizi, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, andrebbe al sottosegretario, e fedelissimo di Renzi, Luca Lotti che resterebbe come un riferimento importante per l'ex premier, anche alla luce del corposo pacchetto di nomine che è in vista. Cambi sono in vista anche in altri ministeri di peso. Resiste il ministro del Lavoro e padre del Jobs act Giuliano Poletti anche se insidiato da Teresa Bellanova. I Rapporti con il Parlamento, attualmente della Boschi, potrebbero andare a Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Restano ai loro posti i ministri Andrea Orlando (Giustizia), Dario Franceschini (Cultura) e Maurizio Martina (Agricoltura). Fuori discussione è sempre stato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. 

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