Banche, mossa Pd: c'è la commissione d’inchiesta. Renzi a Mattarella: nessun conflitto

Banche, mossa Pd: c'è la commissione d’inchiesta. Renzi a Mattarella: nessun conflitto
di Alberto Gentili
Mercoledì 23 Dicembre 2015, 08:29
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Attentissimo alla comunicazione, Matteo Renzi all’antivigilia di Natale ha messo nero su bianco la promessa commissione bicamerale d’inchiesta sul crac delle banche Etruria, Chieti, Marche e Ferrara. L’ha fatto bruciando sul tempo sia i Cinquestelle, sia Sinistra italiana. E per dimostrare che «nulla c’entra il governo» e «nulla il governo ha da nascondere» sul drammatico default che vede coinvolto il padre (e in parte il fratello) del ministro Maria Elena Boschi.

Renzi ha incaricato il suo proconsole in Senato, Andrea Marcucci, di mettere nero su bianco la proposta di legge. Al contrario di quanto era trapelato il giorno prima, quando era diventata pubblica la moral suasion di Sergio Mattarella volta ad evitare la delegittimazione della Banca d’Italia e della Consob, nella bozza presentata dal senatore iper renziano si parla apertamente di commissione bicamerale d’inchiesta. «Che come tutte le commissioni di questo tipo avrà i poteri della magistratura», spiega Marcucci, «e potrà indagare sugli stati di crisi e di dissesto degli istituti bancari a partire dal 2000, facendo chiarezza sull’attività di vigilanza e controllo negli ultimi 15 anni».

NESSUNA ESCALATION
Detta così Renzi, che nei giorni scorsi aveva già compiuto lo ”strappo” di affidare gli arbitrati a favore degli obbligazionisti truffati al presidente dell’Anti-corruzione Raffaele Cantone, darebbe l’immagine di un premier ancora determinato ad andare alla guerra contro Bankitalia e la Consob. Ma la proposta di legge per la Commissione è più un modo per stoppare le critiche e per dimostrare «l’assoluta determinazione del governo a fare chiarezza», che un passo verso l’escalation nel conflitto con il governatore Visco e il presidente della Consob Vegas.
Il disegno di legge, infatti, non porta la firma del capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda. Dunque non ha l’imprimatur diretto del partito.

«E non è stato presentato dal governo», puntualizza lo stesso Marcucci. In più, a sentire molti renziani e più di un consigliere di palazzo Chigi, la commissione d’inchiesta non vedrà mai la luce così com’è stata proposta. «Sicuramente subirà un downgrading, scenderà di livello. Troveremo un approccio meno traumatico», rivela con la garanzia dell’anonimato uno dei collaboratori più stretti del premier, «infatti non abbiamo alcuna intenzione di scatenare un conflitto e determinare la delegittimazione di Bankitalia e della Consob». Conclusione: con ogni probabilità in gennaio la commissione bicamerale d’inchiesta subirà una metamorfosi, diventando una commissione monocamerale d’indagine (che ha il vantaggio di agire con tempi più rapidi), senza i poteri ispettivi della magistratura.

Che questa sia la linea è confermato da Francesco Verducci, uno dei senatori dem firmatari della proposta di legge: «Siamo determinati ad accertare le responsabilità e ad andare fino in fondo per fare chiarezza. Ma l’obiettivo non è certo innescare un conflitto con Bankitalia».

«Prudenza» è la parola d’ordine che rimbalza dal Quirinale. Sergio Mattarella ieri ha incontrato prima il presidente dell’Anti-corruzione Cantone, poi il capo della Consob Giuseppe Vegas. Il Presidente ha invitato entrambi a collaborare, soprattutto dopo la decisione di Renzi di affidare a Cantone e non alla Consob la partita degli arbitrati. Inoltre, in via riservata, Mattarella ha fatto sapere al premier di preferire una commissione d’indagine. E di essere «tiepido», se non freddo, rispetto all’ipotesi di una commissione d’inchiesta con i pieni poteri dei pm.

 
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