Napoli-Frosinone 2-2, tempesta azzurra allo stadio Maradona

I calciatori scortati dagli steward all'uscita dal campo

La delusione del Cholito Simeone dopo l'ultima occasione specata
La delusione del Cholito Simeone dopo l'ultima occasione specata
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 15 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16 Aprile, 07:24
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Una sindrome da autodistruzione, proprio al cospetto dell'uomo, Luciano Spalletti, che aveva creato la squadra perfetta. «Lo può allenare chiunque questo Napoli», si era illuso 10 mesi fa De Laurentiis. Sì, certo, lo abbiamo visto. Eccolo il risultato: la squadra è la stessa, con Ostigard al posto di Kim e c'è un avversario, il Frosinone, che si prende gioco di lei, strappa in mille pezzi l'illusione del quinto posto e del ritorno in Champions. E tutto questo nel suo Maradona, davanti a 50mila persone che non hanno preferito le spiagge a questa fitta al cuore. E con sette acquisti, da giugno in poi, tutti altrove. Compreso Natan, l'erede del coreano. «Sappiamo bene quello che stiamo facendo», disse il patron in estate quando arrivo il ragazzino dal Brasile. Quindici gol presi nelle ultime 11 gare, la papera di Meret e il vuoto di Rrhamani e Ostigard come simbolo dell'annata nera. Nel 2024, solo con la Lazio, il portiere ha finito una partita senza prendere gol. Per il resto, la difesa è un disastro. Con un portiere, in questa era moderna, che deve pensare con i piedi, specialmente nelle squadre di Calzona, dove il titolare del ruolo è sollecitato al punto da diventare il libero aggiunto. Niente, il numero uno friulano si è fatto sorprendere. Anche se ha persino salvato dal tracollo su Seck. E senza dimenticare gli errori clamorosi davanti al portiere di Osimhen, più spesso alle prese con le questioni legate al suo futuro in questa stagione che segnerà il suo addio. Ne esce fuori un altro pomeriggio di scontento per il popolo azzurro, del suo cuore ferito. Pomeriggio di paroloni e parolacce. «A lavorare andate a lavorare». Loro, i calciatori, ci provano ad andare sotto le curve, ma stavolta non si avvicinano più di tanto. E anche gli steward in tribuna Posillipo, forse preoccupati, fanno da scudo all'uscita dei campioni d'Italia. La grande paura del mattino quando la squadra riunita a colazione, ha tremato per le scosse di bradisismo, nel ritiro sulla Solfatara, sembra poca roba rispetto ai brividi per quello che è successo. È un cupio dissolvi, non c'è nulla da fare: non c'è neppure tempo per psichiatri. È un'altra figuraccia memorabile: una squadra che scende in campo solo col corpo e non con la testa, e quel corpo lo usa per ciondolare sul prato, senza offrire nulla. Impossibile che si tratti di una semplice crisi di motivazioni o di preparazione atletica. 

La caduta libera 

I due gol di Cheddira, core ngrato, esploso nel Bari e destinato a tornare a Napoli, contro una difesa inesistente, l'incapacità degli azzurri di muovere il pallone a una velocità decente, tutti i protagonisti che sembrano i fratelli sfortunati degli stessi giocatori campioni d'Italia. La verità è che in tutto questo disastro, l'unico che potrebbe portare regole chiare e risultati è Antonio Conte, che rivoluzionerebbe Castel Volturno e il Napoli.

Così più di qualcuno, nel club, teme per il proprio futuro: con Conte sparirebbe all'istante. Ma ci vogliono 8 milioni l'anno. Bisogna costruire il futuro e ci sono anche Pioli e Italiano alla finestra. Perché Calzona, con questo 2-2, vede precipitare i suoi sogni (legittimi) di restare su questa panchina: tradito da una squadra a cui ha dato cuore e anima. C'è Politano a godersi il gol con il tiraggiro al cospetto del ct Spalletti che pare l'unico a non apprezzare le sue qualità: è rimasto fuori dalle convocazioni di marzo, ma Lucianone fa capire che in Germania ci sarà. Peraltro, nessun italiano ha i suoi numeri: 8 gol fatti e cinque assist in serie A. È uscito per infortunio ed è in dubbio per Empoli. 

 

Le spiegazioni 

Giovanni Di Lorenzo, al solito, prova a dare delle spiegazioni per una situazione inspiegabile. O meglio, dove non c'è più bisogno di dire nulla, tanto è tutto chiaro. Manna, il ds in pectore (ma la Juventus non lo libererà prima di giugno per consentirgli di lavorare alla luce del sole), deve ricostruirlo il Napoli, non bastano pochi ritocchi. Con o senza Di Lorenzo, una delle incognite. Ma il capitano c'è. Ancora una volta. «Non riusciamo a chiudere le partite che possiamo portare a casa. Sento le responsabilità. L'anno scorso ero il capitano della squadra più bella d'Europa. E quest'anno sono il capitano di un Napoli che non sta facendo bene. Purtroppo quest'anno non abbiamo mai dato la sensazione di essere una squadra solida. Subiamo troppo, siamo vulnerabili e l'avversario lo percepisce. Più stiamo nella nostra metà campo, più facciamo fatica. Questa squadra merita di giocare ogni anno la Champions e sarebbe un peccato non giocarla il prossimo anno. Dopo una vittoria come quella dell'anno scorso, mi aspettavo un po' di difficoltà, non così tante. Ora dobbiamo cercare di terminare nel miglior modo possibile la stagione. La squadra darà tutto e ne sono convinto». 

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