Park Bo-ram, morta la star del k-pop: aveva 30 anni. Cosa c'è dietro l'allarme suicidi e lo star system sudcoreano

Deceduta improvvisamente nella tarda serata di ieri

È morta Park Bo-ram, la star del k-pop aveva 30 anni
È morta Park Bo-ram, la star del k-pop aveva 30 anni
di Tiziana Panettieri
Venerdì 12 Aprile 2024, 17:20 - Ultimo agg. 15 Aprile, 09:23
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Il mondo del k-pop piange l’improvvisa scomparsa di Park Bo-ram, star della musica coreana morta nella tarda serata di ieri. A trovarla svenuta in bagno alcuni amici con i quali stava trascorrendo la serata. Colpita da probabile arresto cardiaco, a nulla è servita la corsa in ospedale. Come riportato dal DailyMail è morta alle 23.17, circa un’ora dopo essere arrivata.

È morta Park Bo-ram

A dare l’annuncio della morte l’agenzia di Park, Xanadu Entertainment, tramite i suoi profili social: «Siamo qui per condividere notizie dolorose e strazianti. Park Bo-ram è morta improvvisamente nella tarda notte dell’11 aprile. Tutti gli artisti e i dirigenti di Xanadu Entertainment la piangono con grande tristezza.

Il funerale si terrà dopo aver consultato la famiglia».

Sulla morte di Park Bo-ram la polizia ha avviato un’indagine. Gli amici raccontano di essersi preoccupati non vedendola tornare dal bagno. L’hanno trovata accasciata sul lavandino priva di sensi. Neanche la rianimazione cardio-polmonare da loro eseguita è servita a dare una possibilità alla ragazza.

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Luci e ombre del K-pop

La carriera di Park Bo-ram inizia nel 2010, quando attira l’attenzione dei media del paese partecipando al programma “Superstar K2”, show sudcoreano in cui i cantanti si esibiscono con l’obiettivo di impressionare giudici e pubblico. Nel 2014 esce “Beautiful”, singolo che in patria debutta al 19esimo posto della classifica annuale. I fan attendevano il suo nuovo album, anticipato dal singolo “I Miss You” uscito pochi giorni prima della morte, il 3 aprile.

La giovane artista è l’ultima vittima di quella che in Corea del Sud è una vera e propria piaga sociale tra i giovani artisti, che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo. Solo l’anno scorso il 25enne Moobin, membro del gruppo Astro, è stato trovato morto nel suo appartamento. L’ipotesi più accreditata è il suicidio, destino che due mesi dopo colpirà anche un altro giovane cantante coreano, il 23enne Choi-Sung-bong.

L’anno nero per il k-pop e lo spettacolo sudcoreano però è stato il 2019. In pochi mesi la musica coreana ha detto addio a Sulli, attrice e cantante vittima di cyberbullismo e affetta da depressione, a Goo-Ha-ra, componente del gruppo Kara e poi solista di grande successo e infine all’attore Cha-In ha. Un probabile suicidio per le giovani artiste e una morte ancora avvolta nel mistero per la giovane star della tv.

La ricerca della perfezione

La causa scatenante di questo fenomeno è da ricercare in un probabile mix di elementi. La società sudcoreana pressa giovani attori e cantanti e ne costruisce l’immagine pubblica nei minimi dettagli così da trasformarli in modelli da seguire. La perfezione è il punto d’arrivo, ma dietro questi giovani talent c’è sfruttamento, stress, condizioni fisiche e psicologiche celate dietro performance accattivanti. E al primo sbaglio l’esposizione mediatica si rivela letale per chi è già provato.

Un esempio che più di altri ha fatto il giro del mondo è il probabile suicidio di Lee Sun-kyun, star del film premio Oscar “Parasite”, trovato morto nella sua auto il 27 dicembre 2023. L’attore ha visto la sua immagine pubblica offuscarsi sempre di più dopo l’indagine che lo vedeva coinvolto per l’uso illegale di cannabis, reato che la Corea del Sud punisce con l’ergastolo e non ha retto il peso dello scandalo.

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