Movida Napoli, accoltellato a 15 anni: «Il nostro sangue lo aiuterà»

Movida Napoli, accoltellato a 15 anni: «Il nostro sangue lo aiuterà»
«Grazie». In una sola parola sono racchiuse le emozioni, la speranza e la gratitudine dei genitori del 15enne napoletano ferito gravemente domenica notte nel centro...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Grazie». In una sola parola sono racchiuse le emozioni, la speranza e la gratitudine dei genitori del 15enne napoletano ferito gravemente domenica notte nel centro storico. Giuseppe e Luisa hanno trascorso, ieri, il quinto giorno accanto al figlio, ancora ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dell'ospedale del Mare e il loro «grazie» va a chi, si è recato nel presidio di Ponticelli per donare il sangue. Dopo l'appello della mamma del minore «salvato grazie alla somministrazione di numerose trasfusioni», ieri mattina si sono presentati i primi volontari al centro trasfusionale dell'ospedale del Mare. L'adesione alla richiesta di aiuto dei familiari del ragazzo che hanno acceso i riflettori su tutti i ricoverati bisognosi di sacche di sangue, non ha registrato grandi numeri. 

Eppure, chi c'è stato, ha sicuramente dato il buon esempio come ha sottolineato Emma Vigorito, la dottoressa che ieri ha seguito i donatori nell'Unità di Medicina Trasfusionale diretta dal primario Cosimo Nocera. «Il figlio di Giuseppe e Luisa, è il figlio di tutti e l'unico vero supporto che possiamo dargli, è donare il sangue» ha spiegato Immacolata Di Tonno, mamma di tre bimbe, convinta che la scarsa affluenza dei volontari, sia da attribuire al fatto che «l'importanza della donazione spesso viene compresa per motivi personali e familiari perché solo quando le cose ci toccano da vicino, ne capiamo la necessità». La 41enne napoletana, già donatrice di sangue in passato, è stata tra i primi a recarsi ieri all'ospedale del Mare, chiedendo espressamente di farlo per il 15enne C, amico della figlia quasi 14enne che «dal giorno dell'aggressione, non riesce a dormire la notte». Tra i volontari, c'è stato anche chi, da donatore abituale, si è recato al presidio con l'appuntamento stabilito mesi prima, scoprendo di avere un motivo in più per farlo. «Dono il sangue da 20 anni e non ho mai smesso, neanche durante il Covid» ha raccontato Giovanni Battimiello, 54enne di professione militare, consapevole che «tutti possono trovarsi nella necessità di averne bisogno, si tratta di un gesto etico e per questo cerco di sensibilizzare amici e familiari».

«La media di persone che quotidianamente si recano al centro trasfusionale dell'ospedale del Mare, è di sei donatori ma gli spazi e le attrezzature sono strutturati per accoglierne molti di più» ha spiegato Emma Vigorito che, da anni, si occupa di donazioni con l'obiettivo di «educare, informare e sensibilizzare gli adulti e, in particolare, i giovani visto che si può donare a partire dai 18 anni». È esattamente quello che ha fatto Nicola Palmentieri, il più giovane tra i quattro donatori, registrati ieri al presidio di Ponticelli. «Ho saputo di C. da mio cugino che è un suo amico e sono subito venuto a fare la mia prima donazione di sangue ma non sarà l'ultima» ha spiegato Nicola, 20enne napoletano, che rivolgendosi ai suoi coetanei, ha rilanciato l'appello di Giuseppe e Luisa. «Invece di perdere tanto tempo sui social, dobbiamo riflettere sul fatto che una sacca di sangue può salvare una vita» ha concluso lo studente di Economia e Finanza. Le aspettative per i prossimi giorni sono quella di incrementare il numero dei donatori seguiti da un'equipe numerosa composta, tra gli altri, dalla specialista Giusi Vaccaro, dal coordinatore tecnico Paolo Guida e dall'operatrice socio sanitaria Federica D'Angelo che, coordinati da Emma Vigorito, ieri, hanno seguito i volontari nelle tre fasi della donazione. 

«Iniziamo con l'accettazione e un dialogo col donatore, successivamente eseguiamo il prelievo e offriamo una merenda» ha spiegato Vigorito, sottolineando che «la donazione comporta anche le analisi del sangue con controlli approfonditi dell'emocromo». Sulla bassa affluenza dei donatori si è espresso il consigliere regionale Francesco Borrelli: «Donare il sangue è come offrire 100 caffè sospesi» ha detto il consigliere, donatore abituale che ha ricordato come «la Campania sia l'ultima regione d'Italia per la donazione del sangue e degli organi. Gran parte dei napoletani scopre il problema del sangue solo se lo tocca personalmente, ma dovremmo essere generosi sempre», ha concluso. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino