Salerno, Carbone-Gassani, vite incrociate: «Le ultime parole per mio padre»

Gian Ettore Gassani ricorda l'avvocato Paolo Carbone: amico di papà, se n'è andato via nell'anniversario della sua morte

L'avvocato Gian Ettore Gassani
L'avvocato Gian Ettore Gassani
di Petronilla Carillo
Martedì 28 Marzo 2023, 06:45
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«Quando la mia amica Hella mi ha raccontato che le ultime parole di suo padre sono state per mio padre, ho pianto e mi sono tanto commosso. Aveva chiesto al suo chirurgo chi fosse il suo avvocato e, quando ha saputo che ero io, ha raccontato delle sua amicizia con mio padre Dino e con la mia famiglia. Un legame che ci ha tenuto stretti fino ad oggi. Il “leone” del foro di Salerno se n’è andato via nello stesso giorno in cui è stato ucciso mio padre. Ecco perché oggi, come ha fatto per 42 anni, non mi ha chiamato per rinnovarmi il suo dolore per l’assassinio di papà. Lo ha sempre fatto, non ci ha mai lasciati soli al nostro dolore». Un legame profondo quello che lega Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti italiani, al decano dei penalisti salernitani, Paolo Carbone. Un rapporto nato quando lui, ancora studente, si è trovato a dover affrontare un dolore immenso, come il barbaro assassinio del padre, e lui, l’avvocato Carbone, amico di Dino Gassani, lo ha seguito nel lungo percorso giudiziario per incastrare autori e mandante, oltre che nei suoi primi passi da avvocato. Un rapporto mai interrotto, proseguito con una sincera amicizia anche con le due sue figlie, Vira ed Hella Carbone.



Paolo Carbone è stato l’avvocato che ha fatto condannare i responsabili dell’omicidio di suo padre Dino dandogli finalmente giustizia.
«Sì. Oggi è davvero un giorno tristissimo per noi avvocati e soprattutto per me. Paolo Carbone, insieme ad Antonio Calabrese, Pasquale Franco, Diego Cacciatore e Nello Guariniello (che rappresentavano la mia famiglia e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Salerno), fece condannare all’ergastolo gli assassini di mio padre e del suo fido segretario Pino Grimaldi, a patrocinio gratuito. E per questo gli sarò grato per sempre. Grazie a lui mio padre e il suo segretario sono stati insigniti della medaglia d’oro al valore. Paolo Carbone mi voleva bene e ha seguito fin dall’inizio ogni passo della mia carriera forense. Quello che non ho potuto fare con mio padre perché io non sono figlio ma orfano d’arte. Ci ha legati un affetto reciproco infinito, le sue due figlie, Vira ed Hella, sono mie grande amiche. Il destino ha voluto che Paolo morisse lo stesso giorno di papà e questo, per me, è un segno che non voglio e non posso trascurare».
Qual è il suo ricordo dell’avvocato Carbone come uomo e come professionista?
«Quello di un uomo leale, rispettoso degli altri, fedele alla toga e ai suoi valori. Leale nella vita professionale ed in quella privata: viveva per la sua famiglia e per il suo lavoro. Ricordo che da ragazzo, quando la sera passavo anche tardi davanti al suo studio, c’era sempre la luce accesa. Non andava mai impreparato ad un’udienza. Era preciso, meticoloso, attento... e credo che abbia trasmesso tanto a tutta la classe forense salernitana. Il suo linguaggio è sempre stato forbito e ricercato, andando al di la dell’eloquenza giudiziaria: era un uomo di grande cultura».
Lei prima ha detto che l’avvocato Carbone è sempre stato vicino alla sua famiglia...
«Subito dopo l’omicidio di mio padre, anche se ero soltanto un ragazzo, mi disse che sapeva bene perché papà era stato ucciso: perché si era confidato con lui.

Mi disse che gli avrebbe dato giustizia, e così è stato. Mi disse di essere orgoglioso di mio padre perché avrebbe potuto tirarsi indietro, rinunciare al mandato, ovvero quello di difendere un collaboratore di giustizia, ma che lui non ha mai voluto violare quel giuramento alla toga che aveva fatto anni prima: sapeva che la sua vita era in pericolo ma è andato avanti. Mi disse che questo è l’esempio che tutti dovrebbero seguire».

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