De Rossi: «Con i calciatori, patti chiari e amicizia lunga. Lukaku in discussione? Tutti lo siamo»

«La società non mi fa mancare nulla»

De Rossi: «Con i calciatori, patti chiari e amicizia lunga. Lukaku in discussione? Tutti lo siamo»
De Rossi: «Con i calciatori, patti chiari e amicizia lunga. Lukaku in discussione? Tutti lo siamo»
di Gianluca Lengua
Venerdì 1 Marzo 2024, 11:25 - Ultimo agg. 19:35
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Daniele De Rossi a 360 gradi alla vigilia della trasferta contro il Monza. Il tecnico svela dei dettagli del suo rapporto con i calciatori: «Puoi essere un po’ innervosito arrabbiato con l’allenatore se non giochi. Anche adesso c'è qualcuno che è meno felice, io lo accetto è il mio ruolo però quando entri nel campo d’allenamento devi andare forte e in partita devi andare ancora più forte. Queste sono le regole, patti chiari e amicizia lunga ma non sono le mie regole sono quelle di qualsiasi allenatore e da questo punto di vista Romelu è un grande giocatore». E poi sulla società: «E la mia società, Lina (Soulouku ndc) e Maurizio (Lombardo ndc), sono a 360 gradi in tutto e per tutto a mia disposizione. Se alzo il telefono posso chiamare Ryan e il presidente Dan idem, fuso orario permettendo, sono sempre a mia disposizione. Io non posso lamentarmi di nulla». Ecco la conferenza stampa integrale di Daniele De Rossi alla vigilia di Monza-Roma. 

Che gestione verrà fatta su Dybala?

«Stanno tutti bene a parte Karsdorp che non verrà con noi perché ha un fastidio al ginocchio e ha bisogno di una gestione più lunga e Abraham. Quando hai tanti giocatori bravi metti la formazione che ti fa vincere la partita, sapendo che se qualcuno è stanco potrai cambiarlo senza cambiare il livello della squadra. Metterò in campo la squadra che può farci vincere. Dybala sta bene, non so quante volte ha fatto 120 minuti e poi 90. Bisogna considerare lo stato psicofisico, quando fai la tripletta stai …Posso ritenermi soddisfatto dei loro recuperi». 

Come si aspetta il Monza?

«Due settimane fa mi aspettavo in 3-4-2-1. Nelle ultime settimane hanno cambiato ottenendo risultati positivi. Devi aspettarti, una squadra che difende a tre o che crei gioco a quattro, siamo pronti su tutto, abbiamo preparato la doppia chance. Con Palladino abbiamo cominciato il corso Uefa pro insieme, è un ragazzo che se lo merita, sono contento che stia gestendo questa occasione in maniera così brillante, il futuro è dalla sua e domani proveremo a batterlo». 

Con il ritorno di Sanches ha utilizzato tutti i giocatori, tranne Boer. È questo il modo di tenere tutti dentro il progetto? Lavora molto a livello psicologico, la Roma è più famiglia di ieri?

«Non so come era ieri, magari qualcuno mi ha raccontato qualcosa. Non cerco di fare qualcosa di diverso, cerco di gestire come ho fatto con la Spal nonostante i risultati. Non gestisco lo spogliatoio diversamente da quando ero capitano o senatore. C’è una responsabilità diversa, quando sei capitano sei amico di tutti, ma quando sei allenatore 11, 12, 13 in panchina li mandi e qualcuno con l’occhio storto ti guarda. Se non siamo famiglia ci stiamo diventeremo, è quella la maniera di vivere lo spogliatoio, la squadra, la propria professionalità. Se si sta bene si viene e si fa una postura in più o una terapia in più. Non si scappa subito a casa, sono stato calciatore, so che significa. I calciatori devono essere felici di venire al campo e fare tanta fatica, felici di fare un lavoro che mentalmente e fisicamente deve esser perfetto. Non felici di venire a giocare. Deve essere uno scambio alla pari. Siamo tutti contenti di essere al campo siamo qui dalle 7.15 fino alla sera. Stai davanti al pc tutto il giorno, è faticoso ma stiamo bene. Loro devono sapere che staranno bene, hanno un allenatore, uno staff familiari, degli amici e loro devono venire a fare il lavoro loro. Altrimenti per forza di cose il nostro atteggiamento dovrebbe cambiare». 

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Il fato che Dybala abbia segnato una tripletta giocando nel 3-5-2 è stata solo una casualità? 

«Ha fatto un gol su rigore, uno su 30 metri e uno su inserimento. non c’è nulla di tattico che non gli permette di farlo a tre e nulla a quattro che lo esalti.

Se analizziamo i gol, sono situazioni che possono accadere anche con il 5-5-0. È solo una casualità il cambio modulo per quanto riguarda me e lui perché lo vedo molto sereno».  

Lukaku per la prima volta è stato messo in discussione, a che punto è la sua condizione?

«Tutti sono messi in discussione Dybala idem. Tutti quanti, io per primo ma io faccio le scelte quotidiane anzi ogni tre o quattro giorni riguardo a chi deve andare in campo e a volte delle scelte sono in funzione del rendimento e altre sono scelte in funzione del fatto che magari Lukaku ha giocato 100 partite da 90 minuti e quindi in una si può fare anche un tipo di gestione diversa. A Frosinone l'ho levato perché non stava giocando benissimo il primo tempo, è tutto molto normale e la sua condizione è quella di un giocatore, una stella che entra corre come un matto si butta in profondità e fa spallate con tutti, fa un assist. Condizione migliore per un giocatore non esiste. Un giocatore gioca tutte le partite è logico che è contento di giocare magari una volta lo levi, una volta dopo sta in panchina ed entra e si comporta come si comporterebbe un ragazzino alla presenza. È il giocatore perfetto per qualsiasi allenatore. Non è sorprendente, il lavoro suo e che deve fare. Per me sorprendente è se uno entra e fa il fenomeno, non corre ha il muso. In questo spogliatoio non ne vedo tanti anzi non ne vedo nessuno, da giocatore era forse una delle cose che mi dava più fastidio. Puoi essere un po’ innervosito arrabbiato con l’allenatore. Anche adesso c'è qualcuno che è meno felice, io lo accetto è il mio ruolo però quando entri nel campo d’allenamento devi andare forte e in partita devi andare ancora più forte. Queste sono le regole, patti chiari e amicizia lunga ma non sono le mie regole sono quelle di qualsiasi allenatore e da questo punto di vista Romelu è un grande giocatore».

Attorno a lei ci sono dei lavori in corso, percepisce un’aria di smobilitazione?

«No, non la percepisco. La società è brava a darci la serenità che stiamo godendo. Siamo un’ala assestante di quello che succede sopra e sotto. Se vai nei Manchester City nella prima squadra non ti accorgi nemmeno se scoppia una bomba negli uffici. I grandi club riescono a mettere la prima squadra in una situazione ideale per concentrarsi sul lavoro ed è quello che sto facendo io. Non sono insensibile a quello che può succedere, ma io mi interfaccio con la mia società per quello che è il mio ruolo. E la mia società, Lina (Souloukou ndc) e Maurizio (Lombardo ndc), sono a 360 gradi in tutto e per tutto a mia disposizione. Se alzo il telefono posso chiamare Ryan e il presidente Dan idem, fuso orario permettendo, sono sempre a mia disposizione. Io non posso lamentarmi di nulla, so che ci sono dei cambiamenti come in tante società, come ce ne saranno in futuro visto che alcuni ruoli sono scoperti. Ma non posso fare altro che concentrarmi sul lavoro, perché grazie ai risultati si può stare in una situazione migliore anche emotiva. Per il resto, non è il mio compito, non è il campo, non ho voce in capitolo, concentrarmi sul calcio è la cosa migliore che posso fare. Detto ciò, a me sembra ci sia un’atmosfera positiva. Non credo stiano succedendo cose diverse da quelle che succedono in altri club». 

La fase di rodaggio di Smalling è completata?

«Sta finendo questa fase, ma magari è solo una premura esagerata mia. Se l’avessi messo a quattro forse avrebbe fatto meglio. Quando non giochi da tanto tempo il ginocchio sta bene, ma i muscoli non sono abituati a certi scatti, a certe scalate. In allenamento magari vai forte, in partita lo stress fisico, lo sprint da gara e il contatto con l’avversario è diverso. Gli ho messo due cani da guardia ai lati per limitargli il suo raggio d’azione. Tutto lo staff ha lavorato di equipe per rimetterlo in campo, io sono l’ultimo tassello. L’ho messo più comodo con questa scelta ma sta finendo. Anche a Frosinone l’ho fatto subentrare per dargli un po’ di antipasto di calcio. Dopo 9 mesi, sembra che non hai più giocato a pallone. Per lui un po’ di emozione, felicità e fatica ho cercato di proteggerlo. In futuro sarà un giocatore molto importante per noi a prescindere dallo schieramento».

