Università, vince il gender gap: 73% di prof uomini. Nelle facoltà scientifiche ancora poche studentesse

Il rapporto Anvur: gender gap in cattedra, più equilibrio tra i ricercatori (49% di donne)

Università, vince il gender gap: 73% di prof uomini. Nelle facoltà scientifiche ancora poche studentesse
di Lorena Loiacono
Giovedì 18 Gennaio 2024, 00:06 - Ultimo agg. 09:57
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Nelle università italiane meno di 3 professori su 10 sono donne. Un divario di genere decisamente pesante che emerge non solo tra le cattedre ma anche tra i banchi delle aule accademiche, dove le ragazze restano sempre più indietro nella scelta delle materie tecnico-scientifiche. Confermandosi invece prime assolute nelle iscrizioni alle facoltà umanistiche. Una tendenza difficile dainvertire, nonostante i tentativi messi in atto per spostare l’attenzione delle studentesse fin dalla scuola superiore ed accompagnarle nelle facoltà “da uomini”. Le scelte e la presenza femminile nelle università sono oggetto del rapporto “Analisi di genere” dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, l’Anvur. Un report capillare che ha preso in esame le preferenze delle matricole, il numero degli iscritti e la posizione dei docenti negli ultimi dieci anni, fotografando l‘università italiana dall’anno accademico 2011-2012 fino al 2021-2022. 


I VERTICI
Dallo studio emerge quindi che la presenza maschile, nell’intera carriera universitaria, è sempre dominante in tutti i livelli, soprattutto ai vertici.

Si nota meno tra i ricercatori, dove le donne sono quasi la metà, vale a dire il 49% del totale, si accentua un po’ tra i ricercatori a tempo determinato dove la presenza femminile scende al 44%, cala ancora di più tra i professori associati, arrivando al 42,3% per poi precipitare tra i professori ordinari raggiungendo appena il 27%. Si tratta di percentuali decisamente basse, soprattutto nei livelli più alti dei ruoli accademici, anche se in crescita rispetto a dieci anni fa: osservando la composizione di genere si vede come le donne nella categoria dei professori associati hanno compiuto un passo in avanti dal 34,9% nel 2012 al 42,3% del 2022 mentre tra i professori ordinari sono passate dal 20,9% del 2012 al 27% nel 2022. Un miglioramento quindi c’è stato ma non è ancora sufficiente: «La situazione di genere nei passaggi di carriera accademica - dichiara Alessandra Celletti, vice presidente Anvur - mostra che le donne hanno maggiori opportunità all’inizio del percorso universitario, ma minori possibilità di realizzazione ai vertici della carriera accademica. Infatti, le percentuali di donne immatricolate sono maggiori di quelle degli uomini, si prosegue con un sostanziale equilibrio nei ruoli di dottore di ricerca e assegnista, per iniziare una divaricazione nei ruoli di professore associato e ordinario, e terminare con una notevole differenza percentuale tra uomini e donne nel ruolo di Rettore e Rettrice». 


Poche speranze dunque di realizzarsi nella carriera universitaria per le studentesse, anche se partono meglio dei colleghi maschi visto che sono in numero maggiore: lo studio conferma la propensione delle donne alla formazione universitaria, a partire dal numero di immatricolazioni che dal 2011 al 2021 superano quelle maschili di oltre 30.000 unità, con una percentuale femminile di immatricolazioni del 55% che è rimasta invariata negli ultimi anni. I dati confermano, inoltre, anche l’incremento graduale e costante della presenza femminile nelle lauree biennali e, in particolare, nei percorsi di studio di durata maggiore. Quindi le ragazze vogliono frequentare l’università e si impegnano anche nei percorsi più lunghi. Ma qualcosa comunque non va: il problema di genere riguarda la scelta al momento dell’iscrizione. In Italia, così come nel resto del mondo con percentuali più o meno alte, le ragazze restano alla larga dalle materie cosiddette Stem, quindi scienze, tecnica, ingegneria e matematica. Preferiscono dedicarsi all’area umanistica, studiando materie che vanno dalla letteratura all’arte e all’educazione.


Nel 2011-2012 le ragazze iscritte a un percorso Stem erano il 37,8% e dieci anni dopo la percentuale non è aumentata anzi è addirittura scesa, sia pure di pochissimo, al 37%. Un dato difficile da accettare, visto che negli ultimi anni la scuola superiore ha dedicato spazio all’approfondimento delle materie tecniche tra le ragazze. In dieci anni sono rimaste praticamente di pari numero le iscritte alle facoltà umanistiche, che ancora sono il 78% degli studenti. 


NORD E SUD
Ma c’è un ulteriore divario, oltre a quello di genere, che riguarda l’area geografica. Le studentesse che scelgono l’area tecnico scientifica sono ancora più indietro, infatti, nelle regioni del Sud: rispetto al 2011-2012 si registra un incremento piuttosto significativo nelle immatricolazioni delle donne sia nelle regioni del Nord Ovest, con un aumento del 32% di donne rispetto al 25% degli uomini, sia in quelle del Nord-Est con il 29% in più di donne rispetto al 25% degli uomini. Nelle regioni del Centro l’aumento è stato del 18% sia per le donne che per gli uomini. Mentre nel Meridione sono cresciute solo le immatricolazioni maschili (]16%) e quelle femminili sono invariate. 
 

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