Ci sono le assenze prolungate di chi è uscito fuori dal percorso didattico, e quelle a singhiozzo degli studenti che invece di andare a scuola, preferiscono fare altro. Una piaga, quella della dispersione scolastica, che la Procura è intenzionata a sanare poiché «solo togliendo i minori dalla strada si può prevenire la devianza». Ne è convinta Patrizia Imperato, procuratore capo del tribunale per i minorenni di Salerno, che già da un anno, con la sua squadra di polizia giudiziaria (assistenti capo Carmine Desiderio e Annamaria Alfano, ispettore Emiliano Fezza) ha dato vita a una capillare attività di recupero istituendo, in seguito ad un tavolo regionale, un contatto diretto tra scuola e Procura «per individuare, tempestivamente, i campanelli di allarme bypassando i servizi sociali che, oberati di lavoro, non sempre riescono a fotografare in maniera immediata le situazioni di disagio». Si parte dai numeri, quelli relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso del quale l’avvento della Dad ha complicato le cose aumentando il divario tra gli studenti “normali” e quelli indigenti che, a volte, non avevano nemmeno gli strumenti informatici per poter praticare la didattica a distanza. «Sono state 176, nell’intero distretto – spiega il procuratore capo Patrizia Imperato – le segnalazioni per evasione dell’obbligo scolastico. Di questi 176 minori, 92 sono rientrati a scuola; 36 erano immigrati ormai irreperibili, 21 avevano superato l’obbligo scolastico e 27, purtroppo, non siamo riusciti a recuperarli». La maggior parte delle segnalazioni proviene dalla città, le altre aree a rischio sono l’Agro nocerino sarnese e la Piana del Sele. Va meglio in Cilento dove il fenomeno non appare preoccupante. «In città dove si sono registrati trenta casi – afferma il capo della Procura minorile – l’evasione scolastica ha toccato i più disparati contesti sociali: dagli studenti figli della “Salerno bene” che fanno filone per fumare gli spinelli, a quelli appartenenti a famiglie disagiate. Ventidue invece i casi accertati a Scafati, 18 a Nocera, 12 a Montecorvino, 10 a Battipaglia e 7 ad Eboli». Tante e diverse, ma tutte drammatiche, le storie che si celano dietro i numeri.
Inquietante il caso di un adolescente salernitano affetto dalla sindrome nota con il termine giapponese “hikikimori” che, letteralmente, significa stare in disparte.