Ruggi, niente sconti dal pm:
14 assenteisti tutti a processo

Ruggi, niente sconti dal pm: 14 assenteisti tutti a processo
di Petronilla Carillo
Venerdì 17 Giugno 2016, 08:46 - Ultimo agg. 10:39
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Per i quattordici indagati della prima fase dell’inchiesta Just in time, i «furbetti del cartellino» sospesi dal servizio presso l’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, il sostituto procuratore Francesco Rotondo ha chiesto il processo. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 14 settembre dinanzi al gup Piero Indinnimeo.

Il pm non fa sconti a nessuno e chiede il processo anche per quanti hanno «aiutato» i nove dipendenti infedeli, otto dei quali ora licenziati, a marcare il cartellino senza essere presenti in ospedale. Il giudice per le indagini preliminari dovrà ora valutare le singole posizioni di Carmine De Chiaro, Santo Pepe, Elena D’Ambrosio, Marisa Palo, Vincenzo Califano, Carmela Di Palo, Ciro Cucciniello, Luisa Gargano, Enrico Severino, Francesco Fasano, Antonio Criscuolo e Lucia Griello. Quindi quelle degli indagati non colpiti in precedenza da provvedimenti: Raffaele Aulicino e Giovanni Caputo.

Intanto nella giornata di mercoledì sono stati comunicati anche alla dirigenza del Ruggi i nuovi avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di altri 110 dipendenti dell’ospedale. Qualcuno di questi indagati è anche andato in pensione alla fine del mese di dicembre dello scorso anno mentre gli altri sono ancora in servizio in diversi reparti e servizi interni dell’ospedale: dalla Chirurgia d’urgenza al pronto soccorso, dalla sala operatoria di Ortopedia a quella della Chirurgia plastica e, questo è ancora più grave, anche della Rianimazione. Ma anche dipendenti non sanitari come elettricisti, addetti alle cucine, idraulici, tecnici e amministrativi.

Sono stati tutti fotografati dagli uomini del Gruppo Salerno della guardia di finanza, agli ordini del tenente colonnello Diego De Luca, e alcuni di loro anche pedinati. Nelle carte dell’inchiesta, dunque, ci sono una serie di carte e prove che inchioderebbero gli indagati. C’è di più, secondo quanto accertato dagli inquirenti, il regolamento interno dell’azienda ospedaliera prevede che, una volta entrati, i dipendenti possano smarcare una sola volta, all’uscita. Niente recuperi, dunque. E su queste basi, dunque, gli investigatori basano tutte le proprie ipotesi accusatorie.
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