Afragola, rapina nelle tabaccherie con mazze e pistole: arrestati sei banditi

Sono sospettati di aver commesso tre rapine in altrettante tabaccherie

Un frame della violenta banda in azione ad Afragola
Feroci, spietati, assetati di soldi. Capaci di organizzare e mettere a segno rapine contrassegnate da violenze indicibili sulle vittime. Un branco di sei rapinatori, vomitato dal...

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Feroci, spietati, assetati di soldi. Capaci di organizzare e mettere a segno rapine contrassegnate da violenze indicibili sulle vittime. Un branco di sei rapinatori, vomitato dal ventre molle di quell’inferno che è il rione Salicelle di Afragola. È l’impietosa radiografia della banda di malviventi, che lo scorso settembre mise a ferro e fuoco Afragola, con tre rapine in altrettante tabaccherie per un bottino di circa 50mila euro, e due tentate rapine ai danni di una farmacia e un supermercato, fallite per solo la presenza dei carabinieri.



Completato questo sacco, i sei malviventi, sommersi dai debiti contratti con gli affiliati al clan Bizzarro–Barbato, avevano deciso di scappare in Emilia Romagna. Un piano di fuga fallito, bloccato da un decreto di fermo di polizia giudiziaria, disposto dal sostituto Valeria Vinci della Procura di Napoli Nord ed eseguito dai carabinieri. Le manette sono scattate per Gioacchino Cornacchia 20 anni, Gioacchino D’Angelo, 35 anni, Davide Cositore, 22 anni, ritenuti gli ideatori delle rapine, e i complici Aniello Piscopo, 21 anni, Ferdinando Caccavale, 21 anni, Francesco Capasso, 34 anni, tutti residenti tra le palazzine Iacp del rione Salicelle e piazza Santa Maria ad Afragola. I sei arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzato alle rapine.

I fermati sono sospettati di aver commesso tre rapine in altrettante tabaccherie di corso Vittorio Emanuele (7 settembre), corso De Gasperi (15 settembre) e via Giovanni Amendola (28 settembre). E proprio quest’ultima rapina, le cui fasi riprese dalle telecamere di sorveglianza del negozio fecero il giro del web per l’estrema violenza dei malviventi, è stata fatale ai malviventi. Poche ore dopo il colpo, i militari della caserma di Afragola, diretta dal luogotenente Raimondo Semprevivo, oltre a ritrovare l’auto utilizzata dai malviventi, una Fiat Tipo rubata poche ore prima a Casalnuovo, sequestrarono un borsone nascosto nello scantinato di uno degli isolati del Rione Salicelle. Nel borsone c’erano un fucile a canne mozze, una pistola modificata, ma anche felpe, berretti e scarpe griffate indossati dai rapinatori nel corso dei raid.

Il sequestro segnò il punto di svolta delle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal capitano Valentina Bianchin, che grazie a una serie di intercettazioni telefoniche e a quelle captate grazie all’uso di un trojan, raccolsero una monumentale serie di prove, molto circostanziate, che hanno inchiodato i sei fermati alle loro responsabilità. Prove ritenute schiaccianti, prove che, è la convinzione degli inquirenti, supereranno lo scoglio dell’udienza di convalida che dovrà tenersi entro le 48 ore dal fermo. Per avere un’idea del loro stile di vita, in una intercettazione uno dei fermati rivolgendosi a un complice gli dice: «Fratè! Mangiati i soldi, spendili, fanne quello che vuoi, ma metti da parte qualcosa per il carcere». L’altro risponde secco: «Io in carcere non ci vado, ma se capita, me lo faccio e zitto. Quanto saranno? Cinque anni? E che cosa sono».

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Il Mattino