Pedofilia, l'inchiesta è un flop
maxi richiesta di risarcimento

Pedofilia, l'inchiesta è un flop maxi richiesta di risarcimento
di Viviana De Vita
Giovedì 8 Giugno 2017, 07:30 - Ultimo agg. 08:25
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SALERNO - Oltre un milione di euro di risarcimento. È la somma che la Corte d’appello di Salerno rischia di dover liquidare ai tre protagonisti dell’imbarazzante inchiesta della Procura su un grosso giro di pedofilia che, culminata nel gennaio 2010 con l’esecuzione di tre misure di custodia cautelare, fece tremare l’intero centro costiero di Cetara finito sotto accusa in seguito alle dichiarazioni di una 15enne che affermò di essere vittima di abusi sessuali sin dalla più tenera età quando sarebbe stata stuprata e filmata dai suoi genitori, dal fratello e dal vicino di casa con il «beneplacito» di quasi un intero paese che avrebbe beneficiato di quei filmini pedopornografici. Lo scorso luglio, dopo 6 lunghissimi anni di indagine, i pubblici ministeri Cristina Giusti e Vallerverdina Cassaniello, hanno chiesto e ottenuto dal Gip l’archiviazione per insufficienza probatoria. Ora i tre destinatari di quella misura cautelare, padre, fratello e vicino di casa della ragazzina, che scontarono da innocenti 9 lunghissimi mesi di carcere con accuse infamanti, attraverso gli avvocati Antonio Bruno e Gaspare Dalia, hanno fatto istanza di risarcimento. Per il padre e il fratello c’è una richiesta di circa 500mila euro ciascuno: il procedimento è pendente davanti alla Corte d’Appello del tribunale di Salerno e, il prossimo settembre, dovrebbe già concludersi. Per il vicino di casa, c’è invece una richiesta pari a 300mila euro. Un risarcimento milionario, quindi, che non potrà però ricostruire la vita di una famiglia intera distrutta da una vicenda assurda: la ragazzina fu allontanata dal nucleo familiare ed affidata ad una comunità e i suoi genitori si separarono. L’uomo, al carico del quale furono contestate le più infamanti accuse, perse la dignità, il lavoro, la stima per se stesso e, ancora oggi, è additato come «il mostro di Cetara».
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