Togliere i minori dalla strada: il lavoro
della Procura minorile per gli studenti

Togliere i minori dalla strada: il lavoro della Procura minorile per gli studenti
di Viviana De Vita
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 06:55
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Ci sono le assenze prolungate di chi è uscito fuori dal percorso didattico, e quelle a singhiozzo degli studenti che invece di andare a scuola, preferiscono fare altro. Una piaga, quella della dispersione scolastica, che la Procura è intenzionata a sanare poiché «solo togliendo i minori dalla strada si può prevenire la devianza». Ne è convinta Patrizia Imperato, procuratore capo del tribunale per i minorenni di Salerno, che già da un anno, con la sua squadra di polizia giudiziaria (assistenti capo Carmine Desiderio e Annamaria Alfano, ispettore Emiliano Fezza) ha dato vita a una capillare attività di recupero istituendo, in seguito ad un tavolo regionale, un contatto diretto tra scuola e Procura «per individuare, tempestivamente, i campanelli di allarme bypassando i servizi sociali che, oberati di lavoro, non sempre riescono a fotografare in maniera immediata le situazioni di disagio». Si parte dai numeri, quelli relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso del quale l’avvento della Dad ha complicato le cose aumentando il divario tra gli studenti “normali” e quelli indigenti che, a volte, non avevano nemmeno gli strumenti informatici per poter praticare la didattica a distanza. «Sono state 176, nell’intero distretto – spiega il procuratore capo Patrizia Imperato – le segnalazioni per evasione dell’obbligo scolastico. Di questi 176 minori, 92 sono rientrati a scuola; 36 erano immigrati ormai irreperibili, 21 avevano superato l’obbligo scolastico e 27, purtroppo, non siamo riusciti a recuperarli». La maggior parte delle segnalazioni proviene dalla città, le altre aree a rischio sono l’Agro nocerino sarnese e la Piana del Sele. Va meglio in Cilento dove il fenomeno non appare preoccupante. «In città dove si sono registrati trenta casi – afferma il capo della Procura minorile – l’evasione scolastica ha toccato i più disparati contesti sociali: dagli studenti figli della “Salerno bene” che fanno filone per fumare gli spinelli, a quelli appartenenti a famiglie disagiate. Ventidue invece i casi accertati a Scafati, 18 a Nocera, 12 a Montecorvino, 10 a Battipaglia e 7 ad Eboli». Tante e diverse, ma tutte drammatiche, le storie che si celano dietro i numeri. 

Inquietante il caso di un adolescente salernitano affetto dalla sindrome nota con il termine giapponese “hikikimori” che, letteralmente, significa stare in disparte.

In questo caso la denuncia è arrivata dalla scuola che ha segnalato le assenze prolungate del ragazzo. La Procura ha così portato a galla una vicenda raccapricciante: il ragazzino vive ormai rintanato nella propria stanza rifiutandosi di uscire, vedere gente e avere rapporti sociali. «In questi casi – spiega la dottoressa Imparato – non esiste un vero e proprio percorso di sostegno per cui la strada da intraprendere è davvero difficile». Un’altra storia emersa grazie al lavoro dell’intera squadra di polizia giudiziaria della Procura minorile, riguarda un minore che si era allontanato dal percorso didattico perché vittima di ludopatia. Se in questi casi dietro il fenomeno ci sono situazioni di devianza minorile, sono ancora troppi i casi in cui sono proprio i genitori i primi responsabili dell’evasione scolastica dei propri figli. «Peccato – afferma la dottoressa Imparato – che sebbene l’obbligo scolastico sia fissato fino ai 16 anni, le sanzioni penali a carico dei genitori scattano solo se il figlio “assenteista” frequenta la scuola elementare. Se cioè l’alunno salta la scuola media o il liceo, la famiglia non ne risponde eppure abbiamo riscontrato casi in cui i genitori non mandano a scuola i propri figli perché convinti che debbano stare a casa a sbrigare le faccende domestiche». Se molte storie di abbandono sono rientrate in seguito all’incontro tra Procura, studenti e genitori, non sono mancati i casi approdati poi sul tavolo della Procura del tribunale per i minorenni che ha dovuto intraprendere misure più drastiche: dall’allontanamento del minore dal contesto familiare fino al procedimento di decadenza della responsabilità genitoriale.

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