Osimhen è tornato, Napoli sogna la rimonta Champions

Il feeling con Calzona e Sinatti dietro il boom di Victor

Victor Osimhen
Victor Osimhen
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Venerdì 1 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 19:59
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La faccia della squadra che sogna la rimonta per la Champions è molto vissuta, contornata dalla famosa cicatrice sul viso e accesa da uno sguardo selvatico, da predatore. È la faccia di Victor Osimhen. Senza di lui, il Napoli sembrava non avere riferimenti là davanti, appena tornato ha segnato cinque gol in tre partite e in una settimana ha risolto un bel po' di problemi. La notte col Sassuolo conferma una cosa: il Napoli è Osimhen-dipendente. Non è una brutta parola, non è un'offesa: non è che non sappia vincere il Napoli (la media punti senza di lui è di 1,83) ma quando c'è il nigeriano suona ben altra sinfonia e la media punti sale a 2,13. Insomma, non diventa imbattibile, ma quasi. Una rinascita che non è casualmente legata al ritorno di Francesco Sinatti, il preparatore atletico: lo ha trovato in apnea per via dello stress da Coppa d'Africa e ha ritenuto di dover personalizzare le cure su di lui. In questi pochi giorni, non solo lo ha messo a lavorare di squadra ma anche sviluppato delle schede personalizzate: recupero fisico e lavoro di alta intensità con la palla, provando ad aumentare la capacità aerobica. È il miglior Osimhen dell'anno, c'è poco da fare. E chissà che rimpianti per Mazzarri che non ha trovato il sostegno del club la sera prima della gara con il Genoa. Con Osi in campo, quest'anno il cammino è stato leggermente migliore: 1,60 a 1,45 di media punti. Non è che fino ad adesso ha fatto la differenza. Anzi: con Garcia non ha mai brillato del tutto. Solo adesso sembra essere tornato il killer dell'area. Ma si sa: è il migliore di tutti, nella nostra serie A. Quando vuole. E quando non si mette sui social a litigare con il mondo. 

 

Una nuova disponibilità. Pesa, molto, anche il rapporto nato con Francesco Calzona due anni fa. Osimhen è un tipo assai riservato e chiuso: con Ciccio e Sinatti si è trovato a meraviglia. Calzona lo conosce. Conosce i suoi silenzi. Si limita a poche indicazioni. I gol di Osimhen sono arrivati in molti modi diversi: ci sono campioni che annusano il gol specialmente quando la squadra fatica, e diventano capaci del gesto risolutivo. Osi, in questa settimana, si è ritrovato: essenziale, concreto. E invece riecco l'uomo che sa, che fa, che cambia i destini. Osimhen è il centravanti di quando eravamo piccoli, una specie di eroe dell'area capace di segnare in tutti i modi, potente ma veloce, scattante e forzuto. Quando è in questa condizione, quando non si arrabbia col compagno (a proposito, Calzona ha imposto un codice comportamentale: guai a protestare in campo in maniera plateale), lui sa emozionare, divertire, rovesciare partite e destini. Giocare bene significa fare le cose che gli altri non sanno fare, e spalancare gli occhi alla gente. Come Osimhen e la sua tripletta. Quando è triste si vede ed è giusto che sia così: gli altri hanno il dovere di comprendere anche se non lo fa nessuno. Il volto di Victor Osimhen adesso è lo specchio del momento: sorridente, psicologicamente in cielo. Sembra rinato, con l'arrivo di Calzona. D'altronde, anche quella sua poca disponibilità a rischiare al ritorno da Lagos, è stata una risposta del suo stato d'animo. Adesso non è così: per Calzona è pronto a tutto, fin dal primo secondo che lo ha rivisto. E poi Victor ha capito che questi sono gli ultimi tre mesi qui a Napoli, il suo destino è altrove. Anche se De Laurentiis, da Londra, prova stavolta a negare che già tutto è fatto. Troppe le critiche quando svelò che «a fine anno andrà via». Stavolta, è più attento alle parole. Ma tanto cambia poco: con quell'ingaggio insostenibile da quasi 12 milioni di euro a stagione, il nigeriano è destinato all'addio. «Osimhen è un grandissimo giocatore, ma si sa: Napoli è un posto fantastico, ci sono alcuni giocatori che si sono innamorati e ci sono rimasti come Hamsik per 11 anni. O come altri per otto anni. E ce ne sono altri che sono attratti dal Real Madrid, dal Psg, dall'Arsenal, dal Manchester City, dal Chelsea. Quindi non puoi fermarli, soprattutto quando hanno una clausola rescissoria con cui possono essere acquistati». La clausola è stata definita dal Napoli con il suo agente: 120 milioni di euro.
Senza, non sarebbe arrivata la firma al rinnovo. E il Napoli avrebbe perso la possibilità di questo incasso monstre. Travolto dalla simpatia di chi lo ha ospitato al Business of Football Summit del Financial Times, il patron azzurro non si è sottratto: «È una cifra molto alta, la clausola. Vedremo se partirà, chissà. I soldi sono l'ultimo problema del Napoli», dice. Poi si crogiola: «Abbiamo sempre fatto ottimi acquisti in passato. Lo faremo anche in futuro». Poi svela un aspetto quasi inedito del suo legame con i calciatori. Che stupisce, meraviglia. E a dire il vero, suona un po' strano. «Ci sono anche problemi sentimentali. Quando vedi un giocatore andare via è come un figlio che se ne va. Sei felice anche se questo figlio ha un successo fantastico ovunque», ha concluso il patron del Napoli. 

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