Renzi, la Leopolda come trincea
del dopo referendum

Renzi, la Leopolda come trincea del dopo referendum
di Marco Conti
Venerdì 4 Novembre 2016, 17:07 - Ultimo agg. 21:33
2 Minuti di Lettura
ROMA Palazzo Vecchio e la stazione Leopolda, due luoghi simbolo per Matteo Renzi dove appena può torna per fare il pieno della pozione magica che, a detta dei suoi, "dà forza e la spinta giusta per riuscire a resistere ai contorsionismi del Palazzo e alle trame del potere che si respirano a Roma". Così è a poche settimane dal voto referendario che per l'ex sindaco di Firenze rappresenta un vero e proprio spartiacque tra "il nuovo e il vecchio". Tanto più sarà capace di dimostrare di non essere il premier per tutta le stagioni, tanto più Renzi pensa di poter vincere la sfida del 4 dicembre.
E poichè "la Leopolda è uno stato d'animo e non una kermesse per addetti ai lavori", come sostiene il sindaco di Firenze Dario Nardella, tornare alla riunione che a suo tempo metteva insieme "un gruppo di giovani incazzati", come la definisce il direttore dell'Unità Sergio Staino, per il premier significa tornare alle origini. Abbeverarsi di nuovo alla pozione dei druidi della Leopolda, agli " incazzati" che potranno iscriversi per poter parlare dal palco.
Leopolda aperta, oltre lo streaming che i grillini hanno abbandonato. Palco aperto, "senza vip", sostiene Matteo Richetti di fatto il depositario del renzismo prima maniera e rottamatore-rottamato, che apre la kermesse dopo quattro anni la sua ultima apparizione dal palco della Leopolda.
"Tornare alle origini", quando sul palco svetta lo slogan "E adesso il futuro", significa prepararsi al possibile colpo di coda dei rottamati ora riuniti sotto un unico gigantesco comitato per il "no". La Leopolda, e non palazzo Chigi, si prepara quindi ad essere la trincea dietro la quale  continuare la battaglia qualora quel "futuro", evocato dal  palco, il 4 dicembre non dovesse diventare realtà.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA