Fisco, arriva la tassa sulle multinazionali: prelievo minimo al 15 per cento sui ricavi in Italia, pronto il decreto

Giorgetti vede Yellen, il ministro del Tesoro agli Usa: «Cooperazione tra amici cruciale»

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti con la segretaria americana al Tesoro Janet Yellen
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti con la segretaria americana al Tesoro Janet Yellen
di Andrea Bassi
Sabato 9 Settembre 2023, 00:22 - Ultimo agg. 10 Settembre, 09:28
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Il governo accelera sula tassazione delle multinazionali. A partire da quelle del web, ma non solo, che fatturano miliardi nei Paesi dove operano riuscendo però a sfruttare tutte le maglie della regolamentazione fiscale internazionale per ridurre le imposte versate al Fisco. Entro la prossima settimana (si veda l’intervista al vice ministro all’economia Maurizio Leo) sarà presentato il primo decreto legislativo attuativo della delega fiscale e riguarderà proprio il recepimento della direttiva europea 2523 del 2022, che recepisce l’accordo dell’Ocse sul secondo pilastro della tassazione delle multinazionali, quello che impone che in ogni Paese le società versino un’imposta effettiva non inferiore al 15 per cento. L’obbligo vale per qualsiasi grande gruppo, multinazionale (come nell’intesa) ma anche nazionale, presente in uno Stato membro, che abbia un fatturato consolidato di almeno 750 milioni di euro. Chi versa meno del 15 per cento di tasse al Fisco, dovrà integrare i pagamenti fino a raggiungere almeno questa aliquota minima. In che modo? Per esempio vietando alle multinazionali di usare detrazioni o deduzioni dal reddito in grado di ridurre i profitti sui quali vengono calcolate le tasse.

Tassazione fra i Paesi

La “global minimum tax”, l’aliquota minima a cui tassare le multinazionali, è soltanto uno dei due pilastri, il secondo per l’esattezza, dell’accordo che era stato raggiunto all’Ocse sulla tassazione delle imprese che operano su scala globale.

Il primo pilastro riguarda invece una più equa distribuzione dei profitti e dei diritti di tassazione fra i Paesi. In questo caso l’accordo prevede un regime per garantire una più equa distribuzione dei profitti e dei diritti di tassazione fra i Paesi in cui operano le multinazionali. In che modo? Redistribuendo tra i Paesi stessi una parte dei profitti dei colossi che fatturano a livello globale almeno 20 miliardi di dollari. In pratica, il 25% dei profitti oltre il margine del 10% dovrebbero essere riattribuiti ai Paesi dove le grandi multinazionali vendono i loro prodotti e forniscono i loro servizi, indipendentemente dalla presenza fisica nel territorio. Ma su questo punto non sono ancora stati fatti molti passi in avanti. 

La frenata

Alcuni Paesi, come gli Usa, da tempo frenano su questa “condivisione” dei profitti delle multinazionali di cui, tra l’altro, sono tra i maggiori beneficiari. Ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affrontato l’argomento con il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen. L’incontro c’è stato a Nuova Dheli alla vigilia del G20 che si terrà oggi e domani nella capitale indiana. Secondo Giorgetti quello della tassazione è un tema cruciale che sta incontrando difficoltà di attuazione. Giorgetti nell’incontro con Yellen ha affermato che «in un mondo sempre più frammentato la cooperazione tra amici è cruciale». Il titolare del dicastero di via XX settembre, a quanto si apprende, si è anche soffermato sulla situazione economica italiana e sulla condivisione degli aiuti all’Ucraina attaccata dalla Russia. Il ministro ha quindi illustrato alla collega statunitense, già presidente della Fed, l’agenda per il G7 che nel 2024 tornerà sotto la presidenza italiana. Secondo Giorgetti sempre maggiori risorse devono essere utilizzate in primis per i paesi africani più colpiti da siccità e dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Il governo italiano del resto rivendica di aver riportato al centro della politica europea l’Africa, con la convinzione che le mosse su quel continente saranno cruciali nella complessa partita a scacchi geopolitica in un mondo sempre più multipolare. Il rivale ora è la Cina: non si tratta di combatterla ma di competere, secondo le linee guida del Piano Mattei di Meloni. Ma non c’è soltanto l’incontro con la Yellen nell’agenda indiana del ministro dell’Economia. Oggi e domani avrà degli incontri bilaterali con il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire e con quello tedesco Christian Lindner. Colloqui nei quali, molto probabilmente, si parlerà anche della riforma del Patto di Stabilità europeo che sarà discussa a Santiago De Compostela venerdì 15 e sabato 16. Il Presindete del consiglio Giorgia Meloni, ha già detto quale sarà la posizione italiana. Senza un nuovo Patto, non si potrà tornare alle vecchie regole ma servirà allungare la sospensione dei vincoli anche il prossimo anno. 

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