Al 26 maggio i casi complessivi confermati di vaiolo delle scimmie erano 257 e circa 120 quelli sospetti. Ma «la situazione si sta evolvendo rapidamente» e l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che i casi identificati «aumenteranno man mano che la sorveglianza si espande nei Paesi non endemici, nonché in Paesi noti per essere endemici che non hanno segnalato casi di recente», sottolinea in una nota. Gli epidemiologi inglesi mettono in guardia sui comportamenti e le situazioni che favoriscono il contagio: i festival musicali, particolarmente numerosi in estate, potrebbero essere eventi super-diffusori del vaiolo delle scimmie.
RADUNI A RISCHIO
Il Regno Unito ha confermato 106 casi e i funzionari della sanità pubblica affermano che i numeri continuano a salire.
IL VACCINO
I medici sono fiduciosi sul fatto che l’epidemia di vaiolo delle scimmie non crescerà in modo esponenziale come il Covid: «Il rischio per il pubblico rimane basso», assicurano. Sia ai casi confermati che ai contatti stretti viene proposto il vaccino Imvanex, per limitare la diffusione della malattia. La strategia, nota come vaccinazione ad anello, è stata utilizzata in precedenti focolai di vaiolo delle scimmie e viene attuata anche in vari Paesi europei. Al momento dunque il virus causa una malattia dalle conseguenze non gravi, anche se non ci sono terapie specifiche. Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, tre giorni fa ha isolato il “monkeypoxvirus” responsabile dell’epidemia attualmente in circolazione in Europa. Il vaiolo delle scimmie si sta manifestando in una forma non pericolosa «che non minaccia letalità - rileva - se non in casi rarissimi di persone fragili o immunocompromesse». I sintomi sono pustole doloranti, mal di testa, «qualcuno ha avuto uno-due giorni di febbre alta, altri no». Ma al momento «non c’è una molecola diretta contro questo virus, anche se qualche antivirale ha mostrato una buona attività», ha proseguito Gismondo sottolineando che ora «potremo saggiare nuove molecole che possono essere efficaci per prevenire la malattia». Quanto tracciato al Sacco «si riferisce a soggetti che hanno partecipato a un evento nelle Canarie o a residenti in Paesi europei che al ritorno dalle Canarie hanno avuto stretti contatti con queste persone, soprattutto di tipo sessuale». Uno scenario simile a quello che aveva prospettato anche lo Spallanzani di Roma, parlando di un virus «paneuropeo» correlato con i focolai in vari Paesi - sono più di 200 i casi nel mondo, la maggior parte in Europa - in particolare, appunto, con quello delle Canarie. «La cosa che ci tranquillizza - conclude Gismondo - è sapere da dove è nata questa infezione, avere un cluster ben preciso. Se riusciamo a informare bene i soggetti a rischio e le persone che hanno avuto contatti stretti, sicuramente possiamo limitare la situazione».