Pilar Fogliati al Giffoni film festival: «Cinema in crisi? Colpa di chi lo fa, mancano storie attuali»

«Temo le insicurezze, come tutte le donne ho giorni sì e giorni no»

Pilar Fogliati al Giffoni Film Festival
Pilar Fogliati al Giffoni Film Festival
di Maria Francesca Troisi
Domenica 30 Luglio 2023, 16:00
4 Minuti di Lettura

In tre parole: bella, brava, divertente. Pilar Fogliati (accidentalmente nata ad Alessandria ma romana fino al midollo) è il volto del momento. Reduce dall'exploit della serie Netflix “Odio il Natale” e dal suo primo film da protagonista e regista “Romantiche” (sceneggiato insieme a Giovanni Veronesi e Giovanni Nasta) che le è valso il Nastro d’Argento (e due Globi d’Oro), ha incontrato (e stupito) i giffoner nella giornata conclusiva del festival. «Che bomba questo posto, finalmente anche io a Giffoni». Travolta dall'affetto dei fan. 

Video

Pilar, è l'accoglienza che si aspettava?
«L'arrivo è stato molto caloroso e superiore alle aspettative, mi hanno fatto sentire proprio benvenuta».

Il suo è un periodo ricco di impegni e successi, vedi il suo esordio alla regia (Romantiche). Ma lei è romantica?
«Totalmente, il romanticismo si porta dietro sentimentalismo e inquietudine, e se considero questo binomio a maggior ragione».

Occasione per collaborare con Giovanni Veronesi, com'è andata?
«È stato il miglior incontro che mi potesse capitare, una fortuna incontrare un maestro di una generosità simile».

Serie tv e cinema: la distinzione ha ancora senso? 
«No, anzi molto registi di cinema stanno iniziando a dirigere serie tv, a cui si concede anche la ricerca di essere più spudorate e nuove, quindi la sperimentazione che un tempo era solo ad appannaggio del cinema».

Nanni Moretti sostiene che il cinema è in crisi perché i film italiani sono brutti. Ha ragione?
«Effettivamente, se guardiamo i dati, e specie del cinema italiano, sono sfiducianti.

Allora la colpa non può essere solo del pubblico, ma anche di chi fa film, che forse non riesce a intercettare ciò che lo spettatore vuole. Vedi che poi arriva ‘Barbie’ e fa incassi».

Le è piaciuto?
«Assolutamente, pellicola di intrattenimento, ma intelligente. Torniamo alla questione principale: la gente va al cinema ma non sceglie film italiani».

Cosa manca al cinema italiano?
«Un po' di contemporaneità, quel capire qualcosa dei nostri tempi che ci invogli a parlare, a discutere, è questo il bello del cinema, oltre al sogno».

È ciò che cerca di fare con le sue storie.
«È la mia piccola ossessione, un film ambientato ai giorni d'oggi è la sfida che mi diverte di più».

Come molte bambine che sognano di diventare attrici, sarà cresciuta con degli idoli: chi voleva essere?
«Il mio idolo da bambina era Pippi Calzelunghe (ride nrd) e il piccolo Lord Fauntleroy. Crescendo ovviamente ho cambiato prospettiva: il mio riferimento è Monica Vitti. Inarrivabile».

Si sente bella?
«Mi preoccupa il fatto di quanto possa sentirmi bella oggi e orrenda domani. Mi piacerebbe un maggior equilibrio, ecco».

Teme gli anni che passano?
«Quello no, anche perché io racconto delle storie, non faccio la modella. Temo però le insicurezze, succede di sentirmi inadeguata per un vestito o qualcosa del genere. Come tutte le donne ho giorni sì e giorni no».

Cosa vorrebbe che la gente dicesse di lei?
«Che sono simpatica, normale vah».

Insomma, che non se la tira.
«Esatto, anche perché non credo di essere così».

Indispensabile è la parola che accompagna il festival, cos'è indispensabile per lei?
«L'ironia, ho sperimentato, specie quando inciampo, che è l’antidoto perfetto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA