Oltre una settimana vissuta in veste di defunta. Non è un film, ma un fatto vero che le ha impedito di attivare la procedura per ottenere i trattamenti pensionistici. Per fortuna, poi, all’ Inps è stato chiarito tutto, risolvendo il caso in pochi minuti e senza ulteriori intoppi. È questa, la vicenda dell’ennesimo scherzo della burocrazia, accaduto ad una signora di Nereto (Teramo), 60 anni, due figlie, rimasta vedova.
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«Circa 15 giorni fa - racconta - mi sono recata negli uffici del Patronato locale, per cercare di sistemare in anticipo alcune pratiche amministrative inerenti il Tfr e la reversibilità della pensione di mio marito. Sembrava non dovesse esserci nessun problema fino a quando, dopo aver inserito i miei dati personali e il mio codice fiscale, non è apparso che per l’ Inps risultavo deceduta, il 15 aprile del 1995». Addirittura da ben 26 anni, e nessuno che abbia mai scoperto l’incongruenza, pur avendo tutti gli altri documenti in regola e da esibire, dalla carta d’identità, alla patente, alla tessera sanitaria.
Tra lo stupore e lo sconcerto, non sono mancate anche alcune battute ironiche per l’assurda situazione. «All’inizio - dice la sessantenne - abbiamo pensato che l’errore fosse nel codice fiscale sbagliato, ma anche in successive verifiche non c’è stato nulla da fare: per l’ Inps ero morta nel 1995.
Per la donna, la scoperta di essere stata annoverata, per oltre un quarto di secolo, tra i deceduti ha provocato momenti di apprensione ed amarezza. «Mi sono sentita - prosegue - un po’ beffata dalla sorte». Poi la scorsa settimana è partita da Nereto per recarsi all’appuntamento negli uffici dell’ Inps, a Teramo. «Non mi hanno saputo dare spiegazioni, in merito alla registrazione errata, ma appena ho consegnato il certificato di esistenza in vita tutto è tornato alla realtà, in circa 10 minuti». All’ Inps di Pescara spiegano che purtroppo situazioni del genere «posso accadere, a volte anche per aver digitato male un codice fiscale o dalle immissioni di dati da parte di enti preposto o familiari».