Ha detto che Paredes doveva migliorare nella fase di non possesso, a che punto è?

«Paredes sta migliorando quelli che sono gli aspetti che gli chiedi di migliorare. Non perdiamo neanche tempo a parlare della gestione palla, anche se pure lì ci sono delle cose un po’ diverse rispetto a quello che era diventata la sua abitudine. Insomma, un po’ più dritto per dritto, un po’ più verticale, un po’ più veloce. E lui lo sta facendo, lo sta capendo, lo sta facendo diventare una cosa sua, perché calcisticamente è intelligentissimo e lo è anche senza palla. Però a volte era un pochino istintivo. Un centrocampista deve essere sempre riflessivo, un centrocampista forte recupera qualche palla in meno, ma permette ai suoi compagni intorno di recuperare palla. Io avevo tanti compagni che prendevano dei buoni voti in pagella perché facevano dieci scivolate a partita e magari recuperavano quattro palloni e io magari non le facevo. Ne facevo una e le altre nove volte temporeggiavo a tal punto che la palla la recuperava compagno mio. Un centrocampista deve fare le cose visibili, ma anche tante cose invisibili, proprio come il difensore secondo me. Quindi è bello quello grintoso che entra energico e ruba palla, com'ero io anche da giocatore. Ma un centrocampista che fa solo quello è pericoloso. Un centrocampista che esce sempre è pericoloso, uno che entra è pericoloso. Temporeggiare in questo sport è troppo importante, quindi lui lo sta capendo, lo sta facendo alla grande. E poi ha il calcio in testa, sa dove posizionarsi, sa il rimbalzo, ha queste da queste furbate nell’uno contro uno da argentino puro. Mi piace come sta interpretando il ruolo che gli chiedo. Naturalmente non sono cose diverse da quelle che chiedo agli altri, sono le sfumature che chiedo un po’ a tutti quanti nei vari ruoli. Ma ai centrocampisti centrali mi permetto di dargli qualche consiglio.

È un’opzione giocare con Mancini a destra?

«Tutti e cinque si sentono titolari. Sì, perché no, potrebbe. Lui ha il calcio in testa, capisce cosa fare in fase difensiva e come spingere. Mi ha riempito vedendolo giocare, sa fare tutto, sono contento di lui. Deve essere un discorso tattico, secondo me anche Angelino può giocare a destra con attitudini un po’ diverse. Quando hai un terzino che è più centrale che terzino, servirebbe avere davanti un giocatore che sia con i piedi sulla linea che sia bravo a fare l'ala pura. E lì ci sono Dybala e Baldanzi che sono più dei trequartisti, quindi uno che gli dà un po’ di sbocco sulla fascia magari è sempre meglio. Dall’altra parte che c’è Stephan si può pensare a un centrale prestato alla fascia sinistra.  Uno degli allenatori migliori al mondo che ha fatto le finali di Champions League con i centrali sulla fascia. Guardiola ha giocato tante partite con con dei centrali di ruolo che sono stati terzini, quindi perché no, è una soluzione che noi prendiamo in considerazione in base alla strategia di gara e non perché non ci sono. Noi abbiamo terzini bravi. Ce l'abbiamo in abbondanza».

Come comportarsi con il Monza che ha molta gamba?

«È una squadra difficile da affrontare in qualsiasi circostanza. Sanno giocare a calcio, sono meno aggressivi di Torino e Atalanta, ma vengono dallo stesso albero genealogico. Per quanto riguarda i cross è importante la marcatura in area e la gestione. Ad esempio, sul gol di Zapata dove la Roma ha difeso bene in area. Uno che salta così in alto, frusta la palla e segna, ci fa sembrare che abbiamo fatto male. Magari un supporto maggiore ad Angelino su Bellanova poteva aiutarci a metterci meglio. Poi i cross si subiscono nel calcio».

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