Cristiano De Andrè, Storia di un impiegato: «Non crediamoci assolti, siamo lo stesso coinvolti»

«Vedendo tutto questo, mio padre oggi sarebbe una persona molto depressa»

Cristiano De Andrè
Cristiano De Andrè
di Enzo Gentile
Martedì 19 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:01
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In una stagione di ricorrenze, arriva un disco che sta esattamente agli antipodi della nostalgia e delle celebrazioni: «Storia di un impiegato» uscì il 2 ottobre di 50 anni fa e Fabrizio De Andrè, di cui l'11 gennaio si ricorderanno i 25 anni della scomparsa, già raccontava con una capacità prospettica più unica che rara, i dissesti e le contraddizioni del potere e dei suoi opposti. Ora arriva un album, «DeAndrè#DeAndrè - Storia di un impiegato», che porta la firma di Cristiano De Andrè. Le registrazioni risalgono all'autunno 2019, con riferimento ai live a Roma, Milano e Padova: produzioni e arrangiamenti sono dello stesso Cristiano e del fido Stefano Melone.

I testi rimangono taglienti e sferzanti, con un cambio di marcia netto nei suoni e nell'impatto.
«Abbiamo voluto inserire tutti i timbri e i caratteri dei nostri giorni, il sapore della strada e di una elettricità che viaggia nell'aria, con un tocco di elettronica e di rock, quanto basta.

A tratti siamo molto lontani dall'indirizzo voluto all'epoca da mio padre e da Nicola Piovani: che non mi ha mai fatto sapere cosa ne pensa».

L'album partiva dal maggio francese per descrivere la ribellione di un impiegato, sfiorare il tema del terrorismo, della violenza come arma della lotta politica.
«Quando sono nati pezzi come “Il bombarolo” e “Nella mia ora di libertà” ero un ragazzino e non potevo comprendere quello che stava accadendo nella casa in Sardegna dove adesso vivo. Papà parlava dell'immobilità di un potere che ha solo cambiato nome e faccia, dell'oscurantismo della vecchia Dc oggi ereditato da altre forse reazionarie, dell'impotenza di un Pci destinato ad abdicare al suo ruolo a sinistra, della sofferenza e dell'emarginazione della gente comune. Insomma, per dirla alla sua maniera: per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti. Oggi più di ieri».

Nulla è cambiato?
«Rimettendoci le mani sembra davvero che l'immobilismo e gli interessi vincono sempre. Ci hanno tolto anche la forza di andare in piazza. Mio padre, vedendo tutto questo, oggi sarebbe una persona molto depressa»

Nel 2024 cadranno anche i 40 anni di «Creuza de ma'»: quando ci sarà lo spazio per sue nuove canzoni?
«Mio padre ci metteva settimane, mesi per chiudere una canzone, ma poi i risultati di quei capolavori sono a disposizione di tutti. Io fatico ad accettarmi, sforno poco e molto finisce tra gli scarti, o addirittura tra le cancellazioni definitive. Però stavolta di canzoni che mi convincono ne ho, potrei proporne una per il Sanremo 2025. Quest'anno, ho evitato, Amadeus, che sembra poco propenso alla canzone d'autore».

La sua versione di «Storia di un impiegato» riporta le nove canzoni dell'edizione originale d'origine, ma ne arriverà poi una deluxe con l'aggiunta dei quattro brani che completavano dal vivo la sua performance. Intanto, il 29 dicembre lei compirà 61 anni, da festeggiare a Portobello di Gallura.
«Dal 2019 sono assente dalle scene live, ma adesso sento tornata la voglia di ripartire. La prossima primavera-estate saremo in circolazione con un nuovo progetto che sto mettendo a punto: intanto suono e ascolto tantissimo, attingendo alla grande musica di tutti i tempi. Arcade Fire e Bjork, Dylan e Joni Mitchell, Springsteen e Crosby, Still, Nash & Young, Zappa e Brian Eno: le meraviglie non finiscono mai». 

